Capitolo 35: Misteri irrisolti

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Tengo la testa appoggiata al vetro del finestrino della Panda mentre l'autostrada scorre veloce davanti a noi.
Spartaco guida in silenzio.
È preoccupato. Non per il caso, ma per le mie visioni. O meglio, per le mie reazioni fisiche alle visioni.
A dire il vero, lo sono anche io.
A Carletto abbiamo raccontato che si è trattato di un calo di zuccheri. Che ogni tanto ne soffro. Era molto spaventato, ma Spartaco è stato bravo a stemperare la tensione.
Il "dono" si sta evolvendo. Non posso ignorare questa novità. Non si tratta più soltanto di provare un avvertimento e aprire il libro per leggere in che modo qualcuno morirà.
Riesco a vedere molto di più, adesso.
E non soltanto nel futuro. Ma anche... nel passato.
Continuo ad avere nitida in mente l'immagine di mia madre seduta sul muretto di Piazza Castello, a Torino, prima del concerto.
Sabato 30 maggio 2009, ripenso. E rivedo il ragazzo con la maglietta dei Nirvana che compare accanto a lei.
Perché?
Che cosa ci faceva lì, mia madre?
<<Verdiana, può darsi... che questa tua ultima visione non... non significhi nulla>> dice Spartaco rompendo il silenzio, come se mi avesse appena letto nel pensiero.
Mi strofino gli occhi e per la prima volta sento tutta la stanchezza degli ultimi giorni piombarmi addosso. Appoggio la testa al sedile.
<<Mia madre è nata a Torino>> inizio a raccontare.
Spartaco mi guarda, poi torna a fissare l'autostrada.
<<Ha vissuto in Piemonte fino a che non ha compiuto ventidue anni. Anche mio padre è nato a Torino. Si sono conosciuti all'università. Studiavano Lettere entrambi. So che le piaceva, ma la sua vera passione era la danza. Papà mi racconta sempre che era così contenta di essere riuscita a realizzare il suo sogno. Insegnare.>>
Mi interrompo. Fisso le luci che illuminano il lato destro dell'autostrada.
<<Quando lei ha compiuto ventidue anni, hanno interrotto gli studi alla facoltà di Lettere e lasciato Torino per trasferirsi in Toscana. È stata lei a insistere, mi ha raccontato papà. L'anno dopo sono nata io. E tre anni più tardi, lei è stata uccisa.>>
Spartaco si volta di nuovo verso di me.
<<Quindi, nel 2009 tu avevi... quattro anni. Giusto?>>
<<Sì.>>
<<Dovremmo scoprire se tua madre si trovava davvero a Torino la sera del 30 maggio.>>
<<So che c'era>> rispondo, quasi in maniera automatica.
<<Va bene. Ma dobbiamo verificarlo lo stesso. E credo che l'unico modo che abbiamo per capirlo sia sentire tuo padre.>>
Annuisco. So che Spartaco ha ragione. Se mia madre per qualche ragione era tornata a Torino nel maggio del 2009, due mesi prima di morire, papà deve ricordarsene.
<<Il ragazzo con la maglietta dei Nirvana. È lui a spaventarmi, più del resto. Era vicino a lei, nella visione.>>
Spartaco mi guarda di nuovo.
<<Sei riuscita a... riconoscere i suoi lineamenti?>>
Scuoto la testa.
<<No, non bene, almeno. I suoi tratti sono sempre confusi. Riesco a vedere i suoi occhi, ma sono... spenti.>>
Spartaco annuisce.
<<Persi>> dico, rivolgendomi più a me stessa che a lui.
<<Perché tua madre ha insistito per lasciare Torino, Verdiana? A che punto erano con gli esami all'università?>>
<<In regola. Non hanno più ripreso, però, una volta arrivati in Toscana. Papà dice sempre che poi gli eventi hanno accelerato. Che la vita è cambiata in fretta.>>
Spartaco si volta verso di me per un secondo. Quanto mi basta per riconoscere l'espressione interrogativa sul suo viso.
Inizia a ticchettare con le dita sul volante.
<<A che cosa pensi?>> gli chiedo, osservandolo.
Lui non risponde.
Mette la freccia a sinistra, sorpassa un camion.
Si sposta sulla destra, e vedo il cartello che segnala l'uscita per Baia Azzurra.
La imbocca, rallenta. Pochi chilometri più avanti, la tavola oscura del mare spunta all'orizzonte.
Spartaco rallenta ancora, abbassa il finestrino, appoggia il gomito fuori.
L'aria della tarda sera è fresca, piacevole.
<<Penso>> dice infine, quando ormai non mi aspetto più una risposta, <<che vorrei scoprire la ragione per cui tua madre abbia insistito per lasciare Torino.>>
Socchiudo le labbra.
Per la prima volta, un'ipotesi sinistra si affaccia nella mia mente.
Sto per dire qualcosa, quando il cellulare squilla.
Sul display compare il nome di Felix.
Rispondo, sorpresa per l'orario della telefonata. È quasi mezzanotte, e solo mentre lui inizia a parlare mi torna in mente che la libreria, di sabato, resta aperta fino alle ventiquattro.
<<Felix, ciao>> dico.
<<Ciao, Verdiana.>>
<<Scusami, scusami. Non ti ho detto che potevi chiudere. Sei rimasto in negozio fino ad ora?>>
<<Già. Ti toccherà regalarmi qualche dvd raro.>>
<<Contaci. Com'è andata?>>
Lui esita per qualche istante.
<<Bene, ma... Verdiana... è arrivata una donna, poco fa. La tizia che ho visto telegiornale. Sai, l'aggressione alla spiaggia...>>
<<Nadia?>> chiedo, drizzando le antenne.
Spartaco si gira a guardarmi.
<<Sì. Proprio lei. Ti cercava. Ha detto che è urgente. Mi ha chiesto se potevo lasciarle il tuo numero, ma... il mio telefono si era spento. La batteria, sai. Comunque, le ho detto che ti avrei avvisata appena possibile.>>
<<Ti sei fatto dire di che cosa si trattasse?>>
<<Ci ho provato. Era molto scossa. Mi ha spiegato che si è già rivolta alla polizia, ma che non le hanno creduto.>>
<<Su che cosa, Felix?>>
<<Non lo so, non me l'ha voluto raccontare. Era sconvolta. Mi ha detto che sarebbe tornata in albergo. E che tu e il tuo amico l'avreste trovata lì, e di raggiungerla subito, a qualunque ora.>>
Mentre Felix parla, io e Spartaco ci guardiamo in silenzio.
<<Come si chiama l'albergo?>> gli domando.

Verdiana leggeva il futuroWhere stories live. Discover now