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Veronica

Sento qualcuno bussare alla mia porta e vedo entrare Laura con una borsa in mano. È agitatissima e mi fa ridere. Saluta di fretta i miei genitori e corre di sopra, nella mia camera. Per fortuna Silvia è ancora in piscina, almeno non ci darà fastidio. Appoggia la borsa per terra e mi guarda.

«Non ho un vestito.»

«Come non hai un vestito?! Te ne accorgi solo ora?! Stasera c'è il compleanno del tuo ragazzo e non hai niente da mettere?» lei resta in silenzio mordendosi in labbro.
«Per fortuna ne ho tanti.» Apro il mio armadio e tiro fuori tutti i vestiti che ho, mettendoli ordinariamente sul divano di camera mia. Sono svariati e sono di diversi colori, attillati e a palloncino. Li guardiamo attentamente e Laura si gratta la testa indecisa. Ne prendo uno alla volta e li appoggio al suo corpo.

«Troppo piccolo.»
«Troppo nero.»
«È il mio!» andiamo avanti così per mezz'ora e l'ultimo vestito che prendo in mano è quello giusto.
«Eccolo! Ti sta benissimo!» iniziamo a vestirci, lei con un abito blu con un cinturino di cuoio in vita e io con un abito verde scuro senza spalline e orecchini pendenti. La posiziono su una sedia e le acconcio i capelli scuri in una treccia sulla spalla, le metto il mascara e i rossetto, poi le lancio dei miei tacchi argento. Mi sciolgo i capelli e me li pettino, mi trucco anche io e prendo dei tacchi neri. Raccolgo le chiavi di casa da terra e esco con la mia amica. William ha mandato un amico a prenderci perciò corriamo (per quanto Laura riesce) e arriviamo all'ora giusta al parcheggio. Vediamo una macchina nera con i finestrini oscurati e ci avviciniamo con fare da stolker, senza farci notare troppo, per evitare di fare brutte figure nel caso in cui non fosse la macchina giusta. Il tizio al volante abbassa il finestrino e ci invita a salire. Sorridiamo sollevate e apro la portiera per infilarmi in macchina. Ci sistemiamo sui comodi sedili in pelle e salutiamo il signore al volante.

«Buongiorno.» Laura si allaccia la cintura e si guarda intorno.

«Siete la signorina Laura e la signorina Veronica, corretto?» l'autista mette in moto.

«Giusto, siamo noi, e lei chi è precisamente?»

«Io sono l'autista del signorino Anderson. Non ve l'ha detto?» io e Laura spalanchiamo la bocca.

«Ogni calciatore ha il suo autista?» chiedo curiosa. Perché nessuno me lo ha mai detto?

«Oh certo, fanno una bella vita.» Trovo l'autista veramente simpatico. Continuiamo a chiacchierare un po' finché non esce fuori l'argomento della serata.

«Dove stiamo andando precisamente?» Laura guarda lo specchietto per vedere la faccia dell'autista.

«Stiamo andando ad una cena di lusso, meglio dire, state andando. Il signorino Anderson non mi ha detto altro. È lei la sua damigella di oggi?»

«Sì.» Laura diventa rossa in faccia e io mi trattengo dal ridere, anche se devo ammettere che essere soli non è bello, ma ci ho fatto l'abitudine. Poco dopo l'autista ferma la macchina e ci aiuta a scendere.

«Grazie Alfonso.» Mi lascia la mano e mi guarda curioso.

«Non mi chiamano mai per nome e quello non è il mio nome.» Sembra così spaventato a parlare di queste cose. Le persone ci guardano ed entrano, continuando ad ascoltare la nostra conversazione.

«Alfonso, non sei inferiore a noi, stai solo lavorando per Willi. Nessuno si offende se lo chiami per nome e poi Alfonso suona bene.» Annuisco soddisfatta e do una pacca sulla schiena all'autista, gli sorrido e con Laura ci guardiamo in giro. Ci sono diversi taxi e autisti fermi a far scendere le persone sotto l'ingresso monumentale dell'edificio. Le persone sono tutte eleganti e all'ingresso ognuna prende qualcosa da un cesto. Con Laura ci avviciniamo e vediamo un cesto pieno di maschere, sarà una festa in maschera, anche se non è carnevale, ma perlomeno nessuno saprà riconoscermi. Cerco una maschera dello stesso colore del mio abito e invece ne trovo una perfetta per quello della mia bff. Lo prendo e mi giro verso di lei. Le passo la sua mentre lei mi passa la mia e ridiamo, poi la affianco e sorpassiamo l'entrata. Il posto è già pieno di gente che chiacchiera, balla, canta, beve e mangia. Esamino bene la mia amica prima di non riconoscerla più e faccio la mia entrata trionfale scendendo gli scalini. Sono un sacco e penso di cadere prima di finirli tutti, ho quasi le vertigini. Stringo i denti e mi affretto a finire la scala. Appena appoggio a terra il piede tiro un respiro di sollievo e stringo bene la maschera in modo che nessuno possa riconoscermi.

«Vedi per caso Willi?»

«Se vedi degli stupidi riuniti per fare gli stupidi allora hai trovato il tuo stupido ragazzo con gli stupidi ragazzi delle nostre compagne.» Ci avviciniamo ad un gruppetto che riconosciamo e Laura salta addosso a William, dandogli il regalo. Si baciano e la mia amica inizia ad accarezzare la maschera del suo ragazzo. Io distolgo lo sguardo da loro e lo passo su ogni singola persona nel nostro cerchio. Riconosco Lara e Matteo, mano nella mano vestiti di nero; riconosco Anna e Chris in Grigio; Chiara e Dennis in bianco; Giulia e Marco in rosso; Giulia e Andrea in giallo; Lucia e Mattia in marrone. Poi passo lo sguardo sugli altri del calcio e mi soffermo su un ragazzo moro con i capello spettinati, alto più o meno dieci centimetri in più di me, o forse di più, in verde. Come osa? In verde dovevo essere solo io. Incontro i suoi occhi scuri e mi accorgo che è Dylan, lui si accorge della stessa cosa e si guarda il vestiario per poi guardare il mio corpo. Si avvicina a me con un sorriso malizioso.

«Mi ha plagiato.»

«Hai appena letto un dizionario o hai portato a letto una ragazza secchiona?» lui ride e si passa il pollice sul labbro.
«Ehi ragazzi.» Attiro l'attenzione di tutti.
«Quando volevate dirci che avevate degli autisti?» tutti sorridono e le ragazze rimangono scioccate.
«Ah sì Willi, spaventi a morte Alfonso. Gli ho detto di ribellarsi.» Sento il calore del corpo di Dylan e lo sfioro per un secondo. Rimango immobilizzata e Dylan ride. Cammino via per andare al tavolo del cibo e su un piattino metto il cibo che mi piace. Mi giro di scatto e mi spavento quando vado addosso a Roberts, spiattellando una pizzetta sul suo abito costoso. Alzo lo sguardo e leggo i suoi occhi minacciosi, poi mi soffermo sulla sua maschera. Nasconde veramente bene la sua faccia, se non lo conoscessi tanto non lo riconoscerei. "Mamma mia, quanto si è incavolato!" Lo prendo per un braccio e lo trascino verso il bagno, ma prima appoggio il piattino sul tavolo e ne prendo un cibo a caso e lo mangio. Entro nella toilette maschile. I ragazzi dentro si affrettano a rialzare i pantaloni e scappano via. Io alzo gli occhi al cielo e mi fermo davanti al lavandino, prendo una salviettina e la bagno, poi mi avvicino e inizio a tamponare la giacca.
«Cosciente che c'erano trenta ragazzi praticamente nudi che volevano solo fare pipì in pace qui?»

«Per prina cosa erano dieci, per seconda cosa almeno loro utilizzano il bagno per scopi giusti. Volevi andare in quello delle donne?» lui ride ancora e io mollo la salviettina nelle sue mani.

«Sei ancora incavolata con me per aver cercato di proteggerti?»

«Oh nooo! Assolutamente no! Mi hai ferito nel cuore e nonostante tutto ero pronta a perdonarti. E sai perché? Perché ero ancora dannatamente attratta e innamorata di te. Poi però, ho capito che sei solo stupido e non meritavi la mia carità, mi hai chiarito le idee, non mi vuoi più e me ne sono fatta una ragione.» Sto per uscire dal bagno e lui mi ferma.
«No, questa volta non ti ascolto più. Lasciami godere solo una serata speciale di un mio amico.»

~spazio autrice~
Sono riuscita ad aggiornare di nuovo!🎉

Solo noiWhere stories live. Discover now