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Veronica

Sono felice, lui mi rende felice. È sempre simpatico con me. Ci facciamo un sacco di dispetti al pomeriggio ma ci divertiamo e scherziamo. Al mattino mi evita come fossi la peste e questo mi fa capire veramente che sto solo sognando ad occhi aperti.
Ora che sono finiti i pomeriggi di punizione siamo in presidenza. Io e Dylan siamo seduti davanti alla cattedra del preside.

«Roberts, mi vuole spiegare ora che siamo solo noi tre perché hai messo le mani addosso ai tuoi compagni di classe? So che non è la tua indole e so che lei non lo ha istigato.» Dice guardandomi. Io abbasso lo sguardo e Dylan mi guarda.
«Signorina?»

«È colpa anche mia, non ho altro da dire.»

«Va bene, potete andare, ma questa cosa influirà sulla vostra condotta.» Ci accompagna alla porta e ci chiude fuori.

«Grazie.» Dylan mi sorride. Io gli allungo la mano e lo guardo.
Lui inarca le sopracciglia e mi stringe la mano.

«È stato divertente. Ci vedremo a pranzo.» Queste parole non mi piacciono. Preferirei vederlo sempre, ma non si può avere tutto nella vita. È stato bello ma prima o poi tutto finisce. Cammino via ma sento il suo braccio posarsi sulle mie spalle.

«Non ti libererai di me così facilmente.» Sorrido contenta, come una stupida.

«Ti andrebbe di venire a vedere un'altra partita della mia squadra? Possono venire anche le tue amiche.»

«Davvero?! Si, cioè, verrei volentieri, ma sei sicuro che poi non inizieranno ancora gli articoli di giornale?»

«A meno che a te non diano fastidio,a ne non mi interessano niente. Possono inventarsi quello che vogliono, l'importante è che noi sappiamo la verità.»

«Grazie per l'invito ti farò sapere, ma evita di lanciarmi la tua maglia sudata.»

«Sudore di vittoria.» Faccio una faccia disgustata e poi rido con lui.
«Vuoi un passaggio?»

«Grazie.» Mi infilo il casco e lo allaccio, poi guardo la sua moto da cross.
«Perché questa moto?» inarca le sopracciglia e sorride.

«Non capisco.»

«Fai le gare con questa?» Dico indicando la moto.

«Forse. Ora sali.» Faccio come mi dice lui e mi aggrappo. Appoggio il casco sulla sua schiena e penso.

«Lo prendo come un sì.»

«Cosa?»

«Fai le gare di motocross, posso venirti a vedere?»

«Io non faccio le gare.»

«Non ti credo. Guidi troppo spericolato, le tue curve ne sono la dimostrazione. La tua moto è costantemente infangata, le ruote sono troppo consumate e tu sei un bugiardo nato.» Sgasa e quando il semaforo diventa verde parte a tutta velocità.

«Non puoi venirmi a vedere.»

«Ho ragione allora! Dai! Ti prego!»

«No, calcio sì ma motocross no.»

«Ma quando fai i compiti? Ah certo, non li fai.» Alzo gli occhi al cielo e insisto.
«Se non posso venirti a vedere mi devi insegnare ad andare in moto.»

«Neanche morto.»

«Scegli te, hai tutto il tempo fino alla fine del tragitto.»

«Ho detto di no.»

«Manca poco.»

«No.»

«Scegli.»

«Cavolo no! È troppo pericoloso per te!»

«Due minuti.»

«No! Ora basta!»

«Hai poco tempo. Io sono irremovibile.»

«Ti insegnerò ad andare in moto! Hai vinto.»

«Sì!»

«Inventati che devi seguire altri corsi fino alle quattro, iniziamo lunedì.» Sorrido contenta. Arriviamo sotto casa mia e smonto dalla moto. Tolgo il casco e scuoto la testa per sistemare i capelli.
«Ti posso chiedere che fine a fatto la maglietta che ti ho prestato?»

«No, non puoi chiederlo. È mia ora e non te la ridarò.»

«Ma è mia!»

«Arrangiati. Ci vediamo!» Corro via dopo avergli infilato in mano il casco.

***

«Ok, sali.» Salgo sulla sua moto. Appoggio i piedi a terra e lo guardo.
«Accendila.»

«Come si accende questa? Devo premere la frizione e dare gas?»

«Sì. Non dare troppo gas, non sei pronta per troppa velocità.» Faccio come dice lui e la moto inizia a muoversi.

«Ultimi insegnamenti?»

«Ricorda quali sono i freni e se muori è colpa tua.»

«Ottimo, ci si vede.» Aumento la velocità e scalo le marce. Non sono impedita come temevo. La moto si blocca. "Come non detto."
Intanto Dylan ride e corre verso di me.

«Sei in folle.» Lo scimmiotto e spengo la moto.

«Non ho fatto schifo dai.»

«Non male dai.» Gli faccio la linguaccia e scendo.

«Prendiamo un gelato?» indico il gelataio e lui annuisce portando la moto con sé. Prendiamo i nostri gelati.
«Paghi tu.» Gli sorrido e mi allontano andando verso la moto. Lui scuote la testa e penso che mi insulti. "Che gente!"

Camminiamo in giro e mangiamo i nostri gelati. Guardo i suoi occhi scuri e lui mi vede perciò riabbasso gli occhi mentre arrossisco e lui ride.

«Mi dici perché non vuoi che ti veda alle gare di motocross? A me piace il motocross...»

«Allora te mi dici cosa ti hanno fatto? Chi ti ha ferito Veronica?» stiamo in silenzio, nessuno vuole parlare.

«Vedi? Quando vorrai dirmelo ti ascolterò e quando io vorrò ti dirò i miei segreti.»

«Ti fideresti di me?»

«Te?»

«Ma la smetti di rispondere con una domanda?! Ho chiesto prima io!»

«Se non tradirai la mia fiducia può darsi che ti svelerò i miei segreti tra qualche anno.» Detto ciò mi sorride e io gli do una spinta.

«Non è giusto. Io non direi mai i tuoi segreti in giro.»

«Li sanno sono Giulia e Andrea.» Sorrido e sogghigno.
«Ma non ti preoccupare che non te li diranno.» Butto il fazzoletto utilizzato per pulirmi le mani e incrocio le braccia.

«Uffa.»

«Perché dovrei dire a te i miei segreti?»

«Perché sono l'unica anima in questo mondo che ti vuole davvero ascoltare e starti vicino senza ottenere nulla in cambio.»

«Bhe oddio, vuoi lezioni di moto, direi che è qualcosa.»

«Non centra un cavolo, non cambiare discorso!»

«Ti riporto a casa.» Annuisco e rimetto il casco. Dopo essere salita in moto lo abbraccio e il suo profumo mi stordisce.

~spazio autrice~
Ecco un altro capitolo per voi.

Lasciate le stelline se vi piace la storia e ciaooo

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