14 - Ma chi la caga la festa...

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Nell'abitacolo, subito dopo quell'iniziale scambio di battute, è calato uno strano e prolungato silenzio.

Non era mai capitato, prima di adesso.

Mai una volta, da quando tre anni fa varcai la soglia del suo locale, siamo rimasti senza dire nulla per più di cinque minuti.

Ma no, che dico, cinque sono veramente troppi!

Ci fu subito alchimia tra noi. Ma non quella che solitamente avviene tra un uomo e una donna. La nostra fu strana, diversa, anomala.

Quel giorno, quel venerdì sera, nonostante fossi strafatto, mi accorsi di aver incontrato la mia socia.

Lei mi capiva, intendeva, anticipava le mie battute, coglieva al volo i miei ridondanti giri di parole.
Con lei era come giocare a carte scoperte. Finalmente, riuscivo a capire tutto di una donna.
Almeno una...

Amicizia.

Finalmente quella parola aveva un volto, un volto umano, e un nome.
Un nome molto inusuale, esotico, che ti richiama alla mente sapori e profumi di terre lontane, perse tra deserti antichi, avvolte ancora oggi da arcane magie.

Zahira.

In arabo vuol dire bellissima.

Ed è vero, dannatamente vero.

Ma vuol dire anche brillante.

Ed è vero anche questo, specialmente per me.

Lei è il mio sole. La stella che mi guida durante la notte e mi salva al mattino.

Salvare...

Già, lei l'ha fatto con me. Letteralmente. Mi ha salvato dal tunnel di stupefacenti e cattive compagnie nel quale sguazzavo. Quel tunnel in cui, poco più che ragazzino, mi sono infilato per sfuggire alla depressione. Lei è stata l'unica capace di minare e sfondare la mia corazza dorata, l'unica che sia riuscita a guardare in faccia i miei demoni e farli battere in ritirata. A non limitarsi soltanto all'apparenza esterna da bravo ragazzo di famiglia perbene.

A non riempirmi troppo il bicchiere.

Ma ora, invece, con questo silenzio mi sta uccidendo più di quanto facessero le schifezze sintetiche che prendevo.

Odio il silenzio.

Solitamente le parole, tra noi, sono scroscianti cascate in piena. Slavine verbali che travolgono e invadono qualsiasi argomento.
Abbiamo sempre qualcosa da dirci, qualcosa da raccontarci. O da rivelarci. O da confessarci.
E quelle rarissime volte in cui non l'abbiamo, l'inventiamo. O magari parliamo di roba già discussa, storie vecchie, del mio e del suo passato. Oppure riaffrontiamo argomenti spinosi, tematiche sulle quali abbiamo divergenze d'opinione talmente incolmabili che alla fine discutere serve solo a confermare l'antitesi delle nostre posizioni.

Adesso però tutto questo non c'è. C'è solamente questo assordante silenzio.

Non capisco, è come se una strana nebbia fosse calata sopra le nostre teste, saturando l'abitacolo e creando, tra noi, un imbarazzo che non ci appartiene.

Cerco di mascherarlo sotto gli occhiali da sole, mastico nervosamente una gomma fingendo una concentrazione alla guida esagerata e non necessaria, data la totale assenza di traffico sulla litoranea salentina.

Lei giocherella pensierosa con una ciocca di capelli. Spesso guarda fuori, dal suo finestrino. Raramente guarda avanti. Mai verso di me.

Quanto vorrei leggerle nella mente.

La Frattura [Completa - In perpetua revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora