Capitolo 13 - Trappola

1.7K 131 34
                                    

Undici e quarantacinque.

Strana, davvero una strana situazione.

Non mi è mai capitato, sapete? Voglio dire... non lavoro mica su commissione io. Quello è un altro tipo di lavoro.

Però Marta è una mia amica. Forse una delle più care. Quando sono entrata a far parte di Woman, lei sì che mi ha davvero aiutata. Mi ha spiegato come ragiona Susanne, mi ha indicato come muovermi in ufficio, da quali colleghe guardarmi e di quali fidarmi. È grazie a lei che sono sopravvissuta i primi mesi in redazione e, nonostante i nostri sei anni di differenza, il fatto che superi abbondantemente i trenta non è una barriera alla nostra amicizia. Anzi.

D'altronde solo ad un'amica fidata si può chiedere di sedurre il proprio ragazzo.

Solo la fiducia può spiegare una tale richiesta ed io, visto il crescente credere nella mia causa ed il bisogno di nuove esperienze da scrivere, ho accettato di buon grado.

Ma stavolta è diverso.

La vittima non la scelgo io. Il finale mi è imposto, e comunque non andrei oltre. Infine l'imbarazzo è tanto ma spero con tutta me stessa non traspaia.

« Allora, Beverly giusto? Raccontami un po' di te! »

Undici e cinquanta.

In fondo è anche un bel ragazzo. Corti capelli corvini, occhi nocciola, un fisico che, a quanto ricordo dai discorsi di Marta, ha sviluppato grazie al nuoto agonistico. Niente di speciale ma comunque non mi sorprende sia riuscito a conquistare una donna più grande di lui. È già mezzora che ci guardiamo, ci studiamo ed infine parliamo.

Ora però devo rispondere alla sua domanda.

« Vedi, Kennett giusto? Dovrei iniziare da ciò che è più importante per me ma in realtà c'è davvero poco, soprattutto nell'ultimo periodo. Il mio ragazzo mi ha lasciata, i suoi creditori mi bussano alla porta ogni giorno ed in più ho il mutuo da pagare! »

Vediamo come risponde. In genere uso questo approccio come un test: chi è interessato a me, come persona intendo, mi compatisce, magari usa qualche frase fatta per tirarmi su di morale e poi cambia discorso per evitare di vedermi "piangere".

Il secondo tipo di uomini, interessato solo a quello, calca il punto della ragazza sola ed abbandonata, spingendomi a sfogarmi con lui, anima pia, su quanto facesse schifo la mia vita di prima ed, in modo implicito, convincermi che andare a letto con lui sia una rivincita.

« Che stronzo dev'essere stato! Raccontami di lui! »

Appunto.

Marta deve avere più di qualche sospetto per farmi impersonare questo personaggio.

Undici e cinquantacinque.

Sono quattro anni che stanno insieme, ed almeno da uno di essi lei ha il sospetto che la tradisca. Solo ultimamente però, ovvero da quando Kennet frequenta questo lounge bar, ha l'impressione che i tradimenti siano sempre più frequenti e sempre meno attenti.

Sì, è una strana situazione ma non stoniamo affatto qui dentro. Luci soffuse, forti drink, gruppi di donne accerchiate da qualche maschio pronto a colpire se una di esse si separa dal branco. La routine insomma.

Eco spiegata la mia presenza mentre gli faccio capire quale bastardo sia stato tale Ted, con le sue continue richieste di soldi e le sue mancanze sotto le lenzuola.

« Oh, povera stella! »

Braccio attorno alle mie spalle mentre ordina il mio terzo drink. Classico.

« Smettila Kennet o mi farai ubriacare! » cinguetto brilla.

È ovvio che più fingo di abbassare la guardia, più lui a sua volta fa lo stesso.

« Così però non mi invogli mica a smettere! »

« Ma sì, Ken! Poi sai che non sarò più in grado di fermarmi? »

« E sarebbe un male? » chiede allungando una mano sulla mia coscia.

« No. Direi di no. » gli sussurro all'orecchio mordendogli il lobo.

« Oh Beverly! »

Dio, ma si può essere più stupidi? Purtroppo per Marta i suoi timori erano fondati. Nulla a cui non eravamo preparati.

« Ken... che ne dici di andare in un luogo più appartato? Il mio appartamento è qui vicino. » mento.

« Franck! Il conto! »

« Lo prendo per un sì! »

« Ne sentirai di "sì" stanotte! »

La sua eccitazione e pari solo alla mia gioia quando tutto questo finirà.

« Ecco a te Kennet! A domani! »

Evidentemente è un'abitudine.

Mezzanotte.

Le strade illuminate di Tribeca sono un'ottimo timeout per ripassare il piano. L'orologio segna mezzanotte e due minuti. Non ho molto tempo.

« Allora? Cosa mi farai nel tuo appartamento? »

Dio com'è viscido! E pensare che Marta era sul punto di chiedergli di sposarla tre mesi fa.

« Vedrai Ken! Ho in mente giochi che non dimenticherai! »

Quattro anni... ma come si fa? Voglio dire, come si può stare anche solo fidanzati quattro mesi con un tipo del genere?

« Non vedo l'ora! »

A proposito di ora... ho solo cinque minuti. Cavolo, il corteggiamento è durato più del previsto. Dovevo calcare la mano prima.

« Eccoci arrivati! »

Una lontana cugina di Marta ci ha prestato il suo loft. Ufficialmente per una fuga d'amore e in fondo non ci è andata poi così lontana.

Lo tiro per un braccio dentro il palazzo ed infine nell'ascensore.

Senza preavviso mi "regala" un bacio che puzza di alcool.

Resisti Beverly! Resisti!

« Quanta fretta! Aspetta almeno di entrare in casa! » gemo mentre la sua mano si insinua sotto il vestito.

Pianerottolo. Il più buio che abbia mai visto.

Cavolo, non trovo la chiave. Speriamo non se ne accorga.

« Dai entriamo! »

Al terzo tentativo la porta si spalanca sotto la sua spinta. Accendo una luce ma lui mi è subito addosso. Mi spinge su un divano. Neppure il tempo di guardarmi attorno. Mi bacia il collo, un bacio rumoroso, bagnato che forse qualcosa mi fa provare.

Mezzanotte e dieci.

Dove cavolo è finita?

Si slaccia la camicia. La getta lontana. Io gli sbottono i pantaloni che cadono a terra.

Qualcuno suona alla porta.

Bravissima Marta, tempismo perfetto!

« Aspetti qualcuno? » mi chiede.

Sì, la tua ragazza.

« No! »

Due, tre colpi violenti. Un pugno se desiderava solo entrare.

Strano. Perché Marta non entra con le chiavi? Era questo il piano.

« Ma chi sarà? » bisbiglio.

« È casa tua! Vai tu! » mi ordina evidentemente agitato mentre rovista in giro in cerca della camicia.

« Chi è? »

« Apri subito questa porta! »

Una voce sconosciuta. Lo guardo impallidire nel buio di una casa sconosciuta.

« Cazzo! È mia moglie! » 

© Giulio Cerruti (The_last_romantic)

Angolo dell'autore:

Lasciate anche solo una stella per coronare i miei sforzi o, se vi va, commentate consigliandomi costruttivamente come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!

Come Mondi Opposti | Prima StesuraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora