44 - Addio anche a te, Gio del mio mondo...

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La settimana è passata, finita.
Veloce, come tutte le cose belle. Che lo sai benissimo, prima o poi finiscono.

Specie, se sai di per certo, che non sono destinate a durare per sempre.

In questa settimana ho visto tante cose nuove, ho scoperto una cultura antica. Gio mi ha portato a conoscere le origini della sua città al MARTA: il Museo Archeologico Nazionale di Taranto. E poi al Castello Aragonese, nelle magnifiche chiese del borgo, tra vicoli, sul lungo mare.

Abbiamo condiviso bellissimi momenti. Pranzi e cene. Pomeriggi a chiacchierare e notti di passione. Quelle notti mi mancheranno molto, nonostante tutto. Già lo so. Perché forse non c'era amore, non c'era anima, ma c'era tanto altro però.
Inoltre, con lui al mio fianco, i sogni hanno smesso di tormentarmi.

Oggi è l'ultimo giorno, qui. Gli ultimi minuti, a dire la verità dato che, a breve, mi metterò in marcia verso Roma. Verso casa.

Se negassi di essermi divertita, sarei solo un'ipocrita. Una falsa. E io non lo sono. Sono tante cose: una bugiarda, una stronza, con lui sono stata anche una facile. Ma non posso esserlo, falsa, fino a questo punto.
È stata una delle settimane più belle della mia vita, invece. Gio l'ha resa spumeggiante, divertente, interessante, memorabile.

Credo che mi sarei innamorata di lui, se solo gli avessi potuto concedere una possibilità. Se mi fossi potuta concedere il tempo necessario. Se Lui, l'altro, avesse lasciato libero anche solo una piccola parte, un microscopico pezzetto, del mio cuore.

Invece no, Lui ha occupato tutto. Abusivamente. E io, ora, non riesco a concedere nulla. A nessuno. Nemmeno a uno che sembrava volermi donare tutto se stesso.

Se avessi conosciuto prima questo Gio, prima dell'altro, penso che mi sarebbe piaciuto di più. Sarei stata più libera, senza l'oppressione di un continuo confronto tra loro due.

Avrei apprezzato l'ingenuità di questo Gio. Quel suo essere frivolo e privo di segreti. Quel suo essere semplice e mattacchione. Quel suo essere leggero, in ogni occasione.

Forse avrebbe potuto fare breccia se Lui, l'altro, non avesse eretto questo dannato muro che mi porto dentro.

Gli ho detto che sarei partita domani.
Ho dovuto mentirgli per l'ennesima volta. A malincuore, ma ho dovuto farlo. L'ultimo addio mi ha devastata, fisicamente e mentalmente. Un altro mi distruggerebbe completamente.
Sono sicura che non mi riprenderei.
Mai più.

E sebbene in questi sette giorni non sia riuscita a trovare la forza di innamorarmi di lui, salutarlo per sempre, dirgli addio di persona guardandolo negli occhi e non potendogli nemmeno spiegare il perché, mi sarebbe costato caro.
Troppo, troppo caro.

La valigia sul letto, rifatto. Ho raccolto tutto. Tutto. Anche quello stupidissimo sottobicchiere che appartiene a due sere fa. Il mio trofeo, per aver scolato una pinta di birra più velocemente di lui. Quando lo guardo mi torna in mente il suo viso, sorpreso dalla mia eroica impresa. Volevo buttarlo via, ma non ce l'ho fatta.

Qui, in questa città, sto lasciando la parte migliore di me. Quella che, per un solo singolo istante, si è sentita veramente felice. È stato un attimo fugace, durato sette giorni, ma ha lasciato un solco, una cicatrice che non guarirà mai.

Non so se è stato saggio venire qui. Forse no. Ma forse, se ci penso bene, in fondo in fondo sì, ho fatto bene. Mi ha fatto bene.

Mi odierai domani, Gio?

Probabilmente sì...
Mi ha chiesto di scambiarci il numero di telefono. Ho procrastinato, mentendo sapendo di mentire. Ho detto che glielo avrei dato prima di partire, prima di salutarci.

La Frattura [Completa - In perpetua revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora