Capitolo 20: Faccia a faccia con il mostro

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Accade tutto molto in fretta.
Vedo l'uomo vestito di nero. È in piedi di fronte a Nadia, e le tiene un braccio intorno alla vita. Lei indossa un abito che le arriva appena sopra le ginocchia.
C'è un telo sulla sabbia, e sopra una radio.
Sento il fiato diventare sempre più corto e le gambe tremare. Mi aggrappo con tutta la forza che trovo ad un unico pensiero: rimanere ancorata al presente. A questo momento. Non lasciare che la mente mi trascini con sé, nei luoghi oscuri in cui so che vorrebbe dire portarmi.
<<Eccoli>> dico a Spartaco, che mi è accanto.
<<Chi? Quei due? Ma che cosa stanno facendo? Sembra che stiano...>>
<<Danzando>> sussurro, e le parole escono a fatica.
Avanziamo di qualche metro, e sembra che loro non si siano accorti di noi.
Poi anche Spartaco scorge la radio. Ci scambiamo un'occhiata veloce. Riusciamo a sentire la canzone, adesso.
<<La canzone...>> dico, fermandomi, <<è la stessa che ho sentito quando eravamo in macchina. "Goodnight moon">>, sussurro. <<Gli Shivaree.>>
Lo dico più rivolta a me stessa che a lui.
<<D'accordo, Verdiana. Come fai ad essere sicura che la donna che cerchiamo sia proprio lei? È molto buio, e...>>
Poi Spartaco si interrompe.
Perché l'uomo vestito di nero ha alzato gli occhi su di noi.
Ci sta guardando.
La danza finisce.
Lui fa scivolare il braccio lungo il corpo di Nadia.
Le sussurra qualcosa che non siamo in grado di udire.
Lei si volta verso di noi.
<<Nadia!>> grido, seguendo l'istinto.
Anche Nadia urla. Ed è uno strillo carico di terrore.
Lui esita, sorpreso da ciò che sta accadendo.
Ci fissa, immobile. Ci avviciniamo ancora. Spartaco mi supera.
I metri che ci separano sono sempre meno. Nadia è ancora ferma accanto a lui.
Perché non sta scappando?
La canzone continua a riempire il silenzio della sera.
"What should I do, i'm just a little baby
What if the lights go out and maybe
And then the wind just starts to moan
Outside the door he followed me home
Now goodnight moon"
Siamo sempre più vicini e nessuno di loro due si è ancora mosso.
Perché?
Qualcosa non va, ma non riesco a...
Poi, vedo la luce scintillare nella mano dell'uomo.
Sembra la lama di un coltello, ma è qualcos'altro, qualcosa di più piccolo.
Un rasoio.
Spartaco si ferma e allunga un braccio facendo in modo che io rimanga dietro di lui.
Adesso, siamo faccia a faccia con loro.
Il volto di Nadia è una maschera di orrore rigata di lacrime.
Lui, invece, non ha espressione.
Lei indossa scarpe rosa, da ballerina.
Scarpe da danza.
Le riconosco, perché sono quelle della visione che ho avuto in auto, poco fa.
Sono le scarpe che indossava mia madre la notte in cui è stata uccisa.
Sento una fitta allo stomaco e la testa che inizia a girare.
Sento le grida di mia madre, dietro la porta chiusa del bagno.
Sollevo gli occhi verso l'uomo che è accanto a Nadia. Nei suoi occhi non c'è espressione. Non trasmettono nulla.
Lo guardo e poi accade qualcosa. La sua figura viene sostituita dall'immagine del ragazzo con la maglietta dei Nirvana.
Mi sorride.
Sento di nuovo la voce di mia madre.
C'è mia figlia qui! Ti prego, ti prego! Non davanti a mia figlia! Non davanti a mia figlia!
Un flash, un conato di nausea, e mi rendo conto che le ginocchia stanno per cedere. Sembra che ogni volta che torna, il ricordo porti con sé frammenti nuovi.
Mia madre che grida, e poi...lui la spinge nel bagno. La porta si chiude, e sento l'acqua della vasca che inizia a scendere.
<<Non muovetevi>> dice l'uomo vestito di nero. Sento il fiato corto e respiro in fretta, troppo in fretta. Mi sembra di osservare la scena dall'interno di una bolla di sapone.
<<No>> risponde Spartaco, mantenendo il controllo, <<non ci muoviamo. E tu lasci la donna.>>
Lui lo guarda restando in silenzio.
<<Dovreste andarvene>> risponde infine.
Abbasso gli occhi sulle sue scarpe. Riconosco gli anfibi delle visioni.
L'uomo vestito di nero indossa anfibi chiodati
L'uomo vestito di nero colleziona anelli dorati
Sento una morsa stringermi lo stomaco.
<<Ce ne andremo quando lei sarà al sicuro, amico. Ormai siamo qui. Non c'è nulla che tu possa fare.>>
Lui sorride. Fa un passo indietro. Alza entrambe le mani. Vedo il rasoio stretto nella destra.
<<Io e Nadia ci stavamo soltanto divertendo un po'. Non è vero, Nadia?>>
Lei piange. Non riesce a smettere.
<<Vi prego!>> dice, terrorizzata, implorandoci anche con gli occhi.
Lui comincia a mostrare una serie di tic. Chiude e riapre gli occhi e sbatte le palpebre tre volte di fila.
<<Perché non getti il rasoio, amico? Potresti farti del male. Mi sembri un po' nervosetto>> dice Spartaco, avvicinandosi di un altro passo.
<<Non... non muoverti! Resta dove sei, grassone. Altrimenti taglio la gola alla cara Nadia.>>
Abbassa il rasoio e lo punta contro la gola di Nadia.
<<No, ti prego...>> grida lei, senza riuscire a fermare il pianto, tremando.
<<Va bene, va bene. Non mi muovo. Ma tu lasciala andare. Non vuoi rendere questa faccenda ancora più complicata, giusto?>>
L'uomo in nero ride.
<<E tu che cosa sei? Un poliziotto? Non ne ho mai visti, grassi così.>>
<<No, non sono un poliziotto. Un tempo lo ero, però.>>
<<Oh, capisco. Sei soltanto un ficcanaso, allora. Sai, potrei tagliare la gola a Nadia, poi balzare su di te e squartare la tua enorme pancia. E dedicarmi infine alla tua amichetta. È la tua ragazza, a proposito? Ti piacciono giovani. Bravo.>>
Sbatte ancora le palpebre, tre volte. Sorride, ed è un sorriso colmo di orrore.
Spartaco fa un altro passo avanti.
<<Perché non ci provi?>> gli domanda. E il suo tono è calmo com'è sempre stato.
I due si guardano a lungo, restando immobili.
<<D'accordo, d'accordo. Per questa notte può bastare>> risponde l'uomo.
Poi abbassa gli occhi verso la radio.
<<Bella canzone, eh? Mi ricorda il primo grande amore. Dicono che non ci abbandoni mai davvero. Mi piace fare in modo che sia così.>>
Sento una fitta lancinante alla testa, tanto forte da costringermi a chiudere gli occhi.
Mia madre grida, dietro la porta chiusa del bagno. Grida ed io mi copro le orecchie con entrambe le mani. E c'è quella canzone in sottofondo.
<<Mi hai convinto. Intendo lasciarvi Nadia. Però rivoglio le mie cose.>>
<<Quali?>>
<<Le scarpe. Toglile, Nadia.>>
Lei esegue, tremando.
<<Brava. Adesso mettile nella busta. Insieme al telo. E se provi a fare un passo falso, ti infilo il rasoio nel cervello. Intesi?>>
Nadia annuisce, sempre piangendo. Ripone le scarpe e il telo nella busta di plastica.
<<Brava ragazza. Proprio brava. Adesso spegni la radio e passamela.>>
Lei obbedisce. Spartaco, lentamente, fa scivolare una mano dietro la schiena, verso la tasca posteriore dei jeans. Dove tiene il martello.
Non so che cosa intenda fare, ma sono troppo sconvolta per valutare le possibilità a nostra disposizione.
<<Bene. Adesso hai tutto. Puoi lasciarla andare.>>
Lui sorride.
<<Ma certo>> dice.
Poi lascia cadere il rasoio a terra. Si volta, come se stesse andando via.
Nessuno di noi si rende conto di ciò che ha fatto in quella frazione di secondo. Perché quando torna a girarsi nuovamente verso Nadia, in mano stringe un coltello.
La guarda, poi glielo infila nella pancia.

Verdiana leggeva il futuroWhere stories live. Discover now