Capitolo 37: Sesto senso

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L'hotel si chiama Rosa Blu e si trova a Viareggio, sul viale Carducci, a metà del lungomare, proprio di fronte al grande orologio.
Immagino che dopo l'esperienza alla spiaggia, Nadia ne abbia avuto abbastanza di Baia Azzurra.
Io e Spartaco spieghiamo al portiere notturno che siamo attesi nella sua stanza, al terzo piano. Lui chiama Nadia per avvisarla, e un paio di minuti dopo siamo davanti alla sua porta.
Ci apre e ci invita ad entrare.
Indossa un paio di jeans e una maglietta nera, che mette in risalto i lineamenti del suo corpo. Ha l'aspetto piuttosto disfatto, ma mi rendo conto soltanto adesso, mentre la osservo scalza e struccata, di quanto sia bella.
I capelli rossi le arrivano alle spalle. Li raccoglie sopra la testa invitandoci a sedere al tavolino davanti allo specchio. Sotto le sue occhiaie, vedo le lentiggini che risaltano sulla pelle chiara. Gli occhi sono verdi e grandi, ma non posso fare a meno di notare l'inquietudine che li anima.
<<Grazie per essere venuti.>>
Spartaco le sorride. Io faccio lo stesso.
<<Come stai?>> le domanda, sedendosi sul bordo del letto, mentre noi occupiamo le uniche due sedie disponibili.
Nadia non risponde alla sua domanda. Scuote soltanto il capo, poi guarda me.
Quando inizia a parlare, lo fa lentamente, scadendo le parole una dopo l'altra.
<<Non ti ho creduta, sai? In libreria. Mi avevi messa in guardia, e non ti ho creduta.>>
Sorride e soltanto ora noto la bottiglia di Rum sul tavolo davanti a noi.
È già aperta e ne manca un quarto. Riempie il bicchiere, poi ci guarda.
<<Mi fate compagnia? Mi sono preparata al vostro arrivo>> dice, indicando altri due bicchieri.
<<Volentieri>> risponde Spartaco. Io rifiuto.
<<Proprio io>> dice, quasi in un sussurro. Manda giù un sorso, <<proprio io che sono nata così, con questa... capacità...non ti ho creduta.>>
Scuote il capo. <<Le persone, quando vengono a sapere che sono una sensitiva, ridono. Oppure mi salutano e girano i tacchi. Certo, qualcuno disposto a credere esiste, ma...>>
Manda giù un altro sorso.
<<In genere, se racconto che sono una sensitiva, la gente mi etichetta come "strana". Ad andar bene. Ed è ciò che ho fatto io con te, quando mi hai spiegato che mi avevi vista...morire. Ti chiedo scusa, Verdiana.>>
<<Non... non ce n'è bisogno.>>
<<Sono stati giorni duri per te, Nadia>> aggiunge Spartaco. <<Ma... abbiamo saputo che volevi incontrarci, e che eri spaventata. Che cosa...>>
Lei non lo lascia terminare.
Si volta verso il balcone, che è aperto. Il mare è una macchia nera oltre le mille luci del viale.
Nadia scandisce le parole, una ad una, senza muoversi.
<<L'ho visto. Io l'ho visto.>>
<<Chi?>>
<<Lui. L'uomo che mi ha aggredita. È stato... un flash. Una percezione. Chiamatela come volete. La più forte che abbia mai provato in tutta la vita, comunque. La più nitida, anche>>
Si interrompe, le mani le tremano. Afferra la bottiglia e versa altro Rum.
Ne manda giù un sorso, poi riprende.
<<Non ho mai mentito, sulle mie capacità. Ho davvero delle... sensazioni. Capisco lo scetticismo della gente. Ci sono tanti ciarlatani, in questo ambiente. Ma...>>
La sua voce è ancora più bassa, e trema.
<<Che cos'hai visto, Nadia?>> le domando, allungando una mano sulla sua. Lei si gira verso di me, guardandomi negli occhi.
<<Sono stata alla polizia. Mi hanno detto di riposare. Che sono stressata.>>
Sorride, scuote la testa. Esita. Solleva il bicchiere avvicinandolo alle labbra. Lo tiene sospeso a mezz'aria. <<Ha ucciso una ragazza. Oppure sta per farlo. Adesso, proprio adesso, mentre siamo qui. Può darsi che lei sia già morta. L'ho vista. È molto bella. Ho visto il modo in cui accadrà. Ho sentito le sue grida. Le ho sentite, e lui... è un mostro>> il tono di Nadia sale. La sua voce è intrisa di terrore, adesso. <<Un mostro>> grida, e il bicchiere che stringe in mano cade a terra, andando in pezzi. <<Ho visto ciò che le ha fatto. E sento che ha altro in mente, altri progetti di morte. Continuerà ad uccidere, continuerà...>>
Trema, sbiascica, si porta le mani davanti agli occhi, che ora sono lucidi. Scoppia a piangere. L'odore del Rum a terra si unisce alla brezza che da fuori riempie la stanza.
Spartaco mi guarda, poi torna ad osservare Nadia. Che abbassa le mani, scoprendosi gli occhi, guardando prima me e poi lui.
<<So dove si trova>> dice infine, in un sussurro tanto basso che fatichiamo a sentirlo.
<<Ho visto la Mole Antonelliana. Lui è a Torino, adesso.>>

Verdiana leggeva il futuroWhere stories live. Discover now