Capitolo 27: Guardare al passato

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Carlo Imperatore abita in una villetta situata all'incirca a metà del Lungomare del Vento, dove la passeggiata con vista panoramica si prepara a sfociare nel centro di Baia Azzurra.
Non è stato difficile trovare in rete il suo indirizzo. Possiede ancora un numero fisso ed è sull'elenco. Mentre io e Spartaco attendiamo che ci venga ad aprire, sento una tensione forte crescere dentro di me.
Non ho idea di che cosa mi attenda, una volta varcata la soglia.
Nello stesso istante in cui Spartaco si appresta a suonare una seconda volta, la porta si apre.
Di fronte a noi compare un uomo alto e molto magro. Dalle poche notizie che ho trovato in rete, ho letto che Imperatore ha settantacinque anni. È l'età che dimostra. I capelli sono corti e radi, bianchissimi. Gli occhi di un azzurro trasparente, e le rughe che li circondano, marcate, raccontano storie.
Nel momento in cui ci offre un sorriso, però, sembra ringiovanire di dieci anni. La sua espressione è serena, posata.
<<Buondì>> dice, guardando prima il mio accompagnatore e poi me, <<Lei dev'essere il signor...>>
<<Spartaco Da Vinci.>>
<<Un cognome importante, vedo. Come il nome, d'altronde. Carlo Imperatore. Lieto di conoscerla.>>
I due si stringono la mano, poi Imperatore si rivolge a me.
<<E tu sei la ragazza di cui il signor Spartaco mi parlava, giusto?>>
<<Sì. Mi chiamo Verdiana.>> Lui annuisce e stringe anche la mia mano.
<<Mi scuso se vi ho fatto attendere. Ero nell'orto. Prego, accomodatevi.>>
Si sposta lasciandoci entrare.
<<Se preferite, possiamo andare a parlare fuori. Ho un piccolo giardino. E la vista è piacevole.>>
<<Ma certo. Fuori andrà benone>> risponde Spartaco.
L'ex commissario ci supera e ci fa strada fino all'esterno. Sbuchiamo su una veranda rialzata. Davanti a noi c'è il giardino e poco oltre l'orto.
In fondo, un grande cancello oltre il quale possiamo vedere, in lontananza, la linea piatta del mare.
Carlo Imperatore indica con un cenno del capo un tavolino in legno a pochi passi da noi. Intorno ci sono tre sedie pronte e sopra, al centro, una grossa caraffa che sembra contenere limonata. Accanto, dei bicchieri. 
<<Prego, accomodatevi. Ho preparato della limonata, mentre vi aspettavo.>>
<Oh, non doveva. Ma accettiamo volentieri>> dice Spartaco sedendosi.
Io faccio lo stesso e Imperatore prende posto davanti a noi.
Ci riempie i bicchieri fino all'orlo. La limonata è squisita.
Restiamo in silenzio per un istante, avvolti dal profumo dell'erba tagliata da poco.
<<Allora>> dice il padrone di casa, posando il bicchiere vuoto per metà e spostando lo sguardo prima verso Spartaco e poi verso di me, <<veniamo al dunque. Spartaco, lei mi ha anticipato che la vostra visita riguarda uno dei casi cui ho lavorato quando ero ancora in servizio. Lara Beltrami.>>
Trattengo il respiro quando sento pronunciare per la prima volta il nome di mia madre.
<<Sì. Si tratta della mamma della mia amica.>>
Imperatore mi osserva con serietà, soffermandosi sui miei occhi più di quanto vorrei.
<<Mi dispiace molto per la tua perdita, Verdiana. Anche se è trascorso tanto tempo.>>
<<La ringrazio.>>
Lui annuisce con il capo, senza smettere di guardarmi.
<<Che cosa vorreste sapere, sul caso?>>
Esito. Ripenso ai pezzi del puzzle. Ai frammenti che ho messo insieme durante gli ultimi giorni: il modo in cui mia madre è stata uccisa, accoltellata nella vasca da bagno. La sua fede nuziale scomparsa. Le scarpe da danza che indossava prima di morire. Tutti collegamenti che riconducono alle mie più recenti visioni sull'uomo vestito di nero e su Nadia. E per concludere, l'omicidio della prostituta cinese. Il suo dito mozzato. Forse, l'anello che indossava. Ammesso che ne portasse uno. Non intendo parlare a Imperatore del "dono", altrimenti correrei il rischio di perdere credibilità. Sarebbe troppo lunga da spiegare, comunque. Ma intendo recuperare ogni informazione possibile sull'omicidio di mia madre.
<<Vorrei sapere tutto, se per lei non è un problema. Tutto ciò che ricorda sul caso. Partendo dal principio.>>
Imperatore mi guarda e adesso i suoi occhi non trasmettono soltanto serietà, ma anche preoccupazione.
O qualcos'altro. Di peggiore.
Poi si rivolge a Spartaco.
<<Bene, allora prima vorrei essere io a porvi qualche domanda, se non vi dispiace.>>
<<Si accomodi>> risponde Spartaco, cordiale.
<<Lei è... un suo parente... o... che altro?>>
C'è un momento di silenzio, e me lo aspettavo. Sapevo che ci avrebbe fatto delle domande, quando ho deciso di rivolgermi a lui.
<<Sarò sincero con lei, Carlo. Non sono un parente di Verdiana. La conosco da poco. Ho lavorato in Polizia per quasi vent'anni. A Firenze, poi a Roma, poi a Milano. Ho scalato la piramide fino a diventare Ispettore capo. Dopodiché, ho avuto qualche... problemino, diciamo. E mi sono messo in proprio.>>>>
Imperatore solleva le sopracciglia e scorgo l'interesse e la curiosità sul suo volto.
<<Investigatore privato?>>
<<Sì. Ma a modo mio. Con i miei tempi. Non accetto molti casi.>>
<<Immagino che abbia le sue ragioni. E come vi siete conosciuti? Ti sei rivolta a lui per quanto riguarda il caso di tua madre, Verdiana?>>
Me lo domanda in maniera gentile, mettendomi a mio agio, e non è semplice.
<<In un certo senso. Gli ho chiesto di darmi una mano a scoprire ciò che le accadde. Voglio dire... ho letto gli articoli riportate dai giornali dell'epoca, ho parlato con mio padre... ma non voglio fargli del male scavando in questa storia. Ha già sofferto abbastanza. Però...>>
Mi fermo, guardo verso il giardino e fino all'orto. Mi trasmette un senso di tranquillità. L'erba verde accarezzata dalla brezza leggera. Il profumo del prato. E il mare piatto all'orizzonte, che riflette il sole pieno del pomeriggio.
<<Però ho diciannove anni, e non c'è stato neanche un giorno durante il quale non mi sia posta domande su mia madre. Sui motivi dietro la sua morte.>>
Sento la voce tremare. Sto dicendo la verità. Al di là del "dono"; del libro nel cassetto del mio comodino; delle visioni; dei collegamenti con Nadia e la ragazza cinese... questa è la radice di tutto.
Ripenso alle parole di Spartaco, quando eravamo nel pub, alla pineta di Levante.
"A un certo punto, però, arriva il momento di fare i conti con le faccende irrisolte. La verità, quale che sia, ci dà una mano a far pace con noi stessi."
Aveva detto proprio così. Ed è vero. 
<<Sono venuta da lei perché ho bisogno di fare i conti con le mie faccende irrisolte, signor Carlo. E non saprei a chi altri rivolgermi.>>
Spartaco mi guarda e scorgo l'accenno di un sorriso sul suo volto.
Carlo Imperatore rimane in silenzio per un lungo momento. Un tempo che mi sembra eterno.
Prende il bicchiere che aveva posato, finisce la limonata. Appoggia i gomiti sulla tavola. Guarda verso il mare, poi annuisce.
Osservo i suoi occhi, luminosi, cristallini. E mi sembrano perduti in un tempo lontano, adesso. Fissi verso un punto sospeso da qualche parte nella memoria. E sono inquieti. Non trovo serenità nella luce che li accende. Non più, almeno.
Quando parla, le sue parole sono come macigni.
<<Ti farà male. Ne fa ancora a me. Ogni giorno.>>
<<Allora ricorda...?>>
<<Tutto. Non potrei mai dimenticare Lara Beltrami.>>
Spartaco allunga un braccio verso di me e mi stringe la mano nella sua.
<<Sei sicura di volerlo sapere? Di voler sapere tutto?>>
Il cuore prende a battere più in fretta.
So che i ricordi stanno bussando con forza alle porte della mia memoria, ma devo fare il possibile per tenerli a distanza. Per rimanere lucida.
<<Sì>> rispondo, togliendo la mano da quella di Spartaco.
È una faccenda che devo affrontare da sola.
<<Sono sicura.>>

Verdiana leggeva il futuroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora