13 - È una domanda o una proposta?

345 48 40
                                    

Sono le otto di sabato mattina.
La notte non ha avuto pietà di me.

L'ho pregata, implorata, ma è stato inutile. Speravo ascoltasse la mia supplica disperata e decidesse, come ultimo gesto di compassione, di far calare perennemente il suo manto sul mondo. Cosicchè il tempo si sarebbe fermato per tutti, soprattutto per me, e sarei stato salvo. Libero di non andare a quella festa, in quella villa, in quel nido di serpi, come giustamente lo ha definito Zahira dopo aver ascoltato tutti i miei racconti su di essa.

Ma il mattino è giunto inesorabile, inarrestabile. Il sole è sorto comunque e io mi sento come se tutto il peso del mondo fosse poggiato sulle mie spalle.
Magari esagero, ma è così che mi sento ora.

Ma sì... In fondo cosa potrebbe mai accadere?

Ma lo penso più per confortarmi che non perché ci creda davvero.

Mi preparo con il mio completo migliore, quello nero, quello che uso per fare colpo sui clienti. Specie quelli appartenenti al gentil sesso.
Il nero mi slancia, mi sfila e risalta i miei, pochi, pregi estetici. E poi è in tinta col mio umore, che non guasta...

Scendo al piano inferiore, vorrei avvisare Abigail che non ci sarò per il weekend, ma lei non c'è. La stanza dall'altro lato della frattura è vuota. Mi sento un po' come lei, adesso.
Vuoto, appunto.

Nessun nuovo messaggio sul blocco avversario.
È un silenzio che uccide il silenzio della solitudine. Quando cerchi vicinanza da qualcuno, ma non hai risposta al tuo appello. Gridi aiuto mentre cerchi di raggiungere la riva, ma a ogni bracciata senti che ti stai allontanando sempre di più. E quando vai a fondo, che le forze ti abbandonano, non ti resta nemmeno il fiato per piangere. Che non servirebbe comunque a nulla, le lacrime si mescolano all'acqua salata e nessuno riesce più a discriminarle dal nero del mare.

Ma non voglio arrendermi.
No, non ancora. Devo avanzare con tutte le mie forze, non lascerò che il capo supremo dei miei demoni vinca ancora. E se proprio devo perdere, se proprio è destino che debba essere lui a vincere e portare la mia testa tagliata in trionfo, voglio che almeno mostri ai suoi sgherri una testa sorridente. Non riuscirà a vincermi con la paura. Quel maledetto, quel mostro che si fa chiamare Depressione non mi avrà, almeno non senza combattere.

Ciao Abi, sarò fuori per tutto il giorno a causa di un impegno di famiglia. Tornerò questa notte, penso.
Ti penserò, per tutto il tempo...
Ps Voglio incontrarti. Dimmi solo quando e dove.

Mi soffermo un momento a guardare attraverso la frattura, sperando Lei si faccia viva ora.

Adesso conto fino a tre e tu uscirai!
1... 2... 3!

No, dai, tre è poco. Facciamo fino a dieci...
4... 5... 6... 7... 8... 9... 10!

Ok, facciamo fino a 30 e discorso chiuso.
28... 29... 30!

Niente. Un inesprimibile nulla.

Devo smettere ora, devo smettere subito, prima di rischiare di toccare il fondo della pateticità e arrivare a contare fino a tremila senza nemmeno rendermene conto.
Guardo l'ora.

È ora.

Zahira è sempre puntualissima.
Un altro dei suoi millemila pregi. Se tardassi anche solo di un secondo me la farebbe pagare tutta la vita.
Tipo sputando in ogni drink.
Dopo avermelo servito, però, e senza nascondersi.

Tremo all'idea di farla incazzare ulteriormente. Potrebbe fare qualcosa di gran lunga peggiore che sputare nei miei drink.

Potrebbe abbandonarmi...

La Frattura [Completa - In perpetua revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora