~10

4.7K 138 5
                                    

«E te pensi che sono sexy?»

Veronica

Sento il caldo salirmi sulle guance e nascondo il viso girandolo verso il finestrino. Non parliamo per tutto il tragitto e sento il suo sguardo addosso.

«Mi puoi accompagnare a casa?»

«No.» Mi giro imbarazzata dalla sua risposta.

«Perché?»

«Non posso.» prende il suo zaino da terra e scende velocemente dal pullman. Io lo imito con tutta calma.

«Che c'è? Devi andare a letto con qualcuna? Guarda che non è ancora sera!» la nonnetta di prima mi guarda inorridita mentre urlo a Dylan. Lui si gira sistemandosi il ciuffo di capelli marroni.

«Sì se hai qualche problema fattene una ragione.» Allarga le braccia e si rigira per andarsene, infilando le mai nelle tasche dei jeans. Io lo ho detto per scherzo ma la sua risposta mi ferisce. Non so perché.
Su un bigliettino di carta scrivo il numero di Dylan e rincorro la nonnetta. Fischio con due dita per richiamare l'attenzione del ragazzo e con un sorriso stampato in volto infilo in mano alla signora il biglietto.

«Lo chiami qualche volta.» Apro il pollice e il mignolo per portarmeli all'orecchio e me ne vado vittoriosa.

Cadere sempre in piedi, questo è uno dei mei motti. Prendo un altro pullman e arrivo a casa dopo dieci minuti. Supero una giornalista che mi sta appiccicata facendomi domande senza senso e entro in casa. È meglio non parlare perché qualunque cosa tu dirai la rigirano manipolandola in modo da fare diventare più intrigante anche se falsa. L'ho imparato a mie spese.

«Veronica dove sei stata fino ad ora?» mia madre arrabbiata mia accoglie all'entrata.

«Scusa sono rimasta a scuola.»

«Non potevi avvisarmi?»

«Non ho acceso il telefono. Ho seguito un corso pomeridiano senza preavviso e lo dovrò seguire anche i prossimi pomeriggi.»
"Ma quanto sono brava a mentire?"

«Perché non ne sapevo niente?»

«Non lo sapevo neanche io. Fidati, non ho voglia di seguirlo più di quanto a te piace l'idea che io stia fuori.»

«Avviso la nonna che non ci sarai i prossimi pranzi.»

«Ok.» Mi trascino in camera e inizio subito a fare i compiti.
Dopo cena ascolto un po' di musica per distrarmi dalle preoccupazioni. Non mi piace l'idea di Dylan con un'altra ragazza, è strana questa sensazione. Poi lui è così lunatico!
"Cavolo avevo chiesto solo un passaggio!"
Decido di scrivere a Laura quei che mi è successo.

Sono finita in punizione con Dylan, cercando di toglierlo dalle sue colpe per di più!

Oddio! Che devi fare?

Devo aiutare le bidelle, lavoro a dir poco entusiasmante, poi con Dylan che ti stressa ogni secondo è ancor meglio.

Ahahhahahha, ammetti che Dylan ti piace.

No.

😏

.

Tanto io lo so😎

Gli ho chiesto un passaggio e ha rifiutato perché doveva andare con a letto una ragazza quindi no grazie ma non è il mio tipo.

Ma che...? Perché deve sempre rovinare tutto?

È un uomo. Questa spiegazione parla da sé.

Giusto, non ho più niente da commentare.

Ci vediamo domani😶

Ciaooo

La nostra conversazione finisce quando mi stanco di scrivere. Tolgo le cuffie dalle orecchie e mi addormento. Sapete cosa sogno? Dylan e io che camminiamo in un corridoio. Neanche tempo del primo libro che costringo la mia mente a cambiare. Afferro Dylan per le spalle e lo butto in contro una finestra appena apparsa e mi sento in colpa. Vabbè dai, per lo meno ora c'è più luce in quel corridoio... anche se la solitudine fa più paura.

Dylan

«Mi puoi accompagnare a casa?» mi parla dopo un silenzio imbarazzante.

«No.» "Ma che cavolo sto dicendo?!"

«Perché?»

«Non posso.» Questo è vero ma le devo più di un passaggio. Non posso spiegarle dove vado perciò mi affretto ad andarmene. Mi dispiace lasciarla, la sua compagnia mi fa stare bene.

«Che c'è? Devi andare a letto con qualcuna? Guarda che non è ancora sera!» Sento la sua voce rimbombare nelle mie orecchie. Non mi piace per niente che pensi questo di me. Non è per niente vero. Ok, forse si ma non sono affari suoi. Mi volto a guardare i suoi bellissimi occhi neri.

«Sì se hai qualche problema fattene una ragione.» Non so perché l'ho detto. Non voglio davvero che pensi male. Ormai l'ho fatto e mille volte tornerei indietro. Mi rigiro e spero di riuscire a chiederle scusa ma non ce la faccio. Sento che smette di camminare e inizia trafficare con la sua cartella. Improvvisamente sento un fischio e mi giro. La vedo vicino alla vecchietta dell'autobus. Ha qualcosa di bianco, di piccolo in mano. Lo da alla signora e io aggrotto le sopracciglia.

«Lo chiami qualche volta.» "No cavolo, non può averlo fatto."
La vecchietta la guarda sorridendole e io guardo disgustato la scena. Lei se ne va trionfante e desidero solo seguirla, invece mi volto e spero solo che la signora non mi telefoni. Sarebbe semplicemente sbagliato. Cammino fino alla mia moto e dopo essermi infilato il casco do gas verso l'ospedale.

Solo noiWhere stories live. Discover now