Capitolo 3 - Preda

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« Hai studiato Bry? »

« Poco o niente, Toby! »

« Lo sapevo già! Per questo... »

« Perché me lo chiedi allora se conosci già la risposta? » esclamò spazientita.

« Ehi rilassati! Sono dalla tua parte! »

Forse ci prova gusto a farmi sentire più inetta di quanto già non mi senta. Non è proprio giornata.

« Comunque... » continuò Toby. « Nonostante non te li meriteresti, ecco a te! »

Dallo zaino estrasse una manciata di fogli bloccati da una graffetta.

« Cosa sarebbero? »

« I compiti del corso di storia! »

« E cosa ti fa credere che non li abbia fatti? »

« Non lo hai appena detto tu? »

Le scelte era due: l'orgoglio le diceva di colpire quei fogli e farli volare per tutta la strada; la paura delle conseguenze la spingevano ad accettare.

« Hai ragione. Scusami Toby. È un periodo complicato. Sei stato un tesoro a pensare a me. »

« Che posso farci? Dovrei fare "tesoro" di secondo nome! » rispose felice di aver strappato un sorriso all'amica.

« Toby "Tesoro" Duncan? Non sono certa suoni così bene! »

« Hai ragione! »

Ridere o semplicemente sorridere. Un momento in cui la scala di grigi del liceo si colorava e le sue paure si spengnevano.

Toby...

A pensarci bene, lo era sempre stato. Fin dall'infanzia, fin da quando Bry ne aveva memoria, quel vicino di casa rimaneva indissolubilmente legato al suo personaggio. Caotico, buffone, a tratti ridicolo, sempre in sella alla sua bicicletta come un funambolo. Ma per quanto infantile quel comportamento sarebbe potuto sembrare, Bry conosceva bene il suo migliore amico e ciò che nascondeva.

La stessa cosa che cerco di nascondere anch'io.

Guardare in alto.

Ricordi che si frapponevano tra lei ed il luogo che aveva di fronte mentre cinquanta stelle bianche garrivano al vento di ponente che forse più di una nube avrebbe portato. Decisamente più di quante Brianna osasse sperare.

« Si intensificherà! »

« Come dici Bry? »

« Il vento. »

Toby cercò di immaginare cosa quegli occhi azzurri cercassero nella bandiera appesa in cima alla sua asta. Una ricerca che capì essere persa in partenza.

« Sei strana oggi. Ci vediamo in classe! »

Lei non rispose. Rimase lì, smarrita nelle sensazioni che quella brezza fresca portava con sé.

Infine si arrese.

Iniziò a scalare i gradini osservando quella prigione farsi via via più nitida ad ogni passo. Chiedersi il perché di quella schiavitù che ogni mattina la portava su quella scalinata, era utile solo a comprendere quanto odio provasse per quel luogo.

"Gli anni migliori della tua vita!".

Questo le aveva promesso lo zio. Indimenticabili, poco ma sicuro.

Probabilmente avrò bisogno di uno strizza cervelli quando uscirò da qui!

Come mosche al miele, gli studenti si riversavano all'interno del liceo, spintonandosi e spintonando Bry, rendendola incerta della propria tangibilità in quel posto.

Ma ormai ci aveva fatto l'abitudine.

L'invisibilità, per quanto assurdo, col tempo era diventata la sua difesa, una coperta dalla quale faceva paura scoprirsi.

Eppure funzionava bene con tutti: i professori, la maggior parte degli studenti, lui.

Stringere i libri tra le braccia non li fanno essere più morbidi, torturare i bordi non arrotonda gli spigoli ed appoggiare le labbra sulla copertina, di sicuro, non li trasformano in Luke McLoud.

Ma a Bry questo bastava. Rubare qualche sguardo, qualche visione di lui mentre apre l'armadietto, mentre si scosta dalla fronte i lunghi capelli castani, mentre ride con gli amici.

E la sua invisibilità, per una volta, era utile. Le permetteva di guardare, le permetteva di ricordare.

Vedendoli, non lo avreste mai detto ma, di tutta la scuola ad esclusione di Toby, Breanna era colei che aveva trascorso più tempo con Luke. Tutti gli anni dell'asilo, delle elementari e delle medie, fino all'ultimo anno di liceo.

Ed ogni secondo passato nella stessa stanza con lui era il ricordo indelebile di un profumo, di una realtà che si colorava dei toni dell'oro e dell'azzurro.

Ricordava nei sogni quegli occhi così vispi, così simili al mare da temere di affogare nel suo sguardo, ricordava quando a sei anni appena, quel maledetto colpo di fulmine l'aveva colpita. Ricordava il proprio decimo compleanno e quel braccialetto di stoffa rosa decorato da pietre colorate che Luke le aveva donato spinto dalle convenzioni e a cui Breanna aveva risposto, un mese più tardi al compleanno di lui, con un secondo bracciale di cuoio e acciaio. Ma lui era troppo piccolo o troppo distratto per coglierne un nesso e lo gettò nel mucchio indistinto dei regali. Ricordava quando a sedici anni la prima fidanzata di Luke non era lei. Ricordava il dolore ed i pianti quando la politica e la religione spinsero i genitori di entrambi ad allontanarli per timore delle "cattive influenze", cosi avevano detto.

Ma quale cattiva influenza può avere l'amore?

Tuttavia a Luke, il distacco da quella timida e silenziosa ragazzina non sembrava toccarlo. Continuò la sua vita non accorgendosi che, nella sua ombra, Breanna trovava conforto.

Ricordi dolorosi perlopiù, ma pur sempre ricordi di un passato in cui gli era più vicina che mai.

Sedici anni di invisibilità assoluta, la certezza di essere fuori posto, il dubbio che un posto proprio, un posto accanto a lui, non lo avrebbe mai trovato.

Eppure per qualcuno Breanna era visibile. Anzi era la vittima da ricercare.

E la preda si accorse troppo tardi del predatore alle sue spalle.

« Non starai guardando il mio ragazzo, sfigata? » 

© Giulio Cerruti (The_last_romantic)

Angolo dell'autore:

Lasciate anche solo una stella per coronare i miei sforzi o, se vi va, commentate consigliandomi costruttivamente come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!

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