Epilogo ~61

5K 126 45
                                    

Veronica

12 anni dopo....

«Dylan? Amore? Puoi guardare per un attimo tua figlia?» entro in salotto cercando mio marito.

«Perché? Dove vai?» arriva anche lui dalla cucina e mi guarda preoccupato e si rilassa solo quando vede che non ho niente.

«Ho bisogno di riposarmi.»

«Ti aiuto io?» mi guarda con un sorriso malizioso e io sbatto una mano sulla fronte. Mi butto sul divano e lui si siede accanto a me, abbracciandomi. Nostra figlia entra nella soggiorno e ci guarda male. Ha solo tre anni ma ha il mio caratteraccio. Ha gli occhi castani chiari come Dylan e i capelli biondi come ce li avevo io una volta. Tutti dicono che sia la mia fotocopia.
«Allison, vieni qui da papà.»

«No.» La prima parola della sua vita è stata quella, come la mia. Siamo così simili.
Dylan si alza dal divano e inizia a rincorrerla. Lei si scontra con suo fratello e iniziano a litigare, passando velocemente alle mani. Alessandro inizia a spingerla e si prende un pugno in faccia.

«Allison! Ma chissà da chi avrà preso!» Dylan mi guarda sorridendo e io vado a prendere per mano mio figlio. Ha un solo anno in più di Allison ed è identico a suo padre. Capelli castani come gli occhi e stesso viso. È un mini-Dyl praticamente. È solo l'inizio del pomeriggio e i nostri figli non hanno sonno. Accendo la TV e dico ad Alessandro di stare sul divano a guardarla. Lui si siede e sparisce nel suo mondo. Di solito non lascio i miei bambini davanti alla TV, ma oggi proprio non ce la faccio. Dylan porta Allison accanto a suo fratello e la lascia lì per poi prendermi per mano e portarmi in braccio nella nostra camera da letto. Mi lascia sul mio fianco del materasso e si butta sul suo.

Dopo quella brutta esperienza in ospedale, Dylan non ha più visto suo padre, ho provato a farglielo perdonare, ma non ne ha voluto sapere. Diceva che poteva perdonarlo per ciò che aveva fatto a lui, ma non per ciò che aveva fatto a me. Sua madre è guarita dal tumore e in questi anni non ne ha più avuti, come i miei genitori è contentissima dei nipotini e loro tre continuano ad insistere a volerli tenere tutto il tempo. Io e Dylan abbiamo finito il liceo e abbiamo concluso l'università entrambi. Lui ha frequentato legge, senza mai smettere di giocare a calcio, e io ho frequentato medicina.  Mi ha chiesto di sposarlo a vent'anni e io ho accettato subito, e siamo andati a vivere insieme. Eravamo giovani, così dicevano tutti, ma il nostro amore superava ogni ostacolo.
A ventidue anni sono rimasta incinta per sbaglio, ma sono stata felicissima della notizia, come Dylan, che era preoccupato non sapere fare il padre, in quanto non ha mai avuto una guida. L'anno dopo sono rimasta incinta ancora ed eravamo felici per la seconda volta. Ho frequentato i corsi da casa per non perdere niente. Ai miei genitori non piaceva molto l'idea che io e Dylan avessimo dei figli, soprattutto a mio padre, ma se ne sono fatti una ragione.
Ora io ho ventisei anni e Dylan ventinove, io sono un medico e lui un avvocato. Abitiamo in una villetta a due piani piuttosto grande, con una piscina e tanto verde, tutto ciò che ho sempre desiderato.

Laura mi chiama e rispondo subito, cercando di parlare a bassa voce perché Dylan si è addormentato.

«Veronica!» lei urla e io mi spavento.

«Cosa succede?!» è ancora la mia migliore amica e vuole un mondo di bene ai miei bambini.

«Io... sono incinta!» inizia un discorso lunghissimo in cui mi perdo e inizio ad urlare come una pazza. Mio marito si sveglia in panico e mi guarda male.
«Veronica! Ascoltami! Non so come dirlo a Williiii! E se non lo volesse? E se...» inizia un altro lunghissimo monologo che ho fatto anche io quattro anni fa e io continuo a fare urletti.

«Tu diglielo e basta, Willi ti ama e non ti abbandonerà mai.»

«Lo so, ma non siamo ancora sposati, sì viviamo insieme ma...» la interrompo subito.

Solo noiWhere stories live. Discover now