Capitolo 17 - Uomini o vermi?

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"Pazzesco.

Quando penso a ciò che è accaduto, solo un aggettivo mi viene in mente.

Voi lo sapete bene ormai. Sono tre anni che vi metto in guardia. Vi racconto le mie esperienze, voi mi scrivete le vostre. Schiena contro schiena cerchiamo di difenderci in questo mondo di "uomini". Ma ciò che è accaduto ha del... pazzesco appunto.

Qualcosa che va oltre la mia comprensione e nel quale mi sono trovata invischiata come una mosca. Perché è così che ti fanno sentire. Inutili e schifosi insetti.

Mi hanno chiesto, in realtà la stessa protagonista me lo ha chiesto, di non cambiare i nomi delle persone, di mantenere i personaggi nei loro connotati reali. Devo ammettere che sono stata tentata di darle ascolto. Nome, cognome ed indirizzo... se lo sarebbe davvero meritato. Purtroppo, dopo un'attenta analisi con la nostra squadra dell'ufficio legale, sono stata costretta, se non a censurare, almeno a modificare parzialmente.

Ma veniamo al sodo.

Tutto iniziò l'altra mattina. Una giornata come ogni altra, nulla da ricordare, più di una visione da dimenticare. La solita New York insomma.

Una mia amica, che chiameremo Monica e, fidatevi, ha coraggio da vendere ed ora scoprirete perché, mi ha chiesto un favore che in poche chiederebbero perfino ad una sorella: sedurre il proprio compagno da oltre quattro anni.

Attenzione! Ricordate bene: compagno, fidanzato, ragazzo, insomma chiamatelo come volete ma non marito. Dopo scoprirete perché.

Arriva la sera. Cinque minuti a mezzanotte e tale Ken... volevo dire, Kevin, si dimostra davvero la persona che Monica temeva: uno schifoso traditore con tutto il suo repertorio. Frasi sconce, palpamenti sfacciati, baci non richiesti insomma ogni tecnica di un manico erotomane.

Nulla di nuovo direte voi. Un piccolo dettaglio invece c'è.

La trappola era pronta. Mezzanotte e un quarto e Monica sarebbe entrata a casa cogliendoci insieme. Nulla di più semplice, in fondo più semplice è meno inconvenienti si posso creare, giusto?

Sbagliato.

Qualcuno la anticipa. Urla, pugni e calci alla porta. La stessa persona che ci aveva visto entrare poco prima in quel palazzo.

« Strano! » mi dico. « Monica ha le chiavi! »

Lo guardo e lui confessa terrorizzato che la voce non è di Monica, come avevo intuito, ma bensì di sua moglie.

Sì, avete capito bene. Quattro anni. Un tradimento lungo millequattrocentosessanta giorni.

Senza parole apro la porta.

Ricordo soprattutto il suo sguardo. Strano a dirsi, ma la sua attenzione era rivolta principalmente a me e solo secondariamente al marito fedifrago. Ma ci torneremo su questo argomento.

Dov'ero arrivata? Ah sì!

Credetemi istanti interminabili. Non so come sarebbe finita se non fosse arrivata Monica da lì a poco.

Indovinate cosa disse Ken... ehm, Kevin.

« Non è come sembra! »

Difatti era molto, ma molto peggio. Quando la povera moglie, Marla mi pare si chiamasse, capì la situazione spiegata da Monica sprofondò nel divano come privata della spina dorsale. Ebbe solo la forza di lasciar cadere a terra la fede che teneva al dito e dire: "Non voglio vederti mai più."

Totalmente incosciente della nostra presenza Ken... ehm, Kevin pregò la moglie di perdonarlo, che sette anni di tradimenti erano solo il risultato di una malattia psicologica dalla quale si sarebbe fatto curare e che non sarebbe più ricapitato.

Ma le mani prudevano. Quelle di Monica più di tutte. Ragazze vi giuro, mi sono ricreduta sulla forza fisica che può avere una donna tradita.

Appena si alzò gli diede un pugno in pieno viso che lo fece crollare a terra. Vidi il suo viso impattare il parquet e rimbalzare come se neppure il pavimento fosse l'habitat giusto per un verme del genere.

Se ne andò, due denti e due donne in meno.

Io, che di quella soluzione ero una semplice spettatrice, mi sentii rivolgere le scuse di Marla per come mi aveva aggredita sulla porta. Le risposi che le uniche vittime della situazione erano loro ed io solo uno strumento.

Mi ringraziarono ed uscirono anche loro da quell'appartamento dove l'amore di due donne si era infine infranto nel modo più brutale possibile.

Mi piace pensare di aver salvato due donne. Mi piace credere che sono uscite di lì con un uomo in meno ma un'amica in più.

Mi piace crederlo ma so che, per entrambe, la ferita sarà difficile da rimarginare. Una cicatrice che per me è ancora aperta dopo tanto tempo. Una cicatrice chiamata amore."

© Giulio Cerruti (The_last_romantic)

Angolo dell'autore:

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