Capitolo 7: Il libro di Verdiana

43 7 4
                                    

L'odore delle vecchie pagine è la prima cosa che mi assale. Lo respiro a fondo, lasciando che ancora una volta si insinui in me.
Riporta a galla memorie d'infanzia.
Vorrei soffermarmi su questo momento. Dedicargli più tempo, ma non resisto.
Sento ancora l'adrenalina che si è messa in moto nel corpo dopo l'avvertimento.
Come se fossi in trance, mi lascio guidare dalle dita della mano. "Le avventure di Rock il topino magico" si susseguono sotti i miei occhi, nel fruscio che mi riporta ai ricordi di quando ero bambina.
Scorgo pagine piene di parole che si alternano ad altre riempite da figure colorate, rassicuranti.
Mi concentro, perché so che sta per accadere.
Tra poco la mia mano si fermerà. Sentirò la punta delle dita bruciare fino a farmi male.
Non faccio in tempo a concludere il pensiero che la mia previsione diventa realtà.
Un ardore improvviso si concentra sulla punta delle dita a contatto con la carta. Stringo i denti, so che non durerà a lungo. Abbasso gli occhi e sembra che l'indice vada per conto proprio, fuori dalla mia volontà.
È fisso ad indicare un punto in alto a sinistra. La prima riga di una frase che non vorrei mai dover leggere.
Ma mi faccio forza.
Un bagliore accecante sale dalla pagina fino ai miei occhi, seguito dallo stridore di un fischio. Ricorda quello di un treno che si sta fermando.
È così che succede, ogni volta.
Il bruciore cessa, e la luce che fino a pochi istanti prima mi impediva di vedere si dirada fino a dissolversi del tutto.
Sulla pagina bianca le parole che mi attendono risaltano adesso nitide. Il loro colore, o meglio il colore che hanno ai miei occhi, non è fisso. Oscilla di continuo tra sfumature verde smeraldo e azzurre.
Il messaggio non durerà a lungo. E per quanto ne so, soltanto io posso vederlo. Qualche anno fa papà mi è stato accanto mentre leggevo. E lui non vedeva nulla. La pagina, ai suoi occhi, era bianca.
Dopo che l'ho letto, il messaggio svanisce e non torna più.
Dal momento dell'avvertimento, posso leggerlo una volta sola. Sento la tensione salire.
Sto per scoprire il modo in cui mio padre mi lascerà. Sto per leggere come accadrà.
È l'ultima cosa che vorrei fare, ma gli occhi si spostano sulla prima parola, interrompendo il flusso dei pensieri.

Il messaggio è breve. Il più corto che abbia mai ricevuto.

L'uomo vestito di nero indossa anfibi chiodati
L'uomo vestito di nero colleziona anelli dorati
Lui è vicino

Confusa, lo rileggo. Non appena arrivo alla fine, l'esplosione di luce torna ad accecarmi. Il fischio mi riempie di nuovo le orecchie. Attendo che il momento passi. 
Quando poso gli occhi sulla pagina, al posto delle parole c'è un disegno di Rock il topino. È seduto su una grossa moto, e sembra guardare il cielo, con un pezzo di formaggio a buchi stretto in una zampa.
Chiudo il libro, lo ripongo nel cassetto e apro le note del cellulare. Scrivo la frase che ho letto, per non dimenticarla.

L'uomo vestito di nero indossa anfibi chiodati
L'uomo vestito di nero colleziona anelli dorati
Ed è vicino

La ripeto ad alta voce. Le parole mi spaventano, ma il sollievo che provo è troppo forte per far sì che mi riesca a concentrare sul loro significato.
Il messaggio non riguardava mio padre.
L'avvertimento non era rivolto a lui.
Sento una lacrima uscire, seguita da un'altra, e da un'altra ancora.
Mi lascio scivolare sul letto, la testa sprofondata nel cuscino, e finalmente il nodo in gola si scioglie e riesco a piangere. Cerco di farlo in silenzio. Non voglio che papà torni in camera e aggiunga altri pensieri alla preoccupazione che già gli ho causato durante la cena.
Con il viso rigato dalle lacrime guardo la foto di mia madre sul comodino. La ringrazio sottovoce, perché credo che in qualche modo lei stia vegliando su di me.
Quando il pianto si esaurisce, mi asciugo gli occhi con il dorso della mano. Mi rialzo, prendo il telefono, vedo una notifica su WhatsApp.
È Rebecca, la mia migliore amica.
"Domani sera pizza e cinema con Felix. Non ti scordare!"
Sorrido. Non li vedo da qualche giorno, e credo proprio che un po' di svago mi farà bene.
"Ok" rispondo.
Esco dall'app, poso il telefono sul comodino, ma lo riprendo subito in mano.
Vado sulle note e rileggo il messaggio che ho scritto.

L'uomo vestito di nero indossa anfibi chiodati
L'uomo vestito di nero colleziona anelli dorati
Ed è vicino

Tre frasi che aprono nuovi interrogativi.
Per la prima volta, il libro non mi ha fatto leggere come avverrà la morte di qualcuno.
Ma che cosa significano queste parole?
Perché le ho ricevute dopo l'avvertimento?
Le ripeto a bassa voce.
Anfibi chiodati.
Ma certo. La visione.
Il rumore di passi nel corridoio.
Ero talmente sollevata per il fatto che non fosse un messaggio collegato a mio padre, che mi stavo dimenticando.
I passi nel corridoio... il rumore che ho sentito...
Il rumore che non riuscivo a decifrare...
Ma sì. Gli anelli. Gli stivali chiodati e gli anelli.
L'assassino tiene la mano in tasca e gioca con gli anelli, facendoli scontrare tra loro. Cammina con stivali chiodati, che fanno un rumore particolare.
Ecco che cosa ho sentito. La combinazione di questi due suoni.
Mi alzo, raggiungo la finestra e guardo fuori.
La pioggia non smette di cadere. Il mare è una distesa oscura all'orizzonte.

Il rumore degli anelli.
Il rumore degli stivali.

C'è qualcosa che ancora mi tormenta.
Qualcosa che spinge per poter uscire in superficie dai meandri del mio inconscio.
Non so di che cosa si tratti, ma fa paura.

Verdiana leggeva il futuroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora