Capitolo 61: Rapita

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Teodoro ha preso la ragazza, ed è stato molto più semplice di quanto credesse.
Ancora più delle altre volte.
Il vero colpo di fortuna, pensa, mentre osserva il suo corpo nudo all'interno della vasca da bagno, è stato l'assenza di coinquilini o fidanzati.
Un problema di meno.
L'appartamento si trova al quarto piano di una vecchia palazzina in via Nizza, nella zona della stazione ferroviaria di Porta Nuova. La strada, sotto, è molto trafficata. Non è proprio un vantaggio. D'altronde, ci si deve saper accontentare. E lui è diventato molto bravo, in quest'arte.
È seduto sul bordo della vasca da bagno. Dalla finestra aperta, affacciata sul lato sinistro della stazione, entra solo il calore afoso e carico di smog del mattino.
Teodoro ha spogliato la ragazza e le ha ammanettato entrambi i polsi all'asta verticale in ferro arrugginito alla quale è appesa la doccia.
Non ha avuto tempo di corteggiarla e mettere in scena il solito spettacolino. L'ha seguita fino a casa senza farsi notare. Anche in questo, ormai, è diventato un maestro. È rimasto nascosto sulla rampa di scale. Non appena lei ha aperto la porta, l'ha raggiunta, sorprendendola alle spalle. Le ha stretto la bocca con una mano guantata, impendendole di gridare, e l'ha spinta dentro. Ha richiuso la porta e mentre la ragazza si dimenava, ha utilizzato la siringa che aveva preparato. L'ago è affondato nel collo e in pochi secondi il liquido entrato in circolazione le ha fatto perdere conoscenza.
Il resto è stato un gioco da ragazzi.
Teodoro sa che lei dormirà ancora per un paio d'ore, ed è un bene. La scena dev'essere perfetta.
Perfetta.
Si tratta della prima vera ricostruzione definitiva.
È un po' il suo modo per...

Per fare che cosa, esattamente?
Per chiudere i conti, ma certo.
Chiudere i conti con il passato. Mettere un punto.
E dopo?

E dopo... andrò via.
Lascerò l'Italia. Per sempre, questa volta.
Per sempre con te.
Fotograferò il momento.
La scena.
I tuoi occhi...
I tuoi occhi saranno con me, Lara. Come il tuo anello.
Sempre, oh, sempre.

Le accarezza i capelli.
<<Lara>> sussurra, sorridendo. <<Sono qui. Non ti ho lasciata. Non ti ho mai lasciata. Come avrei potuto farlo, amore mio?>>
Allunga una mano verso il lavandino e prende il rasoio.
Lo osserva sotto la luce. La lama è piccola e scintillante. La immagina ricoperta di rosso.
Respira a fondo, lentamente.
Fa scivolare il rasoio a pochi centimetri dalla gola della ragazza.
Pensa al punto in cui la pelle verrà aperta.
In un lungo flash, rivede la madre di Verdiana.
Distesa nella vasca da bagno, come la ragazza che ha di fronte, nuda.
La testa appoggiata al bordo, piegata all'indietro. Gli occhi spalancati ma privi di vita, rivolti al soffitto. Il sangue sul collo, sul seno. L'acqua rossa.
Si alza, si guarda allo specchio. La barba gli è cresciuta ancora un po'. Non deve preoccuparsi che qualcuno possa riconoscerlo. È molto diverso dall'immagine dell'identikit che circola su internet e in tv.
Attacca la radio dalla quale non si separa mai alla presa di corrente e preme play.
La canzone che risuonava quel giorno parte.

"There's a nail in the door
And there's the glass on the lawn
Tacks on the floor
And the tv's on
And I always sleep with my guns
When you're gone"

Canticchia sottovoce le parole che ha imparato a memoria, quasi fossero un mantra, rigirando il rasoio tra le mani.
Si è voltato verso la ragazza e non smette di fissarla.

Verdiana leggeva il futuroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora