Capitolo 1 - Presente

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È stato bello.

Inutile mentire a se stessi: la mia vocazione ha anche dei risvolti positivi. A volte.

Anche se in realtà ora sento un po' freddo.

Forse perché sono qui. Nuda, in uno strano quartiere che non conosco, in un letto che non è il mio, in compagnia di un uomo a cui non appartengo e a cui non apparterrò mai.

E così deve essere.

Non è stato difficile dopotutto. Un locale alla moda, un vestito scollato ed un uomo con più ego che intelligenza.

Perché il mondo è piuttosto semplice, sapete? Siamo diversi, noi e loro intendo. Punto.

Questa me la devo scrivere.

Dov'ero arrivata? Ah sì!

A cominciare dall'intelligenza le differenze che esistono sono ciclopiche.

Comunque sia, il segreto ve lo voglio svelare subito: basta comportarsi, più o meno, come farebbero loro.

Un uomo entrerebbe nel locale, sceglierebbe la propria "preda", una che sa essere alla sua portata, magari non troppo bella e neppure troppo intelligente, altrimenti il gioco è finito prima di iniziare, gonfierebbe il petto come uno scimmione e tenterebbe per tutta la serata di convincerti che lui, tra tutti gli altri scimmioni, è quello più giusto. Ti darebbe un nome falso - non sia mai lo rintracci – e ti convincerebbe a portarti a casa tua - così non hai neppure l'indirizzo. Il resto... lo potete immaginare.

Il tutto finirà con un letto in cui svegliasi da sole, un mal di testa mostruoso per i drink e la consapevolezza che di te volevano solo una parte... quella parte.

Tutto questo se siete tanto stupide da cascarci.

Ma, alla luce di quanto detto e che sapete essere la verità, potrete biasimarmi per il mio comportamento? È semplicemente ripagare con la stessa moneta. In fondo mi sento una sorta di paladina di tutte le donne sedotte ed abbandonate.

Potreste obiettare: "Ma come sai che ti avrebbe trattata così?". Datemi retta, questa è l'ultima domanda che si pone la stupida donna che verrà usata.

E poi, io non lo faccio solo per soddisfazione personale. La mia è una missione, oltre che un lavoro.

Non fraintendetemi, non faccio quel genere di lavoro. Infatti raramente finisce in questo modo.

Il più delle volte mi rivelo al malcapitato giusto un secondo prima di slacciargli i pantaloni, gli spiego la situazione in un luogo pubblico, ed è allora che possono accadere due cose: la prima, il poveraccio va su tutte le furie, sbraita, urla, minaccia querele e denunce illuso di sapere chi sono, ma alla fine nulla di tutto ciò verrà mai attuato ed io rimango una "macchia" da non raccontare agli amici; la seconda, che devo dire accade più di rado ovvero tutte quelle volte che vado un po' più "a fondo" diciamo, è la reazione che odio di più. Il malcapitato mi guarda, mi fissa intensamente prima di scuotere impercettibilmente il capo negando a se stesso la verità che gli è stata rivelata. Qualche balbettamento sommesso, qualche goccia di sudore freddo lungo il collo prima di voltare i tacchi e tornare affranto nella solitudine della sua vita.

Questa volta, non chiedetemi come mai, sono arrivata dove poche volte mi è capitato di spingermi.

Evidentemente anche noi donne abbiamo dei bisogni. Vorrà dire che gli lascerò le spiegazioni nella buca delle lettere.

Alzandomi silenziosa dal letto, cerco il tacco destro perso chissà dove nella foga ieri sera.

Devo sbrigarmi prima che...

« Ciao! »

Cazzo. Sarei dovuta scappare prima.

« Ciao... »

Come cavolo si chiama?

« Erik. Mi chiamo Erik. »

« Ma sì certo! »

Evidentemente le mie espressioni dicono più di quanto io non voglia.

« Cerchi questo? »

Il mio tacco destro è a terra accanto a lui.

« In realtà sì! »

Un intenso secondo di imbarazzo prima di fare una richiesta che sa non vorrò mai accettare.

« Già vai via? Non ti fermi a colazione? »

« In realtà devo scappare. Sai com'è... il lavoro.»

« Capito. Non mi hai detto di cosa ti occupi. »

« Non ti ho detto molte cose. »

Devo uscire di qui prima che mi chieda...

« Almeno il tuo numero di telefono me lo puoi dare? »

« Ma certo! Hai carta e penna? » chiedo recuperando la scarpa.

E mentre scrive già mi immagino la sua faccia quando gli risponderà il Centro Recupero Disturbi Sessuali.

Se l'è meritato. In fondo tutti se lo meritano. Dal primo all'ultimo. E non dite: « In realtà il mio "lui"... ».

Se davvero vi sembra diverso è solo perché ancora non avete capito come va il mondo.

« Allora ti chiamo! » esclama mentre apro a fatica la porta blindata.

« Te ne prego con tutto il cuore! »

« Allora a presto, Beverly! »

« A presto... »

Come diavolo si chiama?

« Sempre Erik! »

« Già, Erik! » 

© Giulio Cerruti (The_last_romantic)

Angolo dell'autore:
Lasciate anche solo una stella per coronare i miei sforzi o, se vi va, commentate consigliandomi costruttivamente come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!

Come Mondi Opposti | Prima StesuraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora