Capitolo 11 - Condizioni

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« Non rivolgermi mai più la parola! » sbottò Breanna sbattendo a terra i piedi ad ogni passo più lontani da lui.

« Ehi! Era solo uno scherzo! Perché te la prendi tanto? »

Già, stupida che non sei altro! Perché gli dai tutta questa importanza? Tanto vale che gli chiedi di sposarti!

Ironica come può essere solo la nostra coscienza. Quando quella profonda parte di noi è l'ultima prima del baratro, prima della rovina.

Doveva tornare in sé il prima possibile. Non poteva permettersi di perdersi. Non poteva permettersi di perderlo.

E Bry conosceva un unico modo.

« Hai ragione sai? Sei proprio uno stronzo! » urlò.

Continuò a camminare verso l'interno dell'isola, scalando la prima duna di sabbia che il vento aveva creato e l'acqua animato di una fitta erba bruciata dal sole.

Era rischiosa come tattica ma sapeva di dover rischiare.

Passi. Affondavano pesanti nella spiaggia che mai e poi mai il suo cuore avrebbe voluto abbandonare.

Altri passi.

Ti prego! Ti prego!

Cinquanta metri durante i quali il faro si rimpiccioliva sempre più.

Dai! Dai!

« Breanna! »

Luke si arrampicò correndo su per l'altura.

« Breanna! Aspetta! »

Non ci credo. Ha funzionato!

« Breanna! Perdonami, ho esag... »

Pochi metri di distanza, un grande sorriso su quel viso decorato di lentiggini e capì di essere caduto nella trappola.

« Chapeau, madame! » scosse sorridente la testa. « Devo dire che te la sei giocata proprio bene! Ed io che pensavo te la fossi presa davvero.

Uno pari. »

« No, no Luke! Questa vale almeno due punti! »

Il suo sorriso. Nulla di paragonabile. Il sole alle sue spalle splendeva meno nonostante si riflettesse sull'acqua.

Mai stato così vicino. Lo spazio di una carezza. Lontana la possibilità, vicina la voglia.

« Te li concedo solo perché sono un gentiluomo! Ma ad una condizione! »

« Quale? »

« Che mi mostri il faro! »

« Il... il faro? »

« Sì! Sono stato tante volte seduto in spiaggia con la schiena appoggiata ai suoi mattoni ed ogni volta mi sono chiesto cosa ci fosse dentro! »

Il suo posto segreto. Il suo rifugio da quella vita dolorosa della quale, indirettamente, Luke stesso ne era causa. Pagine e pagine scritte su di lui, su ciò che Bry aveva rubato con lo sguardo, su ogni suo minimo movimento, su quanti di essi potessero essere cenni verso di lei.

Le mura di quel faro erano impregnate delle sue lacrime e dei singhiozzi che vi erano echeggiati e se Toby l'avesse scoperto sarebbe stato forse il tradimento peggiore che la sua amica avesse potuto mai fargli.

« Ma è solo un rudere! Non c'è nulla di interessante all'interno! » lamentò Bry conscia che quella scusa non lo avrebbe certo fatto desistere.

« Come no? C'eri tu! »

« Io? » chiese incredula.

« Sì! E non credo che tu sia tanto stupida da rimanere tanto tempo in una topaia! »

Già... "tanto stupida"...

Il danno? Fatto.

Quel foglio, l'unico colpevole. Il vento lo aveva aiutato e, per l'ennesima volta, il mondo si era coalizzato contro di lei.

« E dai Bry! Non farti pregare! Tanto sai che non arriverò a tanto! »

« Bry? »

« La smetti di farmi domande? Se solo i tuoi amici possono chiamarti Bry allora... »

« No! No! Va benissimo Bry! » si affrettò a dire.

« Finalmente una frase di senso compiuto! Allora? »

« Allora cosa? »

« Il faro, Bry! »

« Ah già! »

Cazzo! Cazzo! E ora? Che mi invento?

I pensieri corsero al suo amico. Lui, ignaro, non aveva mai avuto il minimo sospetto che quel luogo lontano fosse minimamente caro a Bry. Se avesse saputo che il primo con il quale condividerlo sarebbe stato quel "pallone gonfiato" di Luke McLoud...

« Se non vuoi, vado da solo! » esclamò discendendo la duna.

« No! Aspetta! Va bene! Ti accompagnerò io! »

Capitolò correndogli dietro.

Cosa avrebbe potuto fare? Non era una sua proprietà e chiunque non fosse spaventato da travi penzolanti, scale pericolanti e dal rischio di venire ucciso da qualche chiodo arrugginito sarebbe potuto entrare indisturbato.

Che situazione.

Lo raggiunse.

I pensieri correvano sicuramente più dei loro misurati passi nel tragitto verso il faro.

« Sai Bry. » ruppe il silenzio che si era creato. « Ho sempre pensato di starti antipatico. »

Venticinque gradi. Tempo sereno con un sole agli sgoccioli che scaldava la pelle. Eppure per un istante il corpo di Breanna si irrigidì, colpita dal gelo improvviso del proprio orgoglio.

« Perché? »

« Non saprei. Abbiamo trascorso molto tempo insieme a scuola e, nonostante ce ne siano state parecchie in quindici anni, tu non hai mai colto una occasione per parlarmi o salutarmi. Ti vedevo nei corridoi sempre stretta ai tuoi libri, a volte ci incrociavamo con lo sguardo ma poi tu scappavi. »

« Potrei dirti la stessa cosa! » obiettò.

Dio, com'è strano!

Come il tempo che separa due vecchi amici. Come il momento in cui si rincontrano. Come l'imbarazzo di un legame lacerato e ritrovato. Così tanto in comune, così poco in fin dei conti. Nulla di radicato. Nulla di profondo.

Solo un sentimento intatto nel tempo.

« In fondo hai ragione anche tu, Bry. Avrei potuto avvicinarmi io. »

« Eccoci arrivati! » cambiò discorso lei.

© Giulio Cerruti (The_last_romantic)

Angolo dell'autore:

Lasciate anche solo una stella per coronare i miei sforzi o, se vi va, commentate consigliandomi costruttivamente come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!

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