Capitolo 51: Invito a cena

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<<Chi è lei?>>
Clara Ravanelli è immobile davanti a Spartaco. Sul volto un misto di stupore e spavento.
<<Mi chiamo Spartaco Da Vinci, signora. Sono un investigatore privato. E vorrei parlarle.>>
La donna lo guarda, e l'espressione del suo viso adesso è ancora più interrogativa.
Spartaco si gira, distratto dal suono di una sirena. Era sicuro che qualcuno avrebbe chiamato la Polizia. Ma sa anche che cosa fare al riguardo.
Pochi istanti dopo, Clara lo osserva discutere con una coppia di agenti sulla trentina, che prima hanno dato un'occhiata all'aggressore, ancora a terra. Parlano per qualche minuto, poi l'investigatore mostra i documenti, che vengono controllati.
Intanto arriva un'ambulanza. Il biondo viene visitato e caricato a bordo.
Gli agenti, che in un primo momento sembravano ostili, ora sorridono.
Parlano con Clara, ed è soltanto prassi. Conferma che è stata aggredita, e che Spartaco l'ha salvata.
<<Non so come sarebbe finita, se non ci fosse stato lui>> conclude.
I due poliziotti annuiscono. Salutano Spartaco con una stretta di mano, una pacca sulla spalla e altri sorrisi. 
La volante riparte, e così anche l'ambulanza.
<<Non credo che sporgerà denuncia>> commenta l'ex commissario, osservando le vetture che si allontanano. <<Dovrebbe spiegare tante altre cose.>>
Si interrompe per un momento, osservando il viavai di persone intorno a loro, che nel frattempo è tornato regolare. <<Quelli come lui non vogliono avere a che fare con le autorità. Hanno sempre una buona ragione per tenersene a distanza.>>
<<Che cosa ha detto agli agenti per farli sorridere?>> gli domanda Clara.
Spartaco si stringe nelle spalle.
<<Oh, nulla di particolare. In un certo senso, mi conoscevano. Ero in Polizia anni fa. Commissario, sa. Ho lavorato in diverse città e... beh, le voci corrono.>>
<<Anche a Torino?>>
<<Soltanto di passaggio.>>
<<Sembravano... contenti di averla conosciuta.>>
Annuisce. Clara ha ragione. Nell'ambiente, Spartaco è una specie di leggenda. Sa che girano parecchie storie su di lui. Sui motivi che l'hanno spinto a lasciare il lavoro. Alcune –molte, in realtà- sono inventate di sana pianta. Altre però sono vere. Ogni volta che ci pensa, deve rivivere gli ultimi giorni in Polizia, e non gli piace farlo. Non ha ancora fatto pace con il passato. E certe sere, quando spegne la luce prima di addormentarsi, pensa che forse non ci riuscirà mai. Non si sente in colpa per ciò che ha fatto. Per la decisione che ha preso, e che ha cambiato tutto. Sa di essere stato fedele a se stesso, e se potesse tornare indietro, lo rifarebbe. Ma non è stato semplice.
Era...
<<Va tutto bene?>> domanda Clara.
L'investigatore la guarda, allontanando i ricordi che stavano iniziando ad affacciarsi.
<<Sì. Tutto a posto. Ma, ecco... questo movimento mi ha messo un grande appetito. E avrei proprio bisogno di parlare con lei. Ha da fare, adesso?>>
La donna esita. Socchiude le labbra. Si guarda intorno, poi posa di nuovo gli occhi su di lui.
<<No, non ho da fare, a dire il vero. Stavo soltanto cercando di liberarmi di Alex. Che non l'ha presa bene, a quanto pare.>>
<<Già. Beh, sono pronto a scommettere che non la infastidirà più.>>
Clara sorride per la prima volta da quando si sono incontrati.
<<Allora, ha già cenato, Clara?>>
<<No.>>
<<Le andrebbe di farmi compagnia? Le prometto che non la tratterrò a lungo. Il tempo di un piatto di pasta. Poi sparirò.>>
<<Capisco. Io...>>
Guarda l'ora. Fa scivolare una mano tra i lunghi capelli biondi, e Spartaco non può fare a meno di notare di nuovo quanto sia attraente.
<<Una cena. D'accordo. Così intanto potrà spiegarmi per quale ragione conosce il mio nome, Spartaco.>>
<<Certo. Ma la prego, Clara, diamoci del "tu".>>
<<Affare fatto. Allora... sai già dove andare?>>
<<Sì. L'ultima volta che sono stato a Torino ho pranzato in un ristorante non lontano da qui, e spero tanto ci sia ancora.>

Verdiana leggeva il futuroWhere stories live. Discover now