Capitolo 17: Sola con l'assassino

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Nadia ha iniziato a notare le stranezze fin dall'inizio della cena.
Prima, il fascino di lui l'aveva stordita, anestetizzando la sua capacità di giudizio.
Al ristorante, però, hanno iniziato a manifestarsi i tic nervosi.
Strizza spesso gli occhi, dopo aver sbattuto le palpebre tre volte di fila, ad intervalli regolari.
E raddrizza ciò che è storto. Le posate, per esempio. Le allinea di continuo. Oppure il tovagliolo.
Nadia ha deciso, ormai. Dopo cena lo saluterà.
Non è soltanto per i tic. A turbarla è qualcosa nel suo sguardo.
Qualcosa che non c'è.
I suoi occhi non trasmettono nulla. L'impressione che ha, guardandoli, è che siano colmi di...
Vuoto.
Pensa che non si tratti di una percezione collegata alle sue capacità di sensitiva
(ne sei proprio sicura?)
ma più un'intuizione femminile.
Non intende trascorrere il resto della serata con lui, tutto qui.
Se doveva scoccare la scintilla, non è capitato. Non per lei, almeno.
D'un tratto, mentre il cameriere porta il conto al tavolo, si sente stupida. Per aver creduto di poter riavvolgere il tempo, i mesi, gli anni.
Per aver cercato una scappatoia dalla propria insicurezza.
Pensa a suo marito, che la raggiungerà di lì a pochi giorni. E si rende conto, guardando l'uomo con cui ha accettato di cenare, che i suoi problemi coniugali non verranno risolti né da una vacanza né da un'uscita d'emergenza.
Forse, la loro crisi non è destinata a terminare. Ha fatto di tutto per evitare quel pensiero, ma adesso si rende conto che è l'elefante al centro della stanza. Lo affronterà. Gli parlerà. Gli dirà...
<<Andiamo a fare due passi, Nadia?>>
Lui ha appena pagato. Si alza, fissandola.
Nadia si sente a disagio. Ma vuole uscire dal ristorante.
Due passi. Perché no?
Una boccata d'aria fresca, poi ciascuno in camera propria. E tanti saluti al caro vicino di stanza.
Fuori, l'aria profuma di salsedine.
<<C'è un posto che vorrei mostrarti>> dice lui, senza guardarla.
<<Io... sono molto stanca. È stata una serata piacevole, e la cena era squisita, ma...>>
<<Ci vorrà poco. E la mia auto è parcheggiata proprio qui.>>
Indica con il capo una Range Rover blu metallizzata. Non se lo aspettava, perché hanno raggiunto il ristorante a piedi.
<<Quale posto?>>
Lui le sorride. Un sorriso perfetto. Irresistibile.
<<Lo vedrai. Ci vanno cinque minuti.>>
La guarda, in attesa di una risposta che conosce già.
Sono tutte uguali, pensa. Magari esitano. Magari fanno finta di non essere interessate. Ma poi dicono di sì. 
<<E va bene. Però restiamo poco, d'accordo? Sono proprio stanca.>>
<<Certo. Ai suoi ordini.>>
Un altro sorriso.
Salgono sull'auto.

Il Lungomare del Vento è una passeggiata con vista mozzafiato.
Un lungo viale affacciato sul mare, che collega Baia Azzurra a Baia Grigia. Proseguendo in quella direzione, si arriva fino a Viareggio.
Ogni venti o trenta metri, ci sono scalinate che conducono direttamente alle spiagge. Si tratta per la maggior parte di stabilimenti privati alternati a pochi spazi liberi.
Lui parcheggia e dice a Nadia di scendere.
Non appena rimane solo in auto, infila la mano nella tasca dei jeans. Sente gli anelli dai quali non si separa mai a contatto con le dita.
Lo aiutano a rilassarsi.
A ricordare chi è. Che cosa fa.
Perché lo fa.
E stimolano la sua eccitazione.
Manca poco, pensa.
Poco.
Poi scende, fa il giro dell'auto e apre il portabagagli.
Nadia lo aspetta appoggiata alla ringhiera che costeggia la camminata.
<<Che cosa fai?>> gli domanda.
Lui la guarda. Sente una certa irritazione crescergli dentro.
Lei parla troppo.
<<Aspetta e vedrai. È una sorpresa.>>
La guarda, sorridendo.
<<Una... sorpresa?>>
<<Oh, sì. Per te.>>
Tira fuori una radio, nera e rettangolare, lunga poco più di trenta centimetri, e una busta di plastica, poi richiude il bagagliaio.
Nadia lo osserva senza saper che cosa pensare.
La radio sembra molto vecchia. Di quelle che si usavano prima dell'avvento dei cd.
<<Una... radio?>>
<<Sì. Ti piace?>>
Lei la osserva. Riconosce il mangianastri per le musicassette.
<<Sì, ma... sembra molto vecchia.>>
Lui annuisce, serio.
<<Lo è.>>
Un tic. Sbatte tre volte di fila le palpebre, in fretta.
<<Lo è, lo è.>>
Altre tre volte.
<<Che cosa c'è nella busta?>>
<<Lo scoprirai tra poco. Te l'ho detto. È una sorpresa per te, Nadia.>>
Nadia cerca di guardare all'interno, ma è chiusa.
Sposta gli occhi verso la strada intorno a loro.
Non sono soli. Ci sono coppiette che passeggiano. Non è ancora tardi.
Lui le offre il gomito.
<<Scendiamo. Andiamo davanti al mare.>>
Nadia esita. Si domanda che cosa abbia in mente.
Lui fa un passo in avanti, avvicinandosi fino a lasciarle ben poco spazio libero.
La guarda dritto negli occhi. Sorride.
È talmente bello, pensa Nadia.
Talmente bello da annullare il sussurro del suo sesto senso, che le suggerisce di andar via da lì.
Se non fosse una persona tanto infelice, forse darebbe retta alle sue percezioni, che sono corrette.
<<Dieci minuti davanti a mare. E poi torniamo in albergo.>>
Nadia cede.
Infila il braccio nel gomito di lui, e si avviano verso la spiaggia.

Verdiana leggeva il futuroWhere stories live. Discover now