34 - Sarà bello, domani, sentirti stonare il mio nome...

223 38 26
                                    

Leggo.

E mentre leggo, aspetto.

Chiara mi da alcuni suggerimenti, tra le pagine di un libro. Mi racconta della paura, come riconoscerla, come capirla e, di conseguenza, come affrontarla.

Piccoli passi.

È questo il segreto. La base del problem solving: scomporre una difficile e complessa operazione in tante piccole, e quindi più semplici, sequenze.

La paura che ti blocca. Può bloccarti tutta la vita. E se pensi a tutta la vita, la cosa non fa che spaventarti ancora di più. Ma la puoi sconfiggere, non tutta insieme, ma un poco. Un centimetro solo, un centimetro dopo l'altro. La puoi vincere, la paura di vivere, per dieci minuti alla volta.

I miei occhi rimbalzano. Dal libro alla frattura. Lo aspetto. Aspetto Lui.

La stanza oltre la frattura, casa sua, è buia. Lui non c'è. Mi delude un po' ma, del resto, credo sia normale non ci sia. Non può certo vivere tutta la sua vita appeso a una parete.

Ha il suo lavoro. È un agente di commercio, probabilmente vagherà da un lato all'altro del paese, a caccia di clienti.

Avrà la sua vita. Hobbies, svaghi. Magari pratica uno sport. È messo bene, fisicamente. Andrà in palestra, credo.

Avrà degli amici. Sicuramente. Chi non ne ha?

Io. Presente!

Vabbè, io sono un caso patologico che non fa testo. Tolta Lorena, che tra l'altro è la mia segretaria, i miei amici sono tutti su carta digitale, all'interno delle mie storie. Lui sicuramente ne avrà, invece. È spigliato, divertente, ironico. Bello. Avrà tante persone attorno a sè. Forse anche tante donne.

Avrà una ragazza, anche?

Tossisco, imbarazzata dei miei stessi stupidi pensieri che nessuno, a parte me, conosce.

Ma come mi permetto a essere gelosa di lui? Io, che non lo conosco nemmeno. Ok, lo vedo da anni nei miei sogni, ma a stento conosco il suo nome. La sua professione.

Cos'altro so di lui?

Niente. Praticamente niente.

Mi rannicchio ancora di più sul divano. Il pile sulle gambe è caldo, piacevole e avvolgente. E io mi ci beo, tra le sue braccia.

Lo sguardo torna sul libro.

Leggo la stessa frase trenta volte, perdo il segno. Niente, non ci sto con la testa. Non riesco a fare proprio nulla, se non vagare con la mente. Giri di parole non dette che si rincorrono a formare un Uroboro di pensieri. Una spirale senza centro, senza punto di fuga.

Poggio lo sguardo sul Suo, nella frattura, e la vita riprende a sorridermi all'improvviso.

Luce.

Corro a vedere. Lo trovo lì, al centro della stanza. Indossa un completo nero e penso che due sono le cose: o è stato tremendamente fortunato, oppure quel vestito glielo hanno cucito addosso. È elegante, raffinato, ma non troppo. Di entrambe le cose. Gli da un tocco sbarazzino, ma al tempo stesso distinto e rassicurante.

Lo squadro, indugiando ovunque.

Si, ovunque...

Più lo guardo e più mi rendo conto che è davvero un bel ragazzo. È proprio il mio tipo. Senza dubbio ha tutto ciò che piace a me. E forse anche qualcosa in più.

Regge un cartello, ci metto molto a leggerlo perché il suo sorriso magnetico mi distoglie dalle lettere.

Ciao, come stai? Passata una buona giornata?

No. Giornata di merda. Passata tra noiose pratiche burocratiche e la mia nuova vecchia ossessione: tu. L'unica cosa piacevole è stato il pranzo al bistrot, con Lorena.

Ma questo non posso dirglielo. Non ancora, almeno. Mento, un'ottavo di verità. Può bastare, per ora.

Bentornato! Sì, non c'è male, grazie. E la tua?

Risponde veloce.

La mia è andata alla grande, ma adesso è perfetta.

Oddio...
Intende quello che ho capito io?

Gli rispondo con tre punti di interrogativa curiosità.

???

Lo osservo scrivere. Cancellare, riscrivere e ricancellare. Un foglio, due. Si gratta la testa, imbarazzato, diventando rosso. Sembra non riesca a esprimere ciò che vorrebbe dire. È più timido di quanto mi era sembrato.

Magari sono io a fargli questo effetto...

Egocentrica, lo so. Ma almeno un po' vorrei illudermi della cosa.

Lo salvo da un probabile autogol. Svelando un altro ottavo di quella verità che ho omesso nel primo messaggio.

Anche io ti ho pensato tutto il giorno!

Ride, gli brillano gli occhi. E io me lo vorrei mangiare, adesso. Ma la frattura è troppo stretta per infilarci la testa. Mi accontendo di perdermi nel suo sorriso.

Che leggevi?

Gli mostro il libro. Risparmio tempo. Thumbs up è la sua risposta. Piace anche a lui. Guadagna punti ogni secondo che passa.

La smetti? Oppure hai deciso di farmi perdere la testa del tutto?

Mi scrive un messaggio che mi fa salire il cuore alla gola. Fatico a ricacciarlo giù. Quello batte e batte, ma nel posto sbagliato.

Vorrei poter comunicare meglio con te.

Ci vado piano. Ma ammetto a me stessa che gli darei pure il pin del bancomat, ora come ora, se me lo chiedesse.

Che intendi?

Scriverci così è bello, ma un po' scomodo.

Vuoi il numero del cellulare? L'indirizzo e-mail? L'indirizzo di casa?

Noleggerei pure un piccione viaggiatore, se fosse sensato farlo. Ma mi impongo la calma. Senza fretta, un passo alla volta. Solo dieci minuti, non di più.

Cosa proponi?

Potremmo scambiarci il numero di telefono.

Dal suo viso capisco che sente di aver azzardato. Non sa, però, a cosa sto pensando io adesso...

Allora 393-41...

Però no, non lo scrivo. In amore vince chi fugge, dicono. Provo a fuggire via. M'inseguirà?

Ci penserò. Buonanotte.

Gli sorrido e chiudo la frattura col solito nastro adesivo telato. E riprendo pure a respirare, già che ci sono...
E a pensare, purtroppo.

Oddio, che ho fatto? E se ci fosse rimasto male? In fondo, sembrava desideroso quanto me di fare quello scambio...

In un attimo sterzo quindici volte, cambiando idea altrettante. Quindici, numero dispari. Quindi, via.

Gli scrivo un ultimo messaggio, con sotto il mio numero.

Scherzavo! Chiamami all'una.

Durante la pausa pranzo. Perfetto come momento, per la nostra prima telefonata.

Sparo qualche volta la luce nella frattura, sperando che lui la colga. Non lo aspetto, però. Vince chi fugge, si dice, quindi fuggo via.

Chissà che suono ha, la sua voce...
Sarà mascolina e rude come quella di René Ferretti? Oppure giovane e tormentata come quella di Elliot Alderson?
Che suono farà il mio nome, tra le sue labbra?
Sarà come l'ho sognata io? Stonata?

Spero di sì, perché un difetto dovrà pure avercelo questo qua...

Sarà bello, domani, sentirti stonare il mio nome...

La Frattura [Completa - In perpetua revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora