Capitolo 40 - Amore e timore

1K 95 30
                                    

Spiazzata. Confusa. Scioccata.

Era tutto questo è niente di ciò. Era sentirsi persa, era non sapere dove guardare. Era ritrovarsi in una flotta di farfalle con un piccolo retino e guardarle volare, guardarle scivolare via.

Decidere: "Questa!" oppure "Quella!", senza mai prendere una decisione, senza mai sapere cosa fare. Era svegliarsi nel mezzo della notte e barcollare alla ricerca di una luce.

Perdere la cognizione dello spazio, la cognizione del tempo. Guardarsi allo specchio, con solo l'intimo a celare ciò che a nessuno era stato mai mostrato. Accorgersi di essersi trascurata, di aver mangiato poco e male e che il suo corpo stava lentamente perdendo le forme.

Forse lo stress, forse il bisogno di preoccuparsi di qualcuno che non fosse lei, forse tutto questo o niente di tutto ciò.

Tutto e niente.

Guardare quel seno troppo piccolo, mai abbastanza grande, o quelle sue forme da bambina gracile e sempre nascoste da ingombranti abiti. Come faceva ora a capacitarsi di essere così importante per due persone? Non una ma due, le più importanti della sua vita.

Allora, solo allora, si accorse di avere un cuore non unito, non unitario, ma un cuore spartito. Due frazioni di uno stesso organo che si combattono, che si contrappongono alla mente, a ciò che quest'ultima consiglia ma a cui in fondo era sempre stata cieca.

Sentire affiorare ricordi di bambina, quando la madre con ironia le consigliava di non piangere per quel bambino che non le dava attenzioni perché un giorno quelle attenzioni sarebbero state il sintomo di un amore vero e che sarebbe stavolta toccato a Bry decidere del cuore del suo amato.

Aveva avuto spaventosamente ragione.

Possibile ? Possibile sono stata così cieca nei confronti di Toby? Possibile non mi sono accorta di nulla? O forse mi sto inventando tutto? Forse è solo il mio desiderio di attenzioni da sempre negate, del mio bisogno di affetti che mi sono stati strappati via, a farmi sperare nell'amore di due ragazzi.

Verità. Difficile dire dove si trovi. Difficile dire quando ce l'abbiamo davanti agli occhi o quando invece l'abbiamo solo immaginata. Quand'è che un miraggio diventa reale o quand'è che una realtà scompare e rivela solo un desiderio?

Bry questo non lo sapeva sapeva.

Sapeva solo che le parole di Toby continuavano ancora ed ancora ad echeggiare nella sua stanza, tra quelle mura di cui solo Luke era stato il sogno. Ma ora così prepotente, così duro Toby si intrometteva nel suo sogno, mescolando carte che neppure lei era sicura di conoscere.

Ma poi.

Forse appena accennato, forse appena percettibile. Un suono, un ticchettio, la chiamata dalla realtà.

Un suono freddo e netto, un suono metallico eppure caldo, un suono che non aveva mai sentito prima.

Proveniva da dietro di lei, oltre la scrivania, oltre la poltrona, oltre il letto. Lungo il muro forse.

Cosa può essere?

Un istante. Qualcosa nel buio si mosse, fuori in giardino sotto la sua finestra. Colpì il vetro ma avvicinarsi ad esso non era mai stato tanto terrorizzante. Continuare a pensare: "Cosa può essere? Di nuovo la mia immaginazione? Come con l'amore di Luke? Come quella frase di Toby?"

Invece no. Era reale, la notte era reale, quei sassi erano reali.

Era l'amore che ancora una volta la cercava.

« Bry! Sono io! »

Cazzo! Speravo di avere più tempo!

« Che cavolo ci fai qui? » gli chiese immaginandosi il viso dello zio se lo avesse scoperto.

Come Mondi Opposti | Prima StesuraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora