31 - Spero di sognarti, questa notte

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Nel mio studio, al ministero.

Guardo fuori dalla finestra.
Distratta, immersa nel fumoso grigiore di un inverno che sta emettendo i primi vagiti.

Pioggia fine che cade, punge i passanti e le auto, le antenne sopra i tetti, gli infissi. Gocce sottili, come aghi di pino, che s'infrangono un po' ovunque.

Seguo i loro corpi frantumati contro il vetro della finestra accanto alla mia scrivania. Le osservo gareggiare quelle gocce, giocano a chi riesce a scivolare giù prima delle altre. Il podio è un posto sul gradino più alto di una pozzanghera.
Si accontentano di poco.

Beate loro...

Un pensiero.
Uno solo.
Un chiodo fisso.
Una scheggia che non vuol sapere di abbandonarmi, che si diverte a trafiggermi.

Lui...

«Avvocato?»

Sono sicurissima di non averlo mai visto prima. Maledettamente sicura.

«Ehm... avvocato?»

No, non ti conosco affatto, è poco ma sicuro.

Ma allora chi sei, tu?
Perché ti permetti di invadere i sogni miei?
Di violare con la tua sfrontata arroganza i miei più intimi spazi?
Di violentare i miei sonni la notte, i miei pensieri di giorno, la mia mente con quel tuo sguardo misterioso.

Nocche che bussano forte sulla porta.

Qualcuno che varca una soglia già aperta, disturbando la mia volteggiante fantasia.

Lorena, la mia segretaria.

Compare dal nulla, parte anch'ella del resto del mondo che ho chiuso fuori dalla porta del mio studio, oggi.

«Sì... Sì, Lorè, dimmi»

Esalo quelle parole tornando alla realtà. Lasciando che i miei pensieri scivolino via, su quello stesso vetro delle gocce, a contendersi con la pioggia un posto in quella pozzanghera sul marciapiede.

Spero almeno di vincere un bronzo...

«Il dottor Tancredi mi ha chiesto la sua relazione sul blocco abusivo a Corcolle. Che gli dico?»

Sbuffo.

Torno a guardare fuori, poggiando il mento s'un palmo.

«Digli di farsela da solo, se ha tanta fretta...»

Lorena oltrepassa la porta, chiudendola alle spalle, sicura di aver isolato le nostre presenze al mondo esterno. Prende la confidenza che le ho sempre chiesto, ma che non riesce mai a esprimere in pubblico. O anche quando un pubblico non c'è, ma che però potrebbe esserci.

«Qualcosa non va, Gali?»
Sorrido con la mente.

Gali...

Mi chiama così solo quando siamo sole. Altrimenti è tutta un avvocato e dottoressa.

Le parlo attraverso le dita della mano con cui reggo la testa, ma senza distogliere gli occhi dalla finestra.
«Vieni. Siediti a guardare la pioggia che cade fuori, qui con me...»

La sento avvicinarsi titubante.
Prende posto, ma non guarda la finestra.

Guarda me.
«Sei più malinconica del solito, oggi. Ancora quel tizio del sogno?»

Annuisco.

«Non sei riuscita a ricordarti chi possa essere?»
«Il problema non è ricordarlo. Il problema è che sono sicura di non averlo mai conosciuto. Mai visto, nemmeno di sfuggita»

La Frattura [Completa - In perpetua revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora