Capitolo 43 - Ritrovamento

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Pochissime volte si ha il coraggio.

Delle proprie scelte, delle proprie azioni. E non parlo dell'adrenalina che ti forza inevitabilmente a "combattere o morire". Parlo del coraggio quello vero, quello che ti spinge fino in fondo, quello per cui non esiste adrenalina ma solo amore. Quando senti che l'unica differenza tra esso e la pazzia è perché o, per meglio dire, per chi lo si usa.

Anche quella volta, non c'era adrenalina. Nel suo cuore, nei suoi muscoli, nel sorriso di Brianna. Non c'era tensione, solo desiderio.

Per la prima volta stava facendo qualcosa per lei. Niente obblighi dello zio o dettami della chiesa. Qualcuno in città avrebbe detto: "Quel ragazzo la sta portando sulla cattiva strada!"; ma mai, come in quel momento, Bry compresse quanto quella strada fosse soggettiva e quanto arrivi per chiunque, prima o dopo, quando non ce lo si aspetta o quando si è pronti o forse entrambe queste ultime.

Il sorriso. Era questa la prova.

Aveva rischiato. Era stata sul punto di gettare al vento tutto, inseguendo una giustizia ingiusta, uniformandosi alla forma che volevano di lei. Ciò che lei non era.

Questa voglio essere! Questa sono io! Che mi libero dalle catene, che combatto per ciò in cui credo, che non mi arrendo e inseguo il mio sogno.

Solo la voglia, mentre le macchine sfilavano rapide. Poteva vederne i fanali, poteva percepirne quasi il calore sulla pelle tanto le correvano vicini. Poco importava pedalasse contro mano o che passasse sul marciapiede.

« Ehi! Stai attenta! » le urlò il proprietario di una station wagon suonando il clacson.

Sì, forse un pizzico di follia c'era ma come disse Shakespeare: "Se non ricordi che amore ti abbia mai fatto commettere qualche pazzia, allora forse non hai mai amato."

E lei amava. Cazzo, se amava. Amava con la forza di mille cuori e con la stessa forza li avrebbe fermati per lui. Avrebbe spaccato il mondo, tagliato quella strada in due, pedalando più veloce della luce, solo per arrivare prima da lui. E avrebbe combattuto. Schiena contro schiena lo avrebbe amato, pur sapendo che più amore provava, più pericoli avrebbe dovuto affrontare.

Ma noi li affronteremo.

Non avrebbe contato il tempo. Ci fossero voluti anche mille anni, anche quando i capelli avessero perso il loro colore e gli occhi la luce, avrebbero convinto tutti che due mondi opposti che si scontrano non creano un buco nero ma un nuovo mondo. Il loro.

Di questo era convinta e per questo correva.

Non era mai andata così veloce. Quelle ruote non avevano mai conosciuto un tale desiderio di arrivare a destinazione. Era la voglia impellente, il bisogno di porre rimedio ai propri sbagli, di guardarlo negli occhi e dirgli: "Sono stata una stupida perché noi dobbiamo stare insieme, perché se ci amiamo nessuno potrà fermarci, perché il nostro centro di gravità ce lo siamo creati noi e nessuno può togliercelo, neppure noi stessi!"

Per questo pedalava in piedi sulla bici, nuovamente spingendo con tutto il corpo lungo la Ocean Drive, sfilando il porticciolo alla sua sinistra, passando accanto alle case appena ridipinte in attesa della stagione estiva.

Già. L'estate stava arrivando.

Erano i primi di giugno. Avrebbe dovuto studiare per gli esami di fine anno e forse pensare anche a come vestirsi per il ballo. Era l'ultimo anno in quella maledetta scuola ma, per la prima volta, lei non voleva mancare a quell'appuntamento.

Ma tutto tutto veniva fagocitato dal desiderio di abbracciarlo, di cingergli il collo, di immergere le dita tra i suoi capelli e dirgli: "Luke, io ti amo! Ti ho sempre amato e, nonostante quello che ci potrà fare il mondo, continuerò a farlo e non smetterò mai!"

Corri, Bry! Corri!

Il sudore non aveva neppure il tempo distillare una goccia che subito la velocità la disperdeva nell'aria. Sì, è vero: le gelava il corpo, ma lei non lo sentiva. Lei guardava solo quel faro farsi sempre più prossimo, spuntare oltre la collina, oltre l'orizzonte.

A cinquanta metri dall'arrivo decise di scendere dalla bicicletta, saltando sul marciapiede in corsa e gettandola sulla sabbia. Non c'era tempo per le buone maniere. Non c'era più tempo.

Quindici anni e ora non c'è più tempo...

Guardò quella distesa di sabbia appena illuminata da una luna crescente. Scrutò quelle dune e oltre esse, verso il faro che si stagliava oscuro sotto la Via Lattea. Ma non c'era la minima traccia. Di nessuno.

Nessun essere umano veniva lì da giorni. Perché mai avrebbe dovuto? Non c'era altro che sabbia e vecchie rocce. Solo rovine.

Carponi, usando anche le mani, scalò la prima duna, quella più alta e ripida di tutte, sulla cui vetta della Uniola era cresciuta rigogliosa a dispetto del vento.

« Luke! Luke, dove sei? » urlò.

Nulla, se non lo sciabordio delle onde in lontananza e qualche macchina che rumoreggiava sulla Ocean. Nulla, se non il cuore che batteva nelle orecchie e non per la corsa ma perché il tempo stava scadendo se non lo avesse trovato lì, non lo avrebbe più cercato. Nulla, se non quel silenzio immobile.

« Luke. Ti prego rispondimi... »

Ma quest'ultimo non era più un urlo. Era una preghiera sommessa per un'entità che tutto poteva e che qualcosa fece.

Alla sua destra, dopo il passaggio di una macchina con i fanali abbaglianti, delle tracce sulla sabbia. Andavano verso il mare, tangenti al faro. Forse erano vecchie, forse erano le sue stesse impronte che aveva lasciato chissà quando. Decise di seguire ugualmente.

Nella penombra, solo il cellulare a farle da torcia improvvisata. La sua luce vellutata non illuminava altro che poco più di un metro davanti a lei. Passo dopo passo le seguì. Affondavano prepotenti nella sabbia, zigzagando prima a destra e poi a sinistra.

Percorse venti metri prima di trovare una traccia di vita umana. Una bottiglia di vetro aveva versato quel poco di birra che rimaneva sulla sabbia. Altri dieci metri e un'altra bottiglia sulla sinistra era stata lanciata più lontano dalle impronte, come in un gesto di stizza.

Continuò a camminare avvicinandosi sempre più al faro che ormai si faceva imponente oscurando una buona metà del cielo.

« Luke! Dove sei? » urlò.

Ancora nessuna risposta.

Il suono delle onde, il cuore che batteva. Poi un sospiro.

« Brianna... »

Due, cinque, forse dieci passi. Impossibile dire quanti.

Poi lo vide.

Riverso al suolo. Una bottiglia nella mano destra, la sinistra a tamponarsi la fronte. Un profondo squarcio e stavolta ciò che si riversava nella sabbia non era birra e non proveniva dalla bottiglia.

Era sangue ed era il suo.

© Giulio Cerruti (The_last_romantic)

Angolo dell'autore:

Si sono ritrovati ma forse non nel modo in cui speravano loro. Cosa può essere successo? Perchè ora Luke versa in queste condizioni? Ma soprattutto cosa accadrà ora?

Lasciate anche solo una stella per coronare i miei sforzi o, se vi va, commentate consigliandomi costruttivamente come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!

Come Mondi Opposti | Prima StesuraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora