Capitolo 54 - Identità

794 81 10
                                    

« Brianna! Ti prego! Fammi entrare! Lo abbiamo fatto per te! »

Si dice si attraversino sette stati: shock, negazione, rabbia, negoziazione, depressione, accettazione e speranza. Ma non sono importanti.

Brianna non era neppure al primo. Non era neppure allo shock.

Era rinchiusa in un limbo fatto di incredulità, di pensieri che si accavallano gli uni agli altri come onde che crollano sotto il proprio peso e di pianto che era solo l'ultimo delle conseguenze.

Forse esisterà una parola in qualche lingua che possa descrivere quello stato d'animo, ma non era solo uno, erano molteplici è in perenne evoluzione.

Erano pensieri che la portavano alla sua infanzia, a quanto bene la madre avesse serbato quel segreto, a quanto, innocente, il padre avesse creduto è quella bugia, a quanto colpevole lo zio avesse guardato il proprio frutto cresciuto da suo fratello.

E non una parola. Non un gesto di stizza, neanche il minimo ricordo di una reazione che potesse far capire, o almeno non di fronte alla Brianna di dodici anni prima.

Pensò all'ipocrisia del mondo, di quanto i McCloud e i Chapman non fossero poi così diversi, di quanto la religione non avesse per nulla intaccato i più bassi istinti umani.

Luke!

Per un secondo. Nella sua mente assieme a quella lettera. Sono un secondo per convincersi che esporre una lettera d'amore valeva la scelta di quel segreto. Che, in effetti, il male minore era stato scelto per amore di Brianna e, che anzi, forse se quella lettera non fosse esistita, le informazioni scoperte da Beverly sarebbero uscite sul giornale. Ora tutta la scuola anziché ridere, come degli idioti, per dei sentimenti puri, starebbe additando il reverendo e sua figlia come bugiardi e traditori.

Luke...

Non gliene faceva una colpa. Si pentì di non aver creduto lui, di quello schiaffo che tanto male aveva fatto ad entrambi.

Ma quella novità, però, fagocitava come uno schiacciasassi ogni sentimento e quando la negazione si arrese arrivò la rabbia.

Perché mi hanno fatto questo? Chi sono io?

E l'identità di una persona e ciò che ci distingue.

Per diciassette anni della propria vita si è creduta nipote ed orfana. Ora, questa Bry, ritrovava un genitore in qualcuno che per lei genitore non era mai stato.

Ha detto che l'ha fatto per amore... forse per amor proprio.

Dovette ricredersi su ciò che sapeva di suo zio.

Ora però dovrei chiamarlo padre.

Ed era questo forse la cosa che le pesava di più. Perché non era abituata. Per il semplice motivo che padre per lei era quell'uomo sepolto nel cimitero accanto a sua madre, con una lapide bianca che le rammentava cosa non era stata in grado di impedire.

Perché non me l'hanno detto prima? Perché farmi soffrire così quando un mio genitore è ancora vivo.

Pensieri. Densi come il sale quando si asciuga sugli scogli, uguale ad esso per asprezza.

Il ticchettio sommesso dell'orologio a muro. Una compagnia per ben tre ore in cui il reverendo attese pazientemente fuori dalla porta, seduto a terra, maledicendosi per non averle detto prima ciò che era stato.

Probabilmente avrebbe preferito aspettare. Alla fine del liceo glielo avrebbe detto, forse l'estate prima del college, quell'estate.

Perché diciotto anni sono pochi per una verità del genere e forse non si sarebbe mai pronti. Ma ai suoi occhi, Brianna rimaneva sempre quella bambina spaurita, andata a prendere in una notte piovosa, quando aveva solo cinque anni.

« Brianna... » chiamò sommessamente lo zio oltre la porta percependo un movimento. « Quando i tuoi genitori sono morti, quando mio fratello e la donna che ho sempre amato se ne sono andati, in quel momento ho pagato per i miei peccati. Ho visto una punizione divina in quella tragica notte, l'ironia del destino che mi ha portato a riavere te, mia figlia. Eri troppo piccola per la verità e probabilmente lo sei anche adesso. Non posso neanche immaginare cosa ti ho fatto, come ti senti adesso. Posso solo dirti che non sei mai stata sola, che io ci sono sempre stato e che, anche se questo cambierà tutto tra noi, io ci sarò sempre perché, anche se hai perso due genitori, ne hai un terzo che ti ama quanto loro e che non smetterà mai di farlo, anche se non verrà più ricambiato. »

Quando si voltò la porta di Bry era già aperta e lei lo fissava dall'alto come si guarda un verme in terra.

« Ora devo andare... ho bisogno di pensare. »

« Dove vai? »

« Non sei nella condizione mi impormi nulla in questo momento. »

« Hai ragione... va a lui, non ti fermerò. » 

© Giulio Cerruti (The_last_romantic)

Angolo dell'autore:

Lasciate anche solo una stella per coronare i miei sforzi o, se vi va, commentate consigliandomi costruttivamente come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!

Come Mondi Opposti | Prima StesuraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora