Capitolo 43: Lara e Teodoro

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<<Mi piace, sai?>>
<<Che cosa?>> le domanda, incerto.
<<<<Teodoro. È... un bel nome.>>
Rimane immobile a guardarla. È seduta da sola sul muretto.
La luce del tardo mattino le Illumina il viso, mettendone in risalto i tratti delicati, che sembrano disegnati.
È così bella, pensa.
<<Grazie>> le risponde.
L'aveva già notata, durante i primi giorni di scuola. Ma è certo che non si sia mai accorta di lui.
<<Che cosa fai, lì impalato?>> gli domanda. Socchiude le labbra, pensando a una risposta che non sembri troppo stupida. Ma non la trova. Così è costretto a dire la verità.
<<Aspettavo mio padre. Sarebbe dovuto venire a prendermi, ma... non è arrivato.>>
Lei si guarda intorno. Sono andati via quasi tutti.
<<Abiti lontano?>>
<<Un po'.>>
La ragazza annuisce. Teodoro osserva i suoi capelli lunghi, rossi. Il modo in cui le scivolano sul collo, accarezzando la pelle dalla carnagione chiara.
<<E tu? Come ti chiami?>> le domanda.
<<Lara.>>
Gli tende la mano e lui la stringe.
<<Abito oltre la Gran Madre>> gli dice. <<E tu?>>
<<In Corso Casale.>>
Lara solleva gli occhi, guardandolo. E prova un senso di tenerezza nei suoi confronti. Magrolino, i vestiti troppo larghi, lo zaino troppo grande, l'aria dispersa.
<<Beh>> dice, alzandosi, <<devo tornare a casa. Se vuoi possiamo fare un pezzo di strada insieme.>>
Teodoro fa un passo indietro. Un'ondata improvvisa di stupore e imbarazzo lo travolge. Sente qualcosa che non ha mai provato prima, perché nessuna ragazza gli ha mai chiesto niente del genere.
È sempre stato solo.
Anche alle scuole medie ha faticato a legare con i compagni. Nel periodo in cui la maggior parte dei suoi coetanei ha stretto le amicizie più importanti della vita, lui è rimasto per conto proprio.
E il liceo...
Beh, è quasi finito il primo anno, ed è un incubo. Non saprebbe in che altro modo descriverlo. Se non altro, però, gli permette di trascorrere del tempo fuori da casa, dove la situazione è sempre peggio. Suo padre non smette di litigare con sua madre.
Le urla riempiono le sere e le notti, come l'odore acre di alcool che il papà si porta addosso, stampato come un marchio.
Ultimamente, si controlla sempre meno. E gli fa paura.
Quindi, ben venga la scuola.
C'è dell'altro, però.
È una sensazione nuova che sente crescere dentro da un pezzo.
Non è sicuro di come dovrebbe definirla, ma sa che somiglia alla rabbia.
Ha come l'impressione che si stia accumulando lentamente.
Un mattone sopra l'altro.
E sono mattoni carichi di odio.
Colmi.
Così, l'invito di Lara ha l'effetto di un'esplosione.
Spazza via i pensieri, che sono quasi solo negativi. E lo lascia senza parole.
<<Allora? Andiamo? Forse... non ti va? Scusami, io...>>
<<No, no>> risponde finalmente, <<certo che... mi va. Andiamo.>>
Si sforza di sorridere, rosso in viso.
Lara gli dà una pacca sulla spalla.
<<Dai, incamminiamoci.>>

Durante il tragitto, a parlare è soprattutto lei.
Ha un modo di fare accomodante, piacevole. Lo mette a suo agio, e non è semplice, anzi.
Teodoro è goffo, timido, per niente avvezzo al contatto con altre persone.
È cresciuto all'interno di una specie di bolla, e ha trascorso giornate e giornate guardando il mondo esterno da dentro.
Il suo senso dell'osservazione è acuto e la sua sensibilità è estrema.
Inoltre, non avendo mai avuto un amico – e tantomeno un'amica- non ha termini di paragone. Ogni sorriso che Lara gli rivolge brilla come un rubino.
Ogni volta che le loro spalle si sfiorano, ha un sussulto. Sente il cuore accelerare i battiti, e il profumo della ragazza, dolce e leggero, non fa che peggiorare la situazione.
Tempo di arrivare sotto casa sua, ed è completamente innamorato.
È il momento dei saluti, e non ricorda nulla di quanto lei gli ha detto.
L'ha ascoltata parlare, ma è talmente assuefatto dalla sua presenza, che si sente come un astemio dopo tre birre.
Lara è in piedi di fronte a lui, incantevole nella maglietta a righe, con le gambe abbronzate dal sole preso in giardino che scivolano fuori dalla gonnellina bianca.
Gli sorride, allunga una mano verso i suoi capelli e glieli spettina un po'.
<<Ho parlato soltanto io, Teodoro. La prossima volta tocca a te, ok?>>
Lui apre la bocca cercando le parole giuste, e gli sembra un'impresa trovarle.
<<Oh... va... bene.>>
Lara annuisce, senza smettere di sorridere.
<<Ci vediamo, allora>> gli dice, prima di voltarsi e suonare il campanello di casa.
<<Sì, ci vediamo>> risponde lui, ancora stordito.
Poi lei entra.
Teodoro infila le mani nelle tasche dei jeans, e con il cuore colmo di gioia ed eccitazione si incammina in direzione di Corso Casale, lasciandosi la Gran Madre alle spalle.
Per la prima volta, la vita non gli sembra più nera come la notte.

Verdiana leggeva il futuroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora