Capitolo 24: Una brava ragazza

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<<Spartaco, sono le... sei e mezza. Ti rendi conto che ho dormito appena... cinque ore?>>
Lui mi aspetta in piedi davanti alla vecchia Panda, le braccia incrociate, un paio di occhiali da sole con lenti a specchio e la camicia fin troppo sbottonata sul petto.
Mi apre la portiera lasciandomi sedere, poi fa il giro e si mette al volante.
Ha riattaccato la radio. Ma la musica non è più metal. È... classica.
Lo guardo, ancora intorpidita dal sonno ma sorpresa.
<<Niente metal?>>
Alza il volume, girandosi verso di me.
<<Chopin di prima mattina è un toccasana. Aiuta a pensare.>>
Annuisco, guardando il mio riflesso nello specchietto laterale. Sono senza trucco, e non è stata una bella notte. Ne porto i segni sul viso.
<<Allora, perché mi hai tirata giù dal letto a...>>
<<Ho telefonato a Carlo Imperatore.>>
<<Ehm... adesso?>>
<<No. Un'ora fa.>>
<<Alle cinque e mezza?>>
<<Sì. Ogni settantenne di mia conoscenza è già sveglio alle cinque. E ti comunico che il nostro nuovo amico non fa eccezione.>>
<<Oh. Ma...>>
<<Non ci può ricevere prima delle quattro di oggi.>>
Socchiudo le labbra, ancora più confusa.
<<E allora perché...>>
<<Quanto parli. Proprio il contrario di mio figlio.>>
<<Già. Però...>>
La Panda costeggia il lungomare di Baia Azzurra. Siamo già oltre la zona più centrale.
<<Vedi, quando sono tornato a casa, ieri sera, ho fatto un salto dalla mia ex moglie, Estrella.>>
<<La tua ex moglie si chiama Estrella?>>
<<Sì. È spagnola. Ed è anche una stronza. Ed è pazza. Da legare, intendo. La capisco. Altrimenti non mi avrebbe sposato. Ma, ecco... il punto non è questo.>>
Supera una Mini Cooper, abbassa il finestrino e appoggia il braccio fuori.
<<E qual è il punto?>>
<<Estrella mi ha telefonato ieri sera, dopo che ti ho lasciata a casa. Mi ha detto che il tizio con cui si vede la stava infastidendo parecchio. Sai, aveva alzato il gomito. Oltre ad essere un idiota. Così, adesso è tra gli ospiti dell'ospedale di Baia Azzurra.>>
Si interrompe, mi guarda.
<<No, Verdiana, non ho usato il martello. Sono state sufficienti le mani. Una sola, a dire il vero. Ma, vedi, il punto non è neppure questo.>>
<<Oh. D'accordo. E...?>>
<<Beh, già che c'ero ho stappato una birra e ne ho approfittato per scambiare qualche parola con la mia ex. È stata lei a chiedermi di raggiungerla a Baia Azzurra, sai. Per via di nostro figlio. José.>>
Lo guardo. La sua voce è posata come sempre, ma mi sembra di riconoscere una certa apprensione quando tira fuori il nome del figlio. Spegne la radio, interrompendo Chopin.
<<Vedi... lui ha più meno la tua età. A proposito, quanti anni hai?>>
<<Diciannove.>>
<<Bene. E... devi iniziare l'università, giusto? A settembre.>>
<<Sì. Giurisprudenza.>>
<<Ottimo. José ne ha diciotto. Uno meno di te. Ed è ancora in terza superiore. È stato bocciato due volte negli ultimi due anni. Un vero disastro. Certo, vive da solo con Estrella, e so che può essere... beh, non proprio semplice. Ma...>>
Supera altre due auto, suona il clacson cinque o sei volte, passa con l'arancione a un semaforo appena prima che diventi rosso. Si volta verso di me per un secondo e scorgo la sua espressione. È seria. Poi torna a guardare la strada, finalmente libera davanti a noi. A sinistra, il mare piatto riflette la luce del sole del mattino in piccole, infinite scintille bianche.
<<L'ho aspettato a casa, stanotte. È tornato alle quattro. Un paio di ore fa, più o meno. Ubriaco marcio. Sfatto. Rincoglionito al cento per cento.>>
Spartaco mette la freccia, accosta sul lungomare. Mi osserva.
<<Tu... mi sembri una brava ragazza, Verdiana. Vedi, mi sarei rivolto anche a mia nipote, Rebecca. Ma la conosci. È matta quanto me, credo.>>
Sorrido, pensando alla mia migliore amica.
<<Già>> confermo.
<<Io ed Estrella ci siamo separati quando nostro figlio aveva tredici anni. Età difficile, per lui. Ma ne esiste una semplice?>>
Annuisco, in silenzio. Spartaco fissa gli occhi nei miei.
<<José ha grossi problemi in tutte le materie, tranne che in italiano. A quanto pare, scrive dei bei temi. Ad affossarlo, sono la condotta, la matematica e il latino. Odia con tutto se stesso la matematica, e... la classe è in mano alla prof di lettere. Che insegna anche latino. Quindi...>>
Mi guarda, e finalmente inizio a capire.
<<Vorrei che tu gli dessi una mano con il latino. Potrei rivolgermi a un professore, ma non la prenderebbe bene. Lo so. Sarebbero soldi buttati.>>
<<Ma, Spartaco, io...>>
<<Una sola estate, Verdiana. È tutto ciò che ti chiedo. Decidi tu i tempi. Una, due volte a settimana. Parti dal principio. Dalle basi. In terza sono già agli autori, ma... senza le basi non va da nessuna parte. E lui non le ha.>>
<<Che cosa ti fa credere che io possa aiutarlo?>>
Sorride. Mi guarda. I suoi occhi blu brillano di una luce limpida, piena.
<<Lo vedo, Verdiana. Conosco le persone. Non ho bisogno di un curriculum, per capire.>>
Mi offre di nuovo la mano.
Esito per un istante. Gliela stringo.
<<Naturalmente, verrai pagata.>>
<<A dire il vero, mi sento già abbastanza in debito per l'aiuto che mi stai dando con tutta questa storia. Non...>>
<<Verrai pagata. E adesso scendi. Mio figlio e sua madre abitano qui.>>
Indica la palazzina dall'altro lato della strada, davanti al lungomare.
Guardo l'ora.
<<Spartaco... sono le... sei e quaranta. E mi hai appena detto che ieri tuo figlio non era proprio... un fiorellino.>>
Sorride. Il suo dente d'oro brilla.
<<Appunto. È ora di tirarlo giù dal letto.>>
Cerco di dire ancora qualcosa, ma non me ne lascia il tempo.
<<Andiamo>>, è la sua sentenza.

                                      ***

Mentre Spartaco e Verdiana si apprestano a svegliare José, lui è chiuso in un bagno della stazione di Baia Grigia. L'ha raggiunta spostandosi da Baia Azzurra a bordo di una bicicletta rubata.
Seduto sul water, si sta rasando a zero.
Canta sottovoce, ad occhi chiusi.
Nel buio, riavvolge il momento in cui ha preso la vita della ragazza cinese.
Ha anche il suo anello in tasca, adesso, insieme a tutti gli altri. Ma questa volta ha esagerato. Ha perso il controllo. Non aveva programmato di tagliarle il dito. Eppure...
Gli è piaciuto farlo.
Dopo gli eventi della spiaggia... lo meritava, oh, sì.
È uno sviluppo interessante, pensa.
Intende conservare l'anulare, ma deve fare attenzione. Adesso più che mai.
È una nuova pelle, si dice, mentre esce dal bagno.
Si ferma per un istante davanti agli specchi.
Rasato a zero. Bene, molto bene.
È soddisfatto anche dei baffi finti. Li dovrà tenere fino a che i suoi non saranno perfetti, ma per il momento può accontentarsi di questi. Sembrano veri.
Sorride. Giocherella con gli anelli in tasca.
Infila gli occhiali da sole ed esce dal bagno, che è proprio un cesso, si dice.
Si dirige al binario.
È una nuova pelle, pensa.
Una nuova pelle.

Verdiana leggeva il futuroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora