Capitolo 29: Frammenti di un omicidio

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Quando Carlo Imperatore torna con la copia del dossier relativo al caso di mia madre, sento la tensione alle stelle. Spartaco sembra tranquillo come sempre, e sono contenta che sia venuto con me. Mi aiuta, anche soltanto con la sua presenza.
Carlo appoggia la cartellina sul tavolo, poi ci guarda.
<<Qui c'è tutto ciò che abbiamo. Lasciate che tolga le fotografie, però. Non posso permetterti di vederle, Verdiana.>>
Annuisco. Faccio fatica a controllarmi. Percepisco troppe emozioni differenti sovrapporsi, incrociarsi, scontrarsi.
Lo osservo mentre apre il dossier, sfoglia le pagine e arriva a metà. Poi si blocca, gli occhi fissi sulle immagini davanti a lui. Le tiene sollevate, in modo che io non possa guardarle. Spartaco si alza.
<<Permette?>> domanda.
Carlo lo osserva per alcuni istanti, in silenzio. Annuisce.
Non riesco a decifrare la sua espressione. Forse perché non ne riconosco alcuna.
C'è il vuoto, sugli occhi di questo vecchio signore seduto davanti a me. Penso che ha trascorso la vita scavando in terreni contaminati dall'orrore. Dal male. La scorza che ricopre la sua pelle è dura, mi dico. Deve essere così per forza.  Eppure, guardare ciò che qualcuno ha fatto a mia madre è ancora un duro colpo, per lui.
Sposto gli occhi verso Spartaco. Sta osservando le fotografie che Carlo gli ha passato.
Le restituisce quasi subito all'ex commissario, e la sua espressione sembra rimanere immutata. So che non è la verità. Che si sta sforzando per me.
Carlo infila le immagini in fondo al fascicolo, poi lo richiude.
<<Così>> dice, <<pensate che possa esistere un collegamento tra l'omicidio della prostituta cinese, l'aggressione subita dalla donna sulla spiaggia davanti al Lungomare del Vento e l'assassinio di tua madre.>>
Ci guarda con attenzione, studiando i nostri volti.
<<Sì. È così. Abbiamo avuto modo di parlare con il commissario che si occupa delle indagini, Lorenzo D'Asti. Lo conosce?>> gli domanda Spartaco.
<<L'ho incontrato quando ero già in pensione. Di tanto in tanto torno a trovare qualche collega. Mi ha fatto una buona impressione.>>
<<Già. Ma con lui abbiamo parlato soltanto di ciò che abbiamo visto sulla spiaggia. Gli eventi che le ho raccontato prima che andasse a prendere i fascicoli. La teoria del collegamento tra i due omicidi e l'aggressione è nata da poco. Ci stiamo ancora lavorando. Prima di rivolgerci al commissario D'Asti, vorremmo avere qualcosa di più solido tra le mani.>>
<<Lo capisco. È comprensibile. Avanti, allora. Diamoci da fare con questo dossier.>>
Trascorriamo le successive due ore spulciando a fondo i fascicoli. Per me, è come girare e rigirare la lama del coltello all'interno di una ferita aperta.
Dopo un po', però, smetto di provare dolore. La sofferenza si trasforma ben presto in nuova adrenalina, e l'adrenalina in rabbia. Ad ogni nuovo dettaglio che salta fuori e che non conoscevo, la fiamma che sento ardere dentro diventa un po' più grossa, un po' più calda. Fino a trasformarsi in incendio, e bruciare ogni altra emozione.
Centoventi coltellate. Di cui centododici quando mia madre era già morta.
Colpi in tutto il corpo. Rapidi, profondi, violenti.
Le sue unghie strappate.
Strappate.
Una dopo l'altra.
La immagino, i suoi capelli castani, lo sguardo dolce.
L'ho conosciuta poco, eppure ricordo tanti frammenti di lei, della sua presenza.
E più andiamo avanti con il dossier, più cerco di pensare a chi l'ha strappata alla vita. Alle ragioni che possano celarsi dietro le parole che il fascicolo sta inchiodando nella mia mente.
Unghie strappate.
Centoventi coltellate. 
Centododici post mortem.
E ancora non piango. Ancora non trovo le lacrime.

Carlo mi domanda più volte se me la senta di andare avanti, e non esito. Mai. La porta si è aperta, ed era ciò che volevo. So che arriverà il momento in cui mi ritroverò a fare i conti con questa decisione, a allora ne affronterò le conseguenze. Ma almeno potrò dire di aver fatto il possibile per arrivare alla verità.

Non scopriamo nulla di nuovo, né di utile. Non che mi aspettassi troppo. Cercavo un dettaglio, qualcosa che potesse aiutarci a collegare l'aggressione a Nadia e l'omicidio della ragazza cinese al caso di mia madre, ma è una ricerca vana. C'è il dettaglio delle scarpe da danza trovate davanti alla vasca da bagno, che non sono le stesse che mia madre utilizzava alla scuola di danza, ma è un vicolo cieco.
Leggendo i dati riportati nel dossier, Carlo ha ricordato un fatto che era sfuggito alla sua memoria- che pure è notevole: durante l'indagine erano risaliti al negozio di Viareggio che aveva venduto le scarpe a mia madre, tre anni prima della sua morte.
Certo, il collegamento con le scarpe c'è. L'aggressore di Nadia, l'uomo delle mie visioni, aveva cercato di obbligarla ad indossare un paio di scarpe rosa da danza. Ma... per quanto riguarda l'omicidio della ragazza cinese nella stanza d'albergo, i media non hanno parlato di scarpe da danza. Sarebbe interessante scoprire se la polizia abbia trovato qualcosa del genere.
E poi, c'è la questione degli anelli.
La fede nuziale di mia madre, sparita.
Il dito mozzato della ragazza cinese. Indossava un anello?
E Nadia... Nadia portava la fede. Se lui fosse riuscito ad ucciderla, la fede sarebbe stata ritrovata?
Sospiro. Guardo l'ora. Le sette e trenta. Siamo con Carlo da quasi quattro ore.  I pensieri sono troppo numerosi e confusi. Mi sono arresa all'idea che il dossier non mi aiuterà a trovare altri tasselli.
Guardo Spartaco, poi l'ex commissario.
Spartaco mi precede. <<Beh, credo che abbiamo approfittato del suo tempo fin troppo a lungo, signor Carlo.>>
Lui solleva una mano a mezz'aria, scuote piano la testa.
<<Oh, niente affatto. Come vi spiegavo, sono un uomo solo. Non ho certo molto da...>>
Poi, il dettaglio che speravo di trovare compare.
E mi paralizza.

Verdiana leggeva il futuroWhere stories live. Discover now