04 - Ciao Gio, piacere di conoscerti! Io sono Abigail

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«Ehi...»

Nessun cambiamento, nessuna reazione.
Alzo la voce.

«Ehi!»

Niente. Insiste con quel movimento isterico, avanti e indietro.

«EHI!»

Urlo, battendo i pugni sul muro.
Questa volta riesco, lei si ferma.

«Non... non...»
Balbetto.

Non... non... cosa? Cosa vuoi dire? Forza, parla!

«Non voglio farti del male!»

La donna è ancora molto spaventata.
Ha il viso tirato di una che sta vivendo il suo peggiore incubo. La sua personale versione di Poltergeist.

«Non avere paura...»

Cerco di gridare, ma con la voce più rassicurante che riesco a produrre.

Niente, ha ancora paura.
Piange e stringe quel cartello.
Come ci si stesse aggrappando.
Come se quelle parole fossero il suo scudo. Da me.

Un momento... Ma certo, che idiota, il cartello!

Mi guardo attorno.
Nulla.

Nella cassetta degli attrezzi trovo solo una torcia e un pennarello nero.
Ma forse, per ora, possono bastare.

Scarabocchio qualcosa sul muro di fronte, poi sparo qualche colpo di torcia nella frattura e osservo.

Lo scorge, ma non si muove.

Riprovo ma con una sequenza nota, qualcosa tipo...

. . . - - - . . .

Il suo pianto si spegne lentamente. Ha intercettato il segnale.
Ha capito. Almeno spero...

Mette il cartello da parte, con flemmatica prudenza. Resta un momento, mentre cerca di ricomporsi. Asciuga le lacrime con la manica del maglione di lana che indossa.

È sformato, infeltrito, quel maglione. Di un beige che ha visto tempi migliori, s'una taglia che probabilmente aveva molte meno X all'inizio. Tuttavia...

Le sta magnificamente.
Magnificamente enorme.

Si mette in piedi e, piano piano, si avvicina alla frattura.

Fulmineo mi sposto, lasciandole il campo libero sul mio messaggio.

Ciao! Non volevo spaventarti, scusa. Io sono Gio.

Attendo qualche secondo, il tempo necessario affinchè lei possa leggere il messaggio. Poi guardo nella frattura.
Nulla.
Buio.

Merda... Ha rimesso il nastro adesivo!

* * *

«Accidenti, che macello! Ma che cavolo...»

Lo interrompo subito, non ne ho voglia. Non ora.
«Senti, Claudio, ho chiamato te perché so come lavori. Sei bravo, sei veloce, non fai troppe domande. Ecco, non farne. Mi interessa solo che il lavoro sia fatto. Rattoppa quei buchi nel più breve tempo possibile. Puoi occupartene...?»

O mi devo rivolgere a un altro?

Non lo dico. Ma penso sia abbastanza chiaro.

«Sì, sì. Certo. Solo che...»
Tituba. Detesto quando titubano.
Detesto pure me stesso, quando a titubare sono io.

«Senti Gio, non capisco perché quella lì no. Cioè, per carità, sono affari tuoi, ok. Ma per fare un lavoro decente... isolare, intendo, bisogna tappare tutto. Scavare da fuori e sigillare come si deve. Rischi un'infiltrazione di quelle pesanti!»

La Frattura [Completa - In perpetua revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora