10 - È soltanto un vicolo cieco

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Crescere sentendomi perennemente in colpa è una delle mie principali prerogative. Tanto quanto la passione per la musica, i superalcolici e i voli pindarici.

Non ho mai capito il perché di questa sfaccettatura del mio carattere.
Probabilmente se spendessi più di qualche ora in sedute da uno strizzacervelli, forse, riuscirei a venirne a capo. Quantomeno a capire il perché sono così. Sempre se un perché esiste.

Mi sono sentito in colpa per non essere mai stato il figlio che i miei si aspettavano invece io fossi.
Mi sono sentito in colpa per non aver studiato quanto i miei professori si aspettavano che facessi.
O per non essere mai stato l'amico che gli altri avrebbero voluto. Oppure il fidanzato perfetto per le mie ex.

Zahira me lo dice continuamente che non posso, non devo vivere compiacendo gli altri. Che dovrei proprio smettere di pensare a cosa desiderano le altre persone.

Eppure, in questo preciso momento, mi sento in colpa. Pur non avendone.
Mi sento d'esser venuto meno a qualcosa d'importante. Sono stato io a chiederle di sentirci per telefono, in fondo.

È stata forse colpa mia se non sono riuscito a chiamarla?

No. No, di certo. Eppure, nonostante questo, mi sento colpevole dell'accaduto.

Forse dovrei smetterla.
Forse dovrei dare retta a Zahira.
Forse basta solo metterci un po' più di palle!

Scrivo e sparo luce nella frattura.

Guarda che ti ho chiamata, ma mi hai dato il numero sbagliato

Ecco, l'ho fatto! E ora?

Aspetto. Luce.

Ma che vai farneticando? È questo il mio numero!

Con una mano regge il suo blocco, nell'altra stringe il foglio strappato con sopra il numero di telefono scrittomi ieri.

Ho provato a chiamarti due volte a quel numero. Risponde un tizio con la parlata veneta

Impossibile

Credici, invece. L'ho persino fatto ricercare da una specie di investigatore privato, il numero non è intestato a te.

Ripeto che è impossibile!!!!!!!

Sbuffo. Tante volte quanti sono quegli esagerati punti esclamativi.

Guarda

Avvicino alla frattura il foglio che mi ha dato l'amico di Zahira, evidenziandole la parte in cui è indicato l'intestatario del servizio telefonico.

È sgomenta.
Letteralmente.

Armeggia con il suo cellulare, alla ricerca di qualcosa. Quando lo trova, rivolge lo schermo verso di me.
Sul telefono è evidenziato il numero dell'utenza. Il numero è sempre quello.

Com'è possibile che due utenze abbiano lo stesso numero?

Non è possibile, almeno in teoria.
Le scrivo il mio numero.

Chiamami tu!

In allegato.

La osservo comporre il numero, chiudere e riprovare, chiudere e riprovare una terza volta, infine scrivere un messaggio sul blocco.

È inesistente!

Questa storia è sempre più assurda...

* * *

Ci siamo presi una pausa dai messaggi, per provare a fare chiarezza e vedere se passa luce tra le fitte fronde di questo mistero.

Al mondo c'è un solo luogo in cui puoi trovare tutte le risposte possibili a una domanda, da quelle plausibili alle castronerie più totali: la rete.

Ho inserito una domanda sui principali motori di ricerca.

È possibile avere due sim con lo stesso numero?

A quanto pare sì, sfogliando rapidamente i risultati, ma è una roba un po' complicata e tecnica. Tipo master e slave, ma è qualcosa che non avviene casualmente, per ottenerla bisogna farne esplicita richiesta.

Non è possibile in nessun altro modo, se non così.
Non è possibile che sia avvenuta per caso, tra Abigail e mister Canal Grande.

C'è qualcos'altro sotto e, molto probabilmente, questa frattura ha la sua parte di responsabilità nella vicenda. Lo sento a pelle.

Ma come è possibile che due città così distanti come Roma e Taranto, si trovino a essere divise solamente dallo spessore di un muro?

La frattura è troppo piccola perché possa infilarmici dentro, per passare dall'altro lato.

Ehi, aspetta, è troppo... per me. Ma se provassi con qualcos'altro?

Scrivo rapidamente un messaggio e richiamo all'attenzione Abigail, che nel frattempo era concentrata a smanettare sul suo portatile.

Voglio provare a far passare qualcosa attraverso la frattura. Se puoi, togliti dalla traiettoria, per sicurezza.

L'unico oggetto dotato delle dimensioni necessarie è una misera matita smangiucchiata, che giaceva abbandonata nella cassetta degli attrezzi, abbandonata anch'essa in un angolo dalla notte in cui ho aperto la frattura nel muro di casa.

La infilo parzialmente, facendo in modo che un terzo di essa sia esposta dal mio lato.
Carico il braccio e colpisco di piatto il muro con tutta la forza che ho, in un poderoso ceffone.
La matita s'incunea, schizzando via.

Aspetto, osservando curioso.
Aspetto.
Aspetto ancora.

Sarà arrivata dall'altro lato?

Batto i pugni sul muro.

«Ehi! Tutto bene?»
Grido.

La testa di Abigail compare di lato, dal nulla, proveniente da un punto cieco della frattura.

È perplessa.
Prende il blocco e scrive.

Beh, che aspetti? Ci sono problemi?

Rispondo domandando.

Non è arrivato nulla?

Fa spallucce, scotendo la testa.

Dalla frattura non si passa, a quanto sembra.

È soltanto un vicolo cieco.

La Frattura [Completa - In perpetua revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora