15 - È una domanda o una proposta? - 2

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Alla fine, dopo un meraviglioso quanto lungo giro turistico, perduti tra un litorale che se la potrebbe giocare con i caraibi e una più spelacchiata macchia mediterranea, giungiamo al lungo viale alberato che sfocia sul cancello della villa di Dio.

Sono le undici e mezza, portiamo un ritardo che neanche i Re Magi. La cosa non mi passa nemmeno per l'anticamera del cervello, ovviamente.

Rallento sul selciato, andando a parcheggiare lontano da un mucchio di altre auto, poste tutte l'una accanto all'altra.

Scendo rapidamente, andando ad aprire lo sportello della mia socia.

Pardon, fidanzata solo per oggi.

Zahira sta al gioco, ha capito al volo che qui, nell'alcova degli arcidiavoli, anche i muri hanno occhi e orecchie.

E lingua.
Soprattutto lingua.
Biforcuta.

Le offro il braccio, lo accetta di buon grado, stringendolo appena, con tutta l'eleganza di cui è capace.

Mi fermo un momento, guardando davanti la strada che mi attende.

Esito.
Esito un istante di troppo.
Respiro a fondo, cerco calma.

Niente, non ne ho...
Cazzo!

«Tranquillo, non ti lascerò da solo. Andrà tutto bene, vedrai»

Mi sorride così intensamente che i miei timori scolano via, giù nel tombino che li ha esalati.

Sì, con lei al mio fianco andrà tutto bene.

Avanziamo sulla mattonata che dal cancello porta al grande slargo in cui, suppongo, abbiano allestito il buffet.

Giro la testa verso la mia dama, senza smettere di avanzare. La osservo ancora un'ultima volta.

Quegli stronzi dei miei cugini avranno un infarto, quando mi vedranno arrivare con una bellezza simile!

Lei mi capisce al volo e, sogghignando di rimando, aggiusta con la mano libera il contenuto del suo generoso décolletté. Il quale, dopo la rimestata, sembra aver acquistato due taglie in più, di esuberanza e prepotenza.

«Sei una pazza!»
«E non hai visto niente, ancora...»

* * *

Come volevasi dimostrare, il buffet è già bello che aperto e i parenti, divisi in piccoli gruppetti, trangugiano a sbafo ogni sorta di leccornia.
Ognuno col suo piattino, ognuno immerso nei suoi discorsi.

È patetico il modo in cui si sono piazzati, in microfazioni che si formano e disgregano mutevolmente, tutte in lotta per lo stesso motivo.
Il motivo più sporco e viscido sulla faccia della terra.

«Fotografa bene la scena. Se t'incuriosisce, dopo posso spiegarti perché si sono disposti in questo modo»
Dico sottovoce.

«Non ce n'è bisogno, non me ne frega un cazzo. Oggi non si fanno prigionieri!»

Quella frase mi esplode dentro, liberando un mix di sensazioni diverse. Una bomba a grappolo che si separa nello stomaco e va a deflagrare in ogni parte del corpo.

Paura, eccitazione, ansia, adrenalina, grinta, euforia. Tutte insieme, in un cocktail da cinquecento bpm.

Non si fanno prigionieri, oggi.

Ci avvistano, da lontano.
Il primo è proprio la mia nemesi Gerardo, mio fratello.
È solo, nel senso che non c'è nessuna fidanzata con lui, al suo fianco.

La Frattura [Completa - In perpetua revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora