33 - Venderesti il mondo, per me?

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Ho passato un giorno intero a chiedermi cosa fare.
Come ferma a un bivio da cui dipende la mia intera esistenza. Che al confronto, quando ho dovuto scegliere se diritto civile o diritto penale, sembrava di disquisire de lana caprina.

Lui.

Che affolla i miei pensieri. Che violenta i miei sogni spezzandoli come cristalli di neve. Che si diverte a scalzarmi dal mio scranno in paradiso, per un misero sgabello nella realtà.

So come ti chiami, ora.

Ma non so cosa vuoi, però. Non vuoi spaventarmi, dici, ma posso fidarmi di te?

Cosa sei, però? Sei un porto sicuro per la mia anima in tempesta, oppure sei tu stesso la tempesta che sconquassa la mia nave?
Cosa sei venuto a fare qui, nella mia realtà? Sei venuto per restare? O solo per una effimera toccata e fuga?

Il suo bel faccino è deturpato ora, sul muro. Ma quella cicatrice che gli taglia il viso, coperta da un cerotto di nastro adesivo, lo rende soltanto più sexy.

Non smetti di fissarmi.

E, io, non smetto di fissarlo.

Come fai a essere lì? Dove sei, realmente?

Non puoi essere dove io ti vedo. Fuori a penzolare nel nulla. Sospeso in uno spazio invisibile. Eppure eri lì, almeno fino ieri sera.

Sei ancora lì, adesso?

Scosto lievemente il nastro dalla frattura, attenta a non rovinare il suo profilo. Il colore mantiene la sua delicata adesione sulla parete. E io sono felice che Martina non abbia lesinato sulla qualità dei materiali che ha adoperato per dipingerlo.

C'è luce dall'altro lato. C'è una stanza, arredata stile rustico. Vedo, a malapena, la punta di un travone in legno che poggia sul soffitto e si conficca in un muro laterale.

La sua scritta è ancora là. Un santino che mi dovrebbe far sentire protetta. Che dovrebbe rassicurarmi sulle sue intenzioni.

I fogli lasciati da Martina non sono nè adatti, nè sufficienti per scambiare altri messaggi. Ho comprato quindi un blocco di cartoncini da disegno.
L'ho comprato senza essere davvero certa che l'avrei usato. Ma l'ho comprato lo stesso. Come quando ti cambi intimo e pigiama prima di andare a letto, che metti ti coglie un malore all'improvviso e devi correre in ospedale... È un che non si sa mai in pratica.

Ora che lo stringo tra le mani, sento crescere la voglia di usarlo.
E allora lo uso. Prendo il pennarello adoperato in precedenza e scrivo una bella presentazione per Lui, che è stato tanto carino da rassicurarmi.

Raccolgo la torcia che dorme sul fondo della cassetta degli attrezzi e imito Lui, che ieri mi ha chiesto aiuto dalla frattura.

Copio il suo S.O.S.

Poi lo vedo avvicinarsi. Mi scosto e gli mostro il cartello, presentandogli la parte migliore di me: il mio sorriso.
Attendo che legga. Vedo movimento, curiosa mi lascio attrarre.

Sbircio.

Che ci fai dietro un muro, sotto terra?

Io? Sotto terra? Ti sbagli caro, sei tu che stai svolazzando allegramente fuori al settimo piano.

Gli rispondo, rincarando la dose del suo stesso umorismo.

Quello che ci fai tu, fuori al settimo piano!

Toccherebbe a lui, ora. Ma decido di alzare la posta della nostra partita. Devo essere io a condurre il gioco, se voglio dominarlo.

Chi o cosa sei? Un fantasma? Un alieno? Un mostro che vive nel muro?

La Frattura [Completa - In perpetua revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora