43 - È stato corpo, ma senz'anima...

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Afferro un guscio a metà, da un ricco piatto posto al centro del nostro tavolino.

Seguo le indicazioni di Gio, spremendoci sopra il succo di uno spicchio di limone. So bene che non servirà ad alleggerire le conseguenze di ciò che sto per fare, ma non avevo mai assaggiato dei frutti di mare crudi, quindi...

Con salute!

Lui blocca la mia mano, posandoci sopra la sua. Mi da un ulteriore suggerimento.
«Non masticare. Lascia che scivoli, tra la lingua e il palato»

Annuisco, infilandolo nella bocca. Sfrattando prepotentemente via dalla sua casa il povero mollusco, dalla pelle rossastra.

Gli lascio percorrere lo spazio dietro l'istmo delle mie fauci, diretto verso i recettori del piacere gastronomico.

Sorrido, entusiasta della mia prima volta.

«Beh, cosa ne pensi della versione tarantina del sushi?»

Il sorriso diventa riso, un poco sbrodolato dall'acqua del mare che pulisco dalle mie labbra, dietro un tovagliolo.

Gio mi ha parlato di questa pratica antica, di questa insana e pericolosa abitudine.
E lo capisco appieno il motivo che li spinge a perseverare, nonostante i pericoli dovuti all'inquinamento del mare.

È un'esplosione che si concentra. Un'implosione. Tutto il sapore del mare in un suo piccolo frutto. Forse, senza il limone, sarebbe ancora meglio. Ma Lui suggerisce di no, che è una tradizione. E le tradizioni, si sa, hanno radici fondate nell'esperienza.

«È delizioso!»

Sorride entusiasta.
«E allora non fare complimenti, su. Che non si mangeranno mica da soli...»

Gio mi riempie il calice, prima del suo. Vino francese. Bollinger. Costa un occhio della testa. Forse due. Ma a Lui la cosa pare non importare affatto. Il suo profumo è inebriante, lo sento mentre versa e le bollicine, aggrappate al bordo del cristallo, salgono a frizzare in superficie.

Solleva il bicchiere.
«A che brindiamo, Abigail la tarantina d'adozione?»

Ci rifletto, mentre alzo a mia volta. Le parole escono da sole.
«Al destino!»

Mezzo sorriso. Di lato su quel suo bel faccino.

A che avrà pensato? Vorrei tanto saperlo, anche se lo immagino.

«Al destino, allora!»
Chiude, prima d'assaporare tutto il resto.

* * *

Passeggiamo, con il sole che ormai ha salutato la terra da un bel pezzo.
Le vie del centro sono semi deserte, data la tarda ora.
Gio mi cammina al fianco.

È nervoso. Il linguaggio del suo corpo è così esplicito...

Le sue mani, non sa dove metterle. Le alterna dalle tasche della giacca a quelle dei jeans.
Fremono.
Freme tutto il suo corpo.

Non mi ero sbagliata, quindi.
Non che avessi dubbi, del resto.

Credo voglia tenermi la mano. Si sente a disagio, credo. Probabilmente ha sensazioni contrastanti in Lui. Qualcosa lo spinge ad azzardare, ma qualcos'altro lo blocca.

Fuma. Fuma tanto. Fuma troppo.
E questo non fa che confermare ulteriormente i miei sospetti.

Ma anche io ho desiderio di conferme. Desiderio di capirci di più. Desiderio di vedere fino a che punto dovrò spingermi, per rendermi conto di cosa il destino ha in serbo per me.

Approfitto di un momento.
Un solo attimo.
Un istante in cui la sua mano destra è libera dalla gabbia delle tasche e, con assoluta non chalance, quasi incuranza, ci infilo dentro la mia sinistra.

La Frattura [Completa - In perpetua revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora