Capitolo 10: Lui è stato qui

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Il luogo di ritrovo con Felix è la biblioteca di Baia Azzurra.
L'edificio sorge a ridosso di un vasto parco.
Davanti all'ingresso, un viale circondato da pini, abeti e salici conduce a un sentiero in salita. Percorrendolo, in pochi minuti si raggiunge un enorme prato il cui lato nord è occupato da una lunga veranda che ospita una serie di vecchi tavoli in marmo.
È un luogo di ritrovo per studenti che a partire dalla primavera e per tutta l'estate si danno appuntamento per preparare esami, giocare a carte, fumare –non solo sigarette.
Al di là della veranda coperta, l'altro lato della collinetta conduce verso il basso e si affaccia sul mare e sull'insenatura che dà il nome alla cittadina.

Felix ci aspetta seduto a uno dei tavoli in marmo. Capelli a fungo, neri e folti; un paio di grossi occhiali dalla montatura spessa calati sul naso; tanto magro da essersi guadagnato molto in fretta il soprannome di "Scheletro", è assorto nella lettura di un romanzo.
È un lettore vorace nonché il miglior cliente di mio padre.
È anche un collezionista compulsivo. Se un autore entra a far parte della cerchia dei preferiti, è facile che nella sua stanza si trovino copie in polacco di qualche storia. O in tedesco. In ogni caso, lingue che nessuno di noi conosce.
Non si accorge del nostro arrivo.
Rebecca gli sfila il libro da davanti al naso e guarda la copertina.
<<Il grande Gatsby>> eh?
Lui alza gli occhi, sgranandoli. L'espressione a metà tra il sorpreso e l'irritato.
Felix è un po' permaloso. Ma è il migliore amico che si possa desiderare di avere. Altruista, sensibile, divertente, esperto di cinema. E di gialli.
<<Ben arrivate. Adesso ti dispiacerebbe ridarmelo, Reby?>>
Rebecca alza gli occhi al cielo e scuote la testa.
<<Ho visto il film. Niente male.>>
<<Quello con Di Caprio? O con Redford?>>
Lei storce il naso.
<<Red chi?>>
Felix scuote la testa sconsolato.
<<Lascia perdere.>>
Si alza. Lei gli rende il romanzo e finalmente ci salutiamo con un bacio sulla guancia.
Siamo diventati amici durante il primo anno di liceo. Gli esami di maturità sono terminati sia per me che per Felix, mentre Reby deve ancora sostenere gli orali. Ci siamo offerti di aiutarla con la tesina, e di interrogarla a turno, ma non ne ha voluto sapere. Ostinata fino all'ultimo minuto dell'ultimo anno. Io e Felix siamo usciti con ottimi voti, e non appena abbiamo messo piede fuori dal liceo Cottini, dopo essere passati uno quasi insieme alla prova orale, ci siamo guardati in silenzio. Non ce lo siamo detto, ma so che abbiamo condiviso lo stesso pensiero. È finita un'epoca.
Tra una settimana avrà finito anche Rebecca e potremo trascorrere più tempo insieme prima di...
<<Andiamo. Il film inizia tra poco>> dice Felix. <<Siete in ritardo.>>
<<Già. Sono venuta con mio zio Spartaco. E lui non è mai stato puntuale per nulla, nella vita. Non speravo che avrebbe iniziato oggi.>>
<<Spartaco? Si chiama davvero così?>> chiede Felix, inarcando le sopracciglia.
Rebecca annuisce. <<Sai, dovresti conoscerlo. Potrebbe...>>
Esita per qualche istante, poi abbassa la voce, come se avesse paura a farsi sentire. I tavoli accanto al nostro sono occupati da ragazzi che ridono e fumano e bevono birra, ma nessuno sembra interessato a noi.
<<Potrebbe piacerti.>>
<<E perché?>>
Lei si stringe nelle spalle.
<<Beh, perché sei fissato con quella roba. Crimini, omicidi, gialli. Mio zio... è una specie di investigatore privato.>>
Gli occhi di Felix si spalancano.
<<Oh, cazzo!>>
<<Già. Proprio ciò che ho pensato anch'io quando mi ha spiegato che sarebbe rimasto per un po' in Versilia. Insieme a me e mio padre, per l'esattezza. A casa nostra>>
Scuote la testa, infila le mani nelle tasche degli shorts e ci fa cenno di andare.
Così ci apprestiamo a lasciare il parco per dirigerci verso il cinema "Ariel".
<<Ma perché sarebbe una specie di investigatore?>> domanda Felix, curioso.
<<Beh, perché lui dice che lavora solo quando ne ha voglia. È un vero mistero e...>>
Rebecca si interrompe nel momento in cui cado a terra. Mi piego sulle ginocchia e mi porto le mani alle tempie. Il fischio che mi attraversa le orecchie è talmente forte da farmi male. Da bruciare. Inizio a tremare e non riesco a riaprire gli occhi.
D'un tratto è buio ovunque, e non sono più insieme ai miei amici.
Sono nel parco, da sola, ed è notte.
Ma no.
Non sono da sola.
Lui è qui.
Lui...
È stato qui.
Da poco.
Mentre sento le tempie ardere, lo vedo.
Riesco a scorgere la sua figura. Gli abiti scuri. i capelli lunghi, mossi. Il fisco snello, atletico.
Gli stivali...
È sdraiato nel parco. E ride. È notte. È solo, e ride.
Ride sotto la pioggia.
Tiene una mano nella tasca dei pantaloni e gioca con gli anelli.
Sento il rumore metallico che fanno. E c'è un dettaglio nuovo.
Sono sporchi. Sporchi di...
Rosso.

È stato qui.

<<Lui... è stato qui...>>
Il buio dissolve poco alla volta.
Quando riapro gli occhi, la luce mi fa male.
Sono sdraiata a terra, la testa sulle ginocchia di Rebecca.
Felix è davanti a me, in ginocchio, e mi stringe la mano.
<<Verdiana? Mi senti?>> chiede Rebecca. Colgo la paura nella sua voce.
<<Come stai? Chi... è stato qui?>>

Verdiana leggeva il futuroWhere stories live. Discover now