Capitolo 10 - Presentazioni

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Tum. Tum.

« C... come dici? »

Non era il colpo ricevuto urtando la porta. Non era neppure la sabbia che le copriva metà viso e le entrava nell'orecchio.

Era un suono cupo, basso. Fisicamente vicino eppure distante per non averlo mai percepito.

« Ti ho chiesto se questo è tuo! » esclamò la voce maschile.

Tum. Tum.

Non era rapido, anzi. Era sincopato. Copriva i suoni, confondeva la mente ancora intenta a capire quale fosse il sopra e quale il sotto.

Tum. Tum.

Ma non era il senso dell'orientamento ad essersi perduto e neppure gli occhi ad ingannarla.

Era il cuore ad aver capito.

Agitava il foglio in aria. La carta crepitava nel movimento ma erano i suoi pensieri a bruciare per l'attrito.

« Ti senti bene? »

Il cuore avvampò mentre il suo sguardo tardiva divertimento nonostante le parole chiedessero il contrario.

« P... penso di sì! » rispose Bry sollevandosi e ricomponendosi, spazzando via la sabbia dal viso e dai capelli.

« È tuo? »

Quel foglio tra le sue dita. I suoi bordi affilati più di una lama.

Che cosa rispondo? E se l'avesse già letto?

« N... no! Cioè... forse! »

« Che significa "forse"? »

« No! »

« Non mi sembri sicura. » affermò inclinando la testa.

Che situazione... che faccio?

Indecisioni. Silenzi che spesso parlano più dei rumori.

« Va bene! Allora se non è tuo me lo porto via! Deve essere il destino che me l'ha fatto arrivare! » concluse voltandosi.

Destino...

« No! Aspetta! »

Gli afferrò il polso.

« Beccata! » esclamò divertito. « Perché tanto tormento per una domanda tanto facile? Cosa c'è scritto sopra? »

« Niente! » urlò Bry cercando di strapparglielo di mano. Purtroppo per lei, quel ragazzo aveva i riflessi molto rapidi.

« Ah! Ah! Forse invece dovrei leggerlo per assicurarmi sia davvero tuo! »

« È mio! Dammelo! »

Alzò il braccio.

Cavolo se è alto...

Cercò di saltare. Cambiò tattica. Tentò di costringerlo ad abbassare il braccio. Si aggrappò. Il suo bicipite si contrasse tra le dita di Bry. Lo sentì.

« Ok! Ok! Deve essere tuo per forza se ci tieni tanto! » chiosò divertito mentre Bry gli saltellava attorno. « Ecco a lei, signorina! »

« Grazie! » rispose brusca strappandolo dalla sua presa.

« Posso sapere cosa c'è scritto? D'altronde merito una ricompensa, no? »

« Cavoli miei! » rispose voltandosi per nascondere il viso paonazzo. « E poi cosa ci facevi qui? »

« No, no! Dare per avere! Tu dici una cosa a me ed io una a te! »

Tum. Tum.

Calmati Bry!

Ma, se il cuore guardava con ansia quella scena, i pensieri erano diretti oltre loro. Era la parte istintiva della mente che consigliava di preoccuparsi delle conseguenze di quell'incontro piuttosto che di esso stesso. Di nuovo quella fredda goccia di sudore lungo la schiena. Era Beverly Green che la provocava e la sua assenza era comunque una incombente presenza.

E se fosse qui nelle vicinanze?

Tum. Tum.

« ...quindi hai capito perché sono qui? »

Quando cavolo ha iniziato a parlare?

« Come hai detto? Scusa sono ancora un po' scossa dalla botta! » mentì.

« Ho detto che vengo spesso sotto questo faro a vedere il tramonto. Mio padre da bambino mi ci portava spesso e a me piace ricordare quei momenti. Ma non pensavo si potesse salire. »

Quindi è solo! È solo! Niente Beverly, niente sudore freddo o mani tremanti. Niente di nient...

« Perché sorridi? È tanto ridicolo? »

Smettila di sorridere Bry!

« Sì. Anzi no! Intendo dire, no, non è affatto ridicolo e, sì, si può salire. Non si potrebbe entrare perché considerato pericolante. Ma sai com'è qui a Dennis port: non c'è bisogno di transenne perché tutti sanno tutto. Io vengo qui a pensare... »

« E a scrivere, a quanto pare! Quindi quelli sono i tuoi... pensieri? » chiese indicando il foglio.

« Ci sarebbe qualcosa di male? »

« Nulla, nulla! Anzi, mettere per iscritto le proprie paure è un ottimo modo per combatterle. »

« Esattamente! »

« Che stupido! Non mi sono ancora presentato io mi chiamo Luke, Luke McLoud! E tu? »

« C... cosa? »

Nulla di più naturale a guardare la sua espressione.

Inconsapevole, ignaro.

Guardare le speranze di una vita sprofondare nel ricordo di inutili dolori. I pensieri spesi, le lacrime cadute, l'inutilità dei sentimenti vissuti.

C... come è possibile?

La scuola. Quindici anni come tre minuti. Tutte quelle lezioni nella stessa stanza, respirando la medesima aria. Quegli sguardi scambiati nel cuore a senso unico di Breanna.

Gli insulti, la pubblica vergogna, Berverly. Neppure tutto ciò era servito a farsi notare da lui.

Non l'aveva riconosciuta o meglio non aveva mai saputo chi fosse.

« I... io... io... »

« Quello che cerchi di dirmi è che ti chiami Breanna Chapman, che sono quindici anni che andiamo a scuola insieme e che sono uno stronzo! »

© Giulio Cerruti (The_last_romantic)

Angolo dell'autore:
Lasciate anche solo una stella per coronare i miei sforzi o, se vi va, commentate consigliandomi costruttivamente come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!

Come Mondi Opposti | Prima StesuraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora