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Veronica
«Cinque minuti e siamo sotto casa tua.» Spengo la telefonata con Laura e mi guardo allo specchio. Indosso una semplice maglietta a maniche corte e dei pantaloncini. In questi giorni sta facendo veramente caldo e oggi il sole è cuocente. Mi lego i capelli in una coda e mi metto un cappellino con la visiera bianco. Stacco il telefono dalla carica e infilo le scarpe.

«Mamma io vado!»

«Buona partita!» esco di casa e percorro il vialetto di casa con le mani nelle tasche. Mentre aspetto seduta su una panchina che arrivano le mie amiche gioco con il telefono. Un clacson mi sveglia e saluto con una mano la macchina appena entrata nel parcheggio. Salgo a bordo e vedo tutte le mie compagne, Lara e Giulia nei posti dietro, Laura davanti con suo padre che guida e Anna, Chiara e Lucia nei tre posti in mezzo. Mi schiaccio con loro e chiudo la portiera.

«Pronta per fare il tifo?»

«Direi che non serve molto il mio tifo visto che saremo in uno stadio con altre tremila persone.» Dico esagerando.

«Se tutti pensassero come te allora non ci sarebbe nessuno allo stadio, ti immagini?» Anna ride.

«Voi ci volete andare solo perché vi piace Andrea.»

«No, ma perché ci saranno altri ragazzi carini come lui.» Lara viene interrotta da una tosse improvvisa di Laura alquanto imbarazzata dei discorsi in presenza del padre. Tratteniamo un sorriso e cambiamo il discorso.

«Ce li avete i biglietti?» chiede il padre.

«Sì.» Rispondiamo in coro. Afferro il cellulare e lo stringo in mano poi appoggio la testa sul poggiatesta e mi rilasso.

«Non ho la più pallida idea di dove dobbiamo entrare.» Lara mi risponde subito preparata.

«Di là.» Scendiamo dall'auto e ringraziamo il papà di Laura.
«Che posti abbiamo?»

«Andrea mi ha detto di andare qui.» Le mostro il figlio e lui fa un urletto.

«Non ci credo! Non sono mai stata nelle file davanti! Sono le prime e le più vicine al campo! Sono riservate agli amici dei giocatori.» Lara riprende fiato. Vedo che è molto eccitata.
Dopo aver aspettato parecchio arriviamo ai nostri posti e mi guardo in giro. Lo stadio e grandissimo e pieno. Ci sediamo e mi ritrovo vicino a Laura e Lucia.

«Secondo me c'è anche Dylan.» Sentiamo un fischio e i giocatori avversari fanno la loro entrata. Sono dei ragazzi piuttosto alti e muscolosi.
Forse mi piacerà questa partita.
Applaudiamo e fischiamo quando la nostra squadra entra in campo. Vedo benissimo tutti i giocatori. Intravedo Andrea che mi fa un cenno e rispondo sorridendo. Il mio sguardo corre su un ciuffo castano e degli occhi marroni che mi guardano. Il cuore smette per un attimo di battere. Lui sposta lo sguardo e respiro.
«TI STAVA FISSANDOOOOO!» Laura mi scuote per la spalla e rido.

«Ho visto.» Solo in quel momento realizzo che tra i posti a sedere ci deve essere anche mia cugina Giulia. Guardo bene e la vedo qualche posto più in là.
La partita inizia e mi sento molto presa e quando segnano mi alzo con metà stadio a esultare. Il calciatore fa il giro del campo correndo e sfilandosi la maglietta. Le mie compagne iniziano a commentare e io rido. Non riesco a smettere. Quando se la infila di nuovo le mie amiche sembrano quasi tristi. In effetti la tartaruga del ragazzo non era niente male.

«Poi chiedi chi è quel bellimbusto ad Andrea.» Mi dice Anna.

«Ok.» Non riesco a evitare di sorridere.
Gli avversari segnano durante il secondo tempo ma all'ultimo minuto un giocatore della nostra squadra segna e l'arbitro fischia la fine della partita e di conseguenza la nostra vittoria. Anche quel ragazzo fa la corsetta ridicola e viene acclamato. Si sfila la maglietta e la lancia. Verso di me. Sbarro gli occhi e la afferro mentre molte mani si ritraggono tristi. Il calciatore mi guarda e mi sorride. Vi giuro che i suoi addominali sorridono con lui. Lo guardo in faccia e lo vedo. Dylan. Mima con le labbra delle parole, ma non le capisco. Mi fa l'occhiolino e se ne va. Lo stadio inizia a svuotarsi ma Lara ci consiglia di aspettare che si svuoti l'ingorgo. Io rimango ferma con la maglietta sudata in mano, come una stupida.

«Di solito la maglietta va restituita.»

«In pratica la lanciano per regalo ma poi la rivogliono indietro.»

«Esatto.» Ridiamo tutte.

«E dove la devo dare, a chi?»

«I giocatori scelgono un'ala dove tirarla e la maggior parte delle volte vi è qualcuno che è il destinatario scelto e dalla sua faccia direi che ha fatto centro.» Divento rossa come un peperone.

«Ma va dai.» Inarcano tutte le sopracciglia.

«Devi andare a ridarla al giocatore che te l'ha data.»

«Ma scherzi?! Che vergogna.»

«Gli spogliatoi sono di là.» Lara li indica con un dito e io deglutisco.

«Preferisco essere interrogata in fisica.»

«Non direi proprio.» Laura sussurra all'orecchio e mi da una lieve spinta.

«Lo devi aspettare fuori. Di solito si cambiano piuttosto velocemente.»

«Ok ma voi venite con me.»

«Ci devi andare da sola.»

«Sappi che non ti aspettiamo.» Laura ride con le mie amiche e camminano per uscire.

«E con chi torno?! No dai! Non lasciatemi sola!»

«Ti fai accompagnare da lui! L'ha già fatto.» Laura strizza l'occhio e spariscono dalla visuale. Io cammino verso gli spogliatoi. Ho sempre sognato di entrare da dove sbucano i giocatori a inizio partita. Mi fermo davanti a una porta e appoggio le spalle al muro. Gli avversari escono e mi guardano male. Respiro profondamente e stringo la maglietta. Vedo la porta aprirsi e tanti ragazzi uscire. Saluto Andrea e poi vedo lui tra tanti sguardi incuriositi che si sistema il ciuffo su un lato.

~spazio autrice~
Ho fatto del mio meglio per scrivere qualcosa di calcio. Perdonatemi se le regole del calcio non sono così ma il lancio della maglietta lo dovevo fare.

Mi dispiace Lara, perdonami🙏

Solo noiWhere stories live. Discover now