Capitolo 18 - Tempo

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Tre volte. La luna e il sole. Entrambi per tre volte sorsero e tramontarono. Ed ogni loro movimento aveva una spettatrice che, insonne, li attendeva.

L'intero fine settimana trascorso tra una canzone romantica e la paura che i sogni potessero davvero avverarsi.

Perché ascoltare queste canzoni? Perché sperare l'insperabile?

Guardare i soffitto con la musica nelle orecchie. Il bianco della vernice colorarsi delle sue speranze. Guardare come al cinema una vita che sarebbe potuta davvero esistere. Una vita prima solo immaginata.

Un weekend lungo quello. Il reverendo aveva nuovamente tuonato contro i McLoud nel sermone della domenica. Aveva ripetuto quanto quella famiglia tutta predicasse l'odio ed un religione che non andava considerata tale. Luke ed il padre erano invece in Mitchigan per l'annuale meeting pre-elettorale del partito repubblicano. Una parvenza di normalità a tratti stereotipata. Questa l'impressione che, almeno sul palco, la famiglia McLoud doveva dare. Qualcosa a cui ora non credeva più neppure Bry. La stessa Bry che comprese quanto quegli obblighi fossero la causa di tanta lontananza ed, in lei, di tanta ansia. Perché ogni secondo trascorso in attesa di quell'incontro era un'interminabile giostra tra le salite dell'entusiasmo e le repentine cadute dell'agitazione. Era vivere montagne russe senza sapere se alla fine di esse ci sarebbe stato un muro contro cui terminare la corsa.

Ma inseguire i sogni non era mai stato tanto dolce ora che bastava allungare la mano e prenderli.

Non più correre e mai raggiungere. Mai più fredda ombra di una vita nascosta. Non sapere come definirlo. Eppure esisteva, era lì, incarnato dal faro. Era il loro luogo segreto, fuori dal mondo, lontano da tutti. Religione, politica, apparenze da mantenere. Tutto il mondo lontano da quella spiaggia e da quelle rovine che sarebbero rinate.

Lunedì finalmente arrivò. Luke lo aveva promesso. Incontro, ritrovo, appuntamento. Non esisteva sinonimo di quella parola che non la facesse trasalire. Ma era reale più che mai.

Luke lo ha promesso.

Ma ripeterlo a se stessa non lo faceva certo essere più prossimo.

Tra i corridoi della scuola, lui non c'era.

Colse dei discorsi. Alcune ragazze parlavano di una litigata furibonda con Beverly, altre di un malanno di stagione, altre di un imprevisto che aveva costretto l'intera famiglia a rimanere due giorni in più in Mitchigan.

Due giorni...

Troppi, davvero troppi. Altre quarantotto ore spese, e sprecate, a pensare alle parole dette.

Me lo aveva promesso!

Aveva detto: "Lunedì! Stesso posto, stessa ora! "

Lei aveva risposto distogliendo lo sguardo a terra, arrossendo ed infine annuendo silenziosa. Lui aveva suggellato quel patto con un: "Perfetto! Ci conto allora!". Ma a quanto pare tra i due era lui che stava venendo meno alla promessa fatta.

Ma in quanto a promesse l'ultima che poteva biasimare qualcuno era proprio Bry. Aveva mentito a Toby, al suo amico, alla spalla sempre presente. Lo aveva guardato dritto negli occhi e risposto che non avrebbe mai più visto Luke McLoud. Aveva taciuto sia sul luogo sia su ciò che il suo cuore le consigliava di fare e Toby, apparentemente, ci aveva creduto.

E ora quei pensieri tornavano a tormentarla. Anche e soprattutto in quel momento del pranzo, quando solo l'amico le faceva compagnia mangiando con lei in sala mensa.

« Stai bene? »

« Cosa? »

« Ho chiesto se stai bene! »

« Perché mi fai sempre tutte queste domande? »

« Forse perché ci tengo a te? »

« Faresti meglio a non farlo! » rispose seccamente Breanna alzandosi e gettando il pranzo nell'immondizia.

Non ci riusciva. Per quanto volesse, stare vicino a Toby in qualche modo era rimanere accanto ad un fuoco rovente. Iniziava a tremare, la sua fronte a scottare e la pelle a sudare e l'unico modo per sopravvivere a se stessa, per quanto doloroso, era stargli il più lontano possibile.

Perché? Il solo senso di colpa spiegava soltanto in parte la sua reazione. Bry non concepiva come il suo vicino, il suo amico di una vita, avesse potuto parlarle in quel modo, trattarla come una bambina quando il suo sogno poteva finalmente avverarsi, quando quell'amore tanto cercato, di cui Toby era da sempre a conoscenza, era a portata di cuore.

E forse per rivalsa, Bry avrebbe fatto esattamente l'opposto. Anzi, proprio come aveva detto Toby.

"Non credo sia una buona idea, per nessuno, farvi vedere insieme."

Così sarebbe stato.



Tre del pomeriggio.

Il sole, nella sua veste ormai estiva, era ancora alto.

Tutti sanno che guardare con insistenza l'orologio non fa scorrere certo più veloce il tempo. Un tempo infinito. Al termine della seconda ora di attesa, Bry riusciva perfino a percepire il ticchettio della lancetta dei secondi.

Pesante avanzava lentamente. La forza di gravita la teneva a terra. Rallentava la sua corsa e, per un istante, crebbe di vederla tornare indietro.

Non può continuare così!

« Io esco zio! »

Ennesima risposta detta e non percepita. Ennesima ora sprecata a sognare.

Inforcando la bicicletta si accorse di quanto il desiderio possa dare forza. Quanto la salita possa sembrare discesa e lo scirocco rinfrescare.

Cinque minuti e Bry era nuovamente alle porte del faro. Lì sarebbe rimasta per le tre ore successive. Non aveva fretta.

La vecchia porta, la scala in legno sempre lì, i gabbiani che avevano nidificato lungo una spaccatura.

Salì. Gli specchi della lanterna, il tetto a volta, la vetrata dalle imposte mancanti. Tutto come al solito.

Ma la differenza era un'altra. La differenza non era la mancanza, era la presenza.

« Perdonami Bry. Sono in anticipo. »

© Giulio Cerruti (The_last_romantic)

Angolo dell'autore:

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