Capitolo 58: "È ora di andare"

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Clara si siede su una delle poltroncine in vimini e appoggia gli annuari sul tavolino. Li fa scorrere verso Spartaco, che aprendoli guarda le intestazioni di entrambi.
<<Anno scolastico 1999/2000>>legge, osservando la data di riferimento del primo, <<e anno scolastico 2000/2001.>>
Esita per un istante, poi scuote la testa.
<<È tutto ciò che ho trovato>> commenta Clara, cogliendo la delusione nei suoi occhi. <<Sono relativi alla quarta e quinta superiore. Il ragazzo che frequentava Lara ha mollato gli studi a metà della prima. Il suo nome non sarà tra queste pagine.>>
Spartaco annuisce. La voce della donna gli sembra incerta. La guarda mentre manda giù un lungo sorso di birra e ripensa alla bottiglia di vino aperta sul tavolo, al piano di sotto. Realizza che anche durante la cena non si è certo risparmiata, con l'alcool.
<<Immagino che il liceo conservi copie degli annuari di ogni anno>> dice, sfogliando le pagine che riportano le foto di gruppo di ciascuna classe.
<<Penso di sì>> risponde Clara. Beve un altro sorso di birra, poi rimane per un po' in silenzio ad osservare le luci della città sotto di loro.
Si volta, torna dentro e ricompare dopo un minuto con un pacchetto di sigarette sottili Vogue e un accendino.
Ne offre una a Spartaco.
<<Non fumo, grazie.>>
<<Io sì. Qualche volta.>>
La donna ne accende una e cammina fino alla ringhiera della terrazza. Vi si appoggia.
Spartaco la raggiunge, tenendo l'annuario in mano.
<<Mi capita quando sono nervosa. O quando sono troppo rilassata.>>
La guarda ma lei non ricambia. Continua ad osservare le luci di piazza Vittorio.
<<Mi dispiace, Clara. Non volevo rovinarti la giornata.>>
<<Oh, non è colpa tua. È soltanto che... Lara non se n'è mai andata da qui. C'era prima e c'è adesso. Ne sono convinta.>>
Spartaco annuisce in silenzio.
Dal terrazzo si vede anche la punta della Mole. Le luci che prima erano bianche, rosse e verdi adesso sono diventate di un unico colore: il rosa.
Clara si volta verso di lui e sorride.
<<Per la violenza sulle donne. Il rosa.>>
<<Oh. Ma certo.>>
Lo guarda negli occhi, e Spartaco si rende conto che gli si è avvicinata parecchio. Sente il profumo che emana. È un misto di qualche boccetta molto costosa, alcool e fumo.
<<Mi hai salvata. E non ti hi neanche detto grazie.>>
<<Ma no. L'hai fatto, Clara. Mi hai dato un grande aiuto.>>
Lei annuisce, si passa una mano tra i capelli, appoggia il gomito al davanzale che corre parallelo alla ringhiera. Lascia cadere la cenere di sotto, poi fa un altro tiro.
<<Ho bevuto troppo>> dice. La voce è impastata. L'espressione, di secondo in secondo, sempre più lontana. Più assente.  Inclina la testa e un sorriso triste le spunta sul viso. Posa la birra vuota sul tavolino, poi torna davanti a Spartaco. Allunga una mano verso il suo volto, fino a sfiorargli la barba con la punta delle dita. La fa scorrere verso il basso e appoggia entrambi i palmi aperti contro il petto dell'investigatore.
Spartaco sente l'odore di alcool che emana. Gli sembra più forte, adesso che è così vicina. La luce che le illumina gli occhi è opaca. E ha l'impressione che si regga in piedi a fatica.
<<Senti, sono sola. E... ho una camera da letto... molto bella. Forse...ti va di vederla?>>
Le parole escono incerte, a stento. La voce è sempre più impastata. Alla luce delle lampade basse della terrazza, Spartaco osserva con più attenzione il viso della donna e si rende conto che sotto il naso ci sono residui di polvere bianca.
Non ha bisogno di toccarla o assaggiarla per capire che è cocaina.
Ecco perché ci ha impiegato tanto, pensa.
Si è fatta una sniffata prima di salire.
La guarda e d'un tratto si sente in colpa. Ha riportato a galla ricordi troppo dolorosi. Ma è un pensiero che dura pochi secondi. Se ha della cocaina in casa, significa che ne fa uso.
<<Che c'è? Perché mi guardi così?>>
Gli si avvicina ancora di un passo e si solleva in punta di piedi per raggiungere le sue labbra. Cerca di baciarlo, ma lui indietreggia.
<<Ehi, si può sapere che cosa ti prende? Non ti piaccio?>>
Le parole escono sempre più trascinate. La sigaretta le scivola a terra e Spartaco la spegne sotto la scarpa. Clara barcolla, poi tenta di abbassare le spalline dell'abito nero che indossa, ma lui la blocca stringendole il polso nella mano.
<<No, Clara. Non stai bene.>>
<<Oh, fottiti, sbirro. Sto... benissimo. Sto...>>
Tenta di fare un passo in avanti, ma perde l'equilibrio. Spartaco la afferra prima che cada e lei lo allontana con rabbia.
<<Lasciami! Non toccarmi, hai capito? Non mi toccare! Ti faccio schifo? Allora non toccarmi! Tanto siete tutti uguali! Non...>>
Si china, portandosi le mani allo stomaco, e vomita.
L'investigatore la osserva in silenzio, immobile a pochi passi di distanza.
Vomita e piange, e va avanti così per un bel po'.
Quando gli sembra che finalmente stia un po' meglio, la solleva e tenendola tra le braccia lascia la terrazza. Vorrebbe portarla di sotto, in camera da letto, ma un rapido sguardo verso la scala a chiocciola è sufficiente a fargli cambiare idea. La distende con delicatezza sul divano del salotto. Le appoggia un paio di cuscini sotto la testa. Prende un tovagliolo e le pulisce la bocca e il naso.
Mentre la osserva, si rende conto che la donna attraente ed elegante ha lasciato il posto a uno spettro triste.
<<Lara è morta...>> sussurra Clara, tenendo gli occhi chiusi, poi tossisce. <<Ho fatto finta... di essermene scordata, forse. Per andare avanti... un po' meglio...>>
La voce le trema meno.
<<Non importa, Clara. Cerca di riposare, adesso.>>
<<Mi dispiace per ciò che ti ho detto...>>
<<Shhh. Devi riposare. Resterò qui con te fino a che non sarò sicuro che starai bene.>>
La donna vorrebbe dire qualcosa in più, ma non ci riesce. Chiude gli occhi e finalmente scivola nel buio.
Dopo essersi assicurato che il peggio è passato, Spartaco perlustra l'appartamento fino a che, in bagno, non trova ciò che sta cercando: le buste con la droga. Un paio di sacchetti pieni di cocaina.
Li vuota nel water.
Nota che l'armadietto dei medicinali trabocca di farmaci e tranquillanti. Sa che non dovrebbe curiosare tra le cose di Clara, ma decide di farlo lo stesso.
Si rende conto che la donna non se la passa bene come potrebbe sembrare.
È ricca, vive in un appartamento da film, ma le cicatrici che si porta addosso sono chiuse solo in apparenza.
Spartaco richiude l'armadietto e si guarda allo specchio.
Sotto gli occhi, due solchi profondi e scuri raccontano storie di notti insonni e pensieri rumorosi. Ci sono momenti in cui si sente solo, da quando ha lasciato la Polizia per mettersi in proprio.
Questo è uno di quelli.
Apre il rubinetto e fa scorrere l'acqua fino a che non diventa gelida, poi si sciacqua il viso.
È ora di andare, dice.

Verdiana leggeva il futuroWhere stories live. Discover now