17 - Qual è il tuo nome, maledetto amore mio?

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Il mattino più crudele e bastardo della mia vita è arrivato.

I suoi raggi filtrano attraverso i piccoli spiragli della tapparella semichiusa, crivellando le pareti con accecanti proiettili di luce.
Mi costringe a svegliarmi. Mi costringe ad abbandonare il mio meraviglioso sonno. Il meraviglioso sogno che stavo facendo.

Zahira...?

Allungo la mano verso l'altro lato del letto. È vuoto. E freddo. Sono solo. Ancora una volta.

Solo.

Possibile che abbia sognato tutto?
Che sia stato un frutto della mia perversa e malata fantasia?
Che in realtà niente di questa notte di fuoco e sangue e amore e disperazione e passione sia accaduto per davvero?
Che il nostro rapporto sia salvo?
Che siamo ancora solo e soltanto due buoni amici?
Che nessuna luna vouyerista abbia sbirciato sotto il velo d'intimità che la notte ci ha donato rendendoci amanti?

Eppure...

Rotolo sul fianco. Il suo profumo è ancora qui nell'aria. È addosso. Addosso al cuscino. Addosso alle lenzuola. Addosso a me. Lo inspiro come una striscia di coca. Mi fa lo stesso effetto. Mi causa la stessa dipendenza. Mi provoca lo stesso down sistemico. Ne voglio ancora. Ne vorrei di più. Ma lei non c'è.

Il maledetto mattino me l'ha portata via.

L'alba infame le ha suggerito cattivi consigli. È scappata via. Da me.
Per imbarazzo?
O vergogna?
O rimorso?
Magari l'ho portata per davvero qui a casa mia, ma non l'ho spogliata.

No, probabilmente non è mai accaduto niente tra noi.

È stata solo e soltanto colpa del prosecco. Quell'infido veleno mi ha giocato un tiro mancino coi fiocchi. Ma è mai possibile che abbia soltanto immaginato tutto?
Cosa devo fare?
Qual è la prossima mossa?
Quale il mio scopo?

Non lo so...

Io non so più nulla ormai.
Sono vuoto. Una qualsiasi Nuova cartella abbandonata in un angolo del desktop, generata per sbaglio e viva solo grazie alla pigrizia del mio creatore che non vuole mai fare pulizia. Non ho neanche un nome vero, figuriamoci uno scopo.

Copro il viso con entrambe le mani. Apro le dita, guardando il soffitto. La scritta su di esso. No, oggi non sono abbastanza coraggioso per essere di buon umore.

Mi spiace François, sarà per la prossima volta.

Scendo al piano di sotto. Ho bisogno di caffè. Amaro però, oggi non lo merito proprio lo zucchero.

Sul tavolo, un biglietto. Scritto di fretta e a mano, lungo. Calligrafia nota, i ghirigori tutti tondi sono un marchio di fabbrica.

Zaira!

Lei è stata davvero qui, allora. Un dubbio in meno. Leggo.

Ciao Gio,
Scusami. Per tutto. Per essere fuggita, questa mattina. Per non aver avuto il coraggio di aspettare. Di aspettarti. Forse ho forzato troppo i tempi. Affrettato le cose. Le ho fatte precipitare. Tu non è me che volevi, in fondo. Alla festa e... nel tuo letto.
Ma io sì. Da tanto, da troppo. E mi sento di merda adesso.
Però...
Però posso fare finta di cancellare tutto. Posso fare finta che non sia mai successo nulla. Posso fare finta di dimenticare la notte più bella della mia vita e uccidere una parte di me stessa.
L'ammazzo quella puttana! L'annego nelle lacrime! La faccio a pezzi! La sciolgo nell'acido! E seppellisco i suoi resti nella pozza più marcia e profonda e dimenticata e abbandonata e solitaria e buia della Terra!
Posso farlo, per te. Ma tu? Tu cosa farai? Tu cosa vuoi?
Pensaci. Promettimi che lo farai!
Cercami, quando avrai una risposta. Io sarò lì, dove sono sempre, tra sgabelli, bottiglie e bicchieri. A pensarti... per dimenticare. Se vorrai potrò tornare a essere solo e soltanto la tua amica folle e sboccata di sempre. Posso farlo, se è ciò che desideri.
Non portarmi altri dubbi però. Non torturarmi con altre indecisioni.
Piuttosto uccidimi subito.
Uccidimi ancora come hai fatto stanotte. Dammi ancora altre dosi di quello straziante veleno che nascondi tra le labbra.
Oppure vai a fare in culo! Vattene!
Sparisci via per sempre! Dimenticati di tutto. Di questa meledetta notte. Di me.
E cerca la felicità.
Che sia con la prima che incontri, con Abigail... o con chi cazzo vuoi tu!
Vivi e sii felice. A ogni costo.
Tu me lo devi...
Per sempre tua,

Zahira

Ps: ho rubato una tuta dal tuo armadio. Mi va enorme. Non la riavrai indietro. Mai più.

La nefasta novella mi è piombata sulla testa con la delicatezza di uno schiacciasassi. Eccola qua, la stringo nelle mani. Mi chiede di non portarle dubbi. Ma io non possiedo altro.

Abigail, Zahira... Chi?
Una tra le due? Entrambe o nessuna?

Una è qui. L'altra no.
Una è vera. L'altra chissà.
Una mi vuole. L'altra non so.
Una c'è sempre stata. L'altra forse nemmeno esiste.

Quattro a zero.

Ma la partita non è finita. Anzi, è appena cominciata.
Mi convinco sempre di più, devo vederla. Devo incontrare Abigail e capire. Capire perché. Perché mi è entrata così dentro, senza nemmeno aver bussato. Come un fantasma ha superato tutti i cancelli, sfondando la porta d'ingresso.

Il caffè è diventato gelido. Lo bevo lo stesso, senza zucchero, ma lo sputo subito dopo nel lavandino.

È troppo dolce...

Doccia rapida. Robe a casaccio. Giù, in taverna. Sguardo nella frattura.
Un nuovo vecchio messaggio per me. Solo quello, non merito altro.

Spero non sia successo nulla di grave. Anche io ho bisogno di vederti. Mercoledì sarò a Taranto, hotel Mercure, per un convegno sull'ambiente. Pare fatto apposta per noi... Per ora di pranzo sarò libera, consigliami un posto. Ti raggiungerò lì.
Abi
Ps Mai sentito parlare di tesseratto? Forse è la risposta che cerchiamo.

Tesseratto? No, Abi, mai sentito. Prendo il cellulare e cerco su Wikipedia.
Leggo.

In geometria, un tesseratto è un ipercubo quadridimensionale. Una proiezione del tesseratto nel piano può essere realizzata disegnando...

Non ci capisco niente. E quando attacca la matematica perdo proprio il senso dell'orientamento.

Che centra tutto questo con noi?

Non me ne frega più nulla di capire cos'è davvero la frattura. Cos'è questo aborto. Questo scherzo della natura.
Cerco le risposte di altre domande.

Perché mi sei entrata così dentro fino all'anima? Chi sei? Cosa vuoi da me?

No, mento, come mio solito fare.

Chi sono io? Cosa voglio da te? Cosa voglio veramente?

Sono queste le domande. Ne ho altre.

Se non potessi raggiungerti mai, come potrei riuscire ad amarti? Potrei riuscire ad amarti solo e soltanto attraverso questa frattura? E rinunciare a toccarti? A sentire la tua voce? Il tuo profumo? Sei davvero tu l'amore della mia vita?

Forse ho frainteso tutto quanto e tu sei l'amica mentre Zahira è tutto il mio mondo.

Qual è il tuo nome, maledetto amore mio?

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