40 - Forse c'è una luce in fondo al tunnel...

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Cercami. Trovami. Raggiungimi.

E, infine, ancora sveglia.
Con questo sono centocinquantasette volte lo stesso sogno. La media di due a notte.

Sto perdendo la testa.
Sto perdendo il contatto con la realtà.
Sto perdendo me stessa...

Sono quasi tre mesi che non dormo.
A meno delle notti innaffiate dallo Xanax. Ma quelle sono le peggiori, perché mi sveglio più stanca di quando sono andata a dormire. L'unico beneficio è che, in quelle notti, non ci sono sogni ad angosciarmi. Non c'è quell'unico sogno, ad angosciarmi.

Ho l'ennesimo appuntamento con il dottor Ricciardi, oggi. Vuole verificare gli effetti dei farmaci che mi ha prescritto, valutarne un aumento del dosaggio o una eventuale sostituzione.

Sono stanca.
Fisicamente. Mentalmente.

L'opzione della singolarità gravitazionale comincia ad assumere un certo fascino. Sta prendendo i connotati di un'alternativa allettante...

* * *

Due occhi.
Sottili, affilati, penetranti, dietro occhiali spessi e tondi come fondi di bottiglia, trasparente.
E una barbetta a punta sopra un paio di baffetti alla dottor Frankenstein.
La chierica di capelli radi, rossicci, che gli circonda il cranio lo incoronano degnamente, meglio di come riuscirebbe a fare una treccia di alloro. La giusta rappresentanza di tutti quei titoloni appesi alle sue spalle, che vanno da una laurea in medicina a specializzazioni e master di vario livello.

Breve e sintetica descrizione del mio strizzacervelli. Anche se, il targhettino sul suo camice lo qualifica diversamente.

Dottor Eugenio Ricciardi - Pschichiatra e psicoterapeuta.

Parla sempre per secondo. Sempre dopo di me. Ma sempre dopo aver posto la stessa identica domanda, ogni volta.

«Allora, dottoressa Moretti, come procede?»

Una merda, grazie.
Lo dico, ma solo nella mia testa.
A lui do sempre la stessa risposta.

«Non si procede. Né in avanti, né indietro»
«Sono due settimane che assume benzodiazepine. Non trova alcun giovamento?»
«No. Nessuno. Dormo, sì, ma non riposo. E quando non le prendo, il mio tormento notturno riprende...»

Incrocia le mani sotto il mento, in posa da osservatore.

«Ancora quel sogno?»

Annuisco.

«Me lo racconti ancora...»
«No!»
Secco. Come l'avessi esploso da una pistola.

Ma lui non si scompone minimamente. È uno stagno di acciaio liquido. Che se ci tirassi un sasso nel mezzo lo assorbirebbe, lo fonderebbe, lo ingloberebbe senza creare alcun cerchio d'increspatura sulla sua superfice.
È immutabile, imperscrutabile.

«Perché no?»
«Perché sono stanca, dottore. Stanca di sognarlo, stanca di raccontarlo, stanca di pensarci...»
«Io sono convinto che il fulcro del problema, il vulnus presente all'interno della sua mente, sia tutto qui. Lei non ha un disturbo neurologico o fisiologico...»
«Perché mi ha dato dei farmaci, allora?»
«La terapia che le ho prescritto serve solo ad alleviare la sintomatologia, non è curativa per il suo caso. Lei ha bisogno di sciogliere questo nodo mentale che la opprime, questo problema irrisolto con l'individuo del suo sogno. Non mi ha mai detto realmente chi è. Si sente pronta a parlarne, ora?»

No.
Ma annuisco.

Lui non fa una piega, resta in quel suo aureo silenzio.

«È un uomo che vorrei, ma che non posso avere...»
«Perché? È impegnato?»

La Frattura [Completa - In perpetua revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora