38 - Siamo destinati a non incontrarci mai - 2

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Mercoledì è oggi. È ora.

Taranto mi ha accolto meglio di come fa Roma quando torno a casa.

Arrivarci è stato più semplice del previsto, nonostante le strade si fossero messe d'impegno per depistarmi. Idem raggiungere l'hotel, che si trova sul lungomare della città.

L'unica pecca è che l'autostrada ti abbandona prematuramente a una ventina di chilometri. Il navigatore mi ha consigliato l'ingresso da quella che credo sia la parte vecchia della città. Ho passato due ponti, l'ultimo davvero molto particolare.

Ponte Girevole.

Girevole perché si apre a metà dal centro e ogni metà gira orizzontalmente verso il bordo. L'apertura serve a consentire il passaggio delle navi da Mar Grande a Mar Piccolo. E viceversa.

Mi smaschero da sola: lo so perché l'ho letto su internet. Sono un avvocato, documentarmi e indagare è il mio mestiere. E conoscere un pochino la città in cui Lui vive è un po' conoscere anche Lui, in fondo.

Sono partita questa mattina, appena prima dell'alba. Ho fatto poche soste, arrivando puntuale. Prima di tutti, a fare la guastafeste.

Puntuale come quando il venerdì programmi un weekend di sesso, droga e rock'n'roll ma poi la mattina del sabato ti svegli con il ciclo...

La conferenza è iniziata solo da quindici minuti, ma io sto già pensando seriamente al cianuro come a una possibilità.

Chiacchiere. Solo e solamente chiacchiere.
Vuote. Sterili. Inutili.

Questa sceneggiata è la fotocopia sbiadita di una delle tante a cui ho partecipato. Le tengo tutte collezionate in un angolo della memoria, ribattezzato ad hoc in: cose di cui non me ne frega un cazzo.

Tante belle facce, tante belle frasi, tante belle promesse di cambiamento.
Ma, alla fine, è soltanto molto rumore per nulla. Semplicemente un palco sfruttato dai più astuti, un'arma subdola per fare propaganda sulla pelle di ignari e collaborativi cittadini.

L'ho visto mille volte un teatrino simile, questo non può essere molto diverso dagli altri.

Mi viene il vomito, ma lo trattengo. Sorrido e partecipo attivamente a questa farsa, anche se non sono certo venuta qui per loro.

Io sono qui solo per Lui. Per vederlo.
Incontrarlo.

Il moderatore fa gli onori di casa. Mi presenta, a breve toccherà a me parlare.
Ho preparato il solito discorso. La minestra scaldata che rifilo ogni volta che mi trovo in queste situazioni. Tante belle parole, tanto bel rumore per nulla, appunto.

Cerco tra i volti, nella platea di fronte a me. Cerco Lui, ma trovo solo tanti occhi sconosciuti che mi fissano.

Arriverà a momenti? In ritardo, come nei film? Magari mi prende tra le braccia, mi salva da questa noiosa boiata e, insieme, attraversiamo la folla verso l'uscita, tra gli applausi dei presenti.

«E quindi con piacere che passo il microfono, e la parola, alla dottoressa Moretti, venuta per noi da Roma in qualità di rappresentante del Ministero Dell'Ambiente»

Applausi.

Prendo il microfono e recito la poesia che ho imparato a memoria.
Mamma sarebbe fiera di me...

* * *

Alla fine non è venuto.
Ho parlato per un'ora, quasi. Allungando il brodo come se piovesse sopra il piatto.

Ma dove sei, Gio?

Mezzogiorno è già bello che passato. Forse dovrei andare al bistrot che mi ha indicato stamattina, che manco a farlo a posta si chiama proprio Al Bistrot.

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