08 - Un gomitolo di spine che non scende...

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Ore 09:03.

A detta dell'orologio sul mio cellulare.
Mancano tre ore e cinquantasette minuti di ansia pura all'una.

Cammino avanti e dietro per casa, cercando di far passare un tempo che, invece, sembra divertirsi a scorrere più lentamente del normale solo per farmi dispetto.

Non ho dormito praticamente nulla e la mia faccia lo esprime degnamente, con occhiaie che farebbero invidia al trucco emo.

Meno male che non ha proposto una videochiamata...

Mi sono alzato dal letto alle sette, per disperazione, dopo essermi rigirato più volte di un hamburger sulla piastra.

Ho fatto la doccia più lenta della storia, lavando zone del mio corpo che nemmeno pensavo esistessero. Tre passate su ognuna, per perdere tempo.

A colazione ho vagliato la possibilità di aggiungere lo zucchero al caffè un granello alla volta, con la pinzetta, sempre per perdere tempo.

Poi ho lavato i denti, anche loro uno alla volta per tre volte, e passato il filo interdentale con una perizia da igienista ipocondriaco.

Mi sono persino vestito con la rapidità di un condannato a morte, nel giorno dell'esecuzione.

Nonostante tutto questo, quando prima ho controllato l'ora, erano ancora le 9:03.

Lo ricontrollo ancora, sia mai.

09:04

Maledizione!

Non arriverò vivo all'una, se continuo di questo passo...

Ho bisogno di uscire, ho bisogno di aria, ho bisogno di...

* * *

«Oh, hai rotto il cazzo, eh!»

Zahira sa essere così fine e gentile, certe volte...
Una vera principessa!

«Lo so, Zahi, hai ragione. Ma rischiavo d'impazzire, chiuso dentro casa»
Mi giustifico con la mia migliore amica.

«Ho capito, ma non è che tu ti fai prendere dall'ansia ogni tre per due e io mi devo svegliare all'alba per te!»
Polemizza, senza alcun ritegno.

«Zahi, sono le dieci! Su quale cazzo di pianeta il sole sorge alle dieci? Forse il tuo, sicuro non questo!»

Quando è troppo è troppo!

Zahira sbadiglia vistosamente e senza coprire la bocca, con l'eleganza di uno scaricatore di porto. Anche lei, come me, è una contraddizione semovente. Quei suoi modi di fare rozzi e senza filtri, quel suo modo d'essere sempre sgraziata e poco femminile, sono un contrasto esagerato con la sua bellezza esotica e disarmante.

Viene dal Marocco, ma la sua famiglia potrebbe detenere il Guinnes World Record per numero di etnie diverse tutte insieme. Lei è venuta fuori una rosa del deserto, una rara bellezza come Alham El Brinis, solo più formosa e un filo più mediorientale.

Se ti soffermassi troppo nei suoi occhi potrebbe scioglierti, solo con uno sguardo. Dopo però, molto probabilmente, ti direbbe qualcosa tipo: che cazzo hai da guardare?

Lei è così, miele e pecorino, o la odi o la ami.

«Beh, come vanno le cose con la tizia del muro?»
Mi chiede, infilando un set di denti bianchissimi nel corpo di un cornetto al cioccolato bianco.

Il poveretto le sanguina sulle mani metà del suo contenuto, lei lo lecca senza vergogna, facendo venire le palpitazioni al giovane e brufoloso barista che, da dietro al bancone, la stava osservando di sottecchi.

La Frattura [Completa - In perpetua revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora