29 - Ora del decesso... 23:36

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Circa un mese dopo. La notte dell'incubo...

Quattro mesi di vita passati con la velocità di un istante. L'istante più lungo della storia.

Un lampo d'immagini, un film a scorrimento veloce. Gioie, dolori, separazioni, ricongiungimenti. Ricordi vicini, ricordi lontani, mescolati insieme. Accavallati tra loro come schegge impazzite. Scintille a caso, in un nero buio di sottofondo. Si dice accada appena prima di morire. Il soffio della vita che ti passa davanti, ti saluta poco prima di abbandonarti per sempre.

Sto per morire?

No.
Il cuore batte ancora. I pensieri ci sono, i sensi pure. Sono ancora io, sono ancora qui. È uno shock ad aver causato tutto questo. Vedere Gio sbalzato indietro così da quell'esplosione di luce blu, come un fantoccio, un manichino privo di vita, un burattino a cui sono stati recisi tutti i fili contemporaneamente.

Sembrava morto...

Ma non solo.
Ciò che mi ha scioccato di più è stato ciò che ho visto dopo.
Ciò che sto osservando ora.
Faccia contro il muro, unghie premute nell'intonaco, occhio nella frattura.

Lei...

È sul pavimento di un altro mondo, schiena contro un divano e ginocchia al petto. Tra le braccia regge una persona, un uomo.

Sembra aver perso conoscenza anche lui.

Lei gli accarezza il viso, nascosto fra i capelli. Lunghi, familiari. Un accenno di barba sul mento, pizzo poco curato, profilo importante, fronte alta.
Tutto troppo familiare.

L'uomo si muove, uno spasmo, sembra stia parlando, dicendo qualcosa.

Lei lo ascolta, avvicinandosi alla sua bocca. Poi spalanca le labbra, sorride e sposta il suo interesse in avanti.

Lentamente.

I suoi occhi salgono, puntano.
È uno sguardo a forma di fioretto, spadaccino che guadagna terreno con aggressiva fermezza.

Fissa la frattura.
Fissa me.

Il suo sorriso si fa ghigno, espressione di vittoria. Avvicina il viso dell'uomo al suo seno mentre non smette di guardare me. Lo stringe, lo accuccia.

Riesco a vederlo finalmente, quell'uomo lo conosco.
Riconosco. Fin troppo bene.

È Gio? È davvero lui?
Sì... No, è un altro, un altro Gio!

Qualcosa alle spalle mi distrae dal fissare quel ritratto dell'inferno.
Suoni diversi: tosse convulsa, gemiti, sospiri di dolore.

Il mio Gio si è ripreso.
Corro da lui.

«Amore, come ti senti?»

Emette un rantolo, muovendosi scomposto, pare voglia alzarsi. Lo aiuto a mettersi seduto. Si massaggia le tempie, poi mi fissa.

Il suo sguardo è diverso, un'espressione da straniero in patria di nessuno.

Parla.
«Che cazzo è successo?»
«La frattura ti ha sbalzato via. Pensavo fossi morto...»

Tendo le braccia a lui, cercandolo.

Vado per abbracciarlo ma lui s'allontana, evitando qualsivoglia contatto fisico. Mi guarda con stupore, con orrore. Si gira intorno, poi mi piazza due occhi che non riconosco nei miei.

«Dove mi trovo? Dov'è Abigail?»

Tutto il mio mondo si sbriciola in un soffio, svanendo in una manciata di polvere di sogni. Sono un castello di sabbia dopo un'onda. Provo a recuperarmi, ricostruendo sulle macerie.

«Gio, sei a casa. A casa nostra...»

Cerco me stessa in quelle due profondità buie, desolate, desertificate. Un gancio a cui aggrapparmi per risalire una china verticale, mi basterebbe soltanto un piccolissimo segno.

Ma lui ci mette definitivamente il piede sopra, distruggendo tutto ciò che rimane del mio castello di speranze. Resta solo la sua impronta sul mio cadavere, nella sabbia, a fare da epitaffio.

«Chi cazzo sei tu?»

Elettrocardiogramma piatto, non c'è più polso. Provo la rianimazione, l'ultima carta, l'ultima chance.

«Ma sono io, Zahira! Amore, non mi riconosci?»
«Zahira?»

Massaggia la testa.

Forse...

«Io... io non conosco nessuno che si chiami così»

È finita.

Ora del decesso... 23:36


Fine seconda parte

La Frattura [Completa - In perpetua revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora