~6

5.1K 144 10
                                    

Veronica
L'ho visto al volo oggi a pranzo, ma mi sembra di non vederlo da una vita. I suoi compagni mi squadrano per qualche istante poi se ne vanno discutendo. Mi ritrovo sola con Dylan.

«Tieni.» Lui mi sorride e io quasi svengo. Si passa una salvietta sul collo e prende la maglietta dalle mie mani.

«Non vuoi un autografo?»

«Sinceramente fino a ieri non pensavo giocaste a livelli così alti, quindi no grazie.»

«Come vuoi. Eri proprio buffa quando ti ha inquadrata la telecamera. Sul maxischermo le tue guance rosse risaltavano ancora di più.» Abbasso immediatamente e sento il volto scaldarsi.
«Non trovo cosa ci fosse di così imbarazzante.»

«Scusa ma devo proprio andare o le mie compagne mi lasciano a piedi.» Mi giro e comincio a camminare.

«Ehm, Veronica?» Mi volto a guardarlo.
«L'uscita è di là.»
"Cavolo! Ha ragione." Penso.
Lui trattiene una risata e cammina al mio fianco mettendo la maglietta nella sacca.

«Cosa mi hai detto quando me l'hai lanciata?» Dico indicando l'orlo della maglietta che sporge.

«Mi spiace ma non lo ripeto una seconda volta. Se non hai capito la prima hai perso la possibilità.»

«Ma non è giusto! Ora mi fai restare con il beneficio del dubbio!»

«Cosa vorresti che ti avessi detto?» rimango muta.

«Niente, chiedevo solo.»
"Col cavolo che chiedevo solo!"
Arriviamo al parcheggio che ora è deserto. Cerco tra le ultime machine rimaste quella del papà di Laura ma non la trovo.
"Mi hanno davvero lasciato qui!"
Non ci credo. Non riesco proprio a crederci. "E ora come torno a casa?"

«Tutto bene?»

«Sì sì. Ciao.» mi allontano prima che capisca che non ho un passaggio e rida. Io mi devo dimenticare quel ragazzo. Ma come faccio se ogni pranzo me lo ritrovo davanti?!
Cammino e apro la mappa per trovare un pullman che passa. Arrivo alla prima fermata, vuota, e mi accascio per terra. Sono stanca e il pullman passa tra mezz'ora. Mi infilo le cuffiette che mi sono tenuta tutto il tempo nella tasca dei pantaloncini con il telefono. Chiudo gli occhi e sento il freddo dell'asfalto contro la mia pelle. Sento qualcuno avvicinarsi alla pensilina ma non apro gli occhi. Non mi interessa chi è. Parte Counting stars degli One Republic e inizio a canticchiarla. Apro gli occhi e vedo una figura che si staglia davanti a me. Metto a fuoco con difficoltà perché è controluce, ma alla fine ce la faccio.

«Dylan.» Lo saluto e richiudo gli occhi.

«Ti serve un passaggio?»

«No, aspetto il pullman.»

«Arriverà tra venti minuti se va bene. Guarda che ti porto a casa se vuoi.»

«Ripeto: no.»

«Allora aspetto qui con te finché non arriva il pullman.» mette il cavalletto alla moto e si siede accanto a me. Lo guardo stupita.

«Non mi serve qualcuno con cui aspettare. Il sole non è ancora tramontato poi.»

«Non posso lasciare che una ragazza così bella stia in giro da sola.» Mi guarda le gambe e risale fino agli occhi. Ci guardiamo per un po'. Sotto il suo sguardo mi sento nuda, vulnerabile.

«Fai come vuoi.» Alzo le spalle e incrocio le braccia per coprirmi.
Stiamo per qualche minuto in silenzio e mi stupisco che non se ne vada. Anzi, si avvicina finché non sento il suo calore a pochi centimetri di distanza e mi sfila una cuffietta dall'orecchio per mettersela nel suo. Mi appoggia la testa sulla spalla. Sembra una bambino che ha bisogno di protezione.
«Sai che così sembriamo due senzatetto?»

«Ma almeno veniamo giudicati insieme.» Rimango senza parole.
«E sinceramente io un senzatetto un po' lo sono.»

«Ma cosa dici? Te una casa ce l'hai?»

«Forse.» Ascoltiamo ancora un'altra canzone.
«Lo sai che hai dei gusti musicali orribili?» Li guardo e strabuzzo gli occhi.

«Dillo un'altra volta e ti taglio la lingua.» Ride e mi scalda il cuore.
«Perché mi hai lanciato la maglietta?»

«Dovevo sottolineare quanto i miei addominali sono perfetti, come tutti i ragazzi, come dici te.» Gli faccio la linguaccia e rido.

«Sei proprio stupido e mi fai male a una spalla. Sai io non ho tutti i muscoli che hai te come cuscino, visto che sei come tutti i ragazzi.» Sottolineo con enfasi le ultime parole.

«Le mie spalle sono a tua completa disposizione.» Alza la testa e scuote la spalla in questione, ma io scuoto la mia.
«Secondo me non passerà il pullman.»

«Neanche per me.»

«Allora cosa facciamo qui?» alzo le spalle. Lui scatta in piedi e si pulisce i pantaloni poi mi offre le mani ma io mi alzo da sola. Mi da il casco della sua moto mentre metto via le cuffiette.

«Mi puoi mettere il cellulare nel porta-casco della moto per favore? Nelle tasche non ci sta.»

«Ci credo! Quei pantaloni sul sedere sono più attillati dei boxer che ho addosso!» arrossisco violentemente, ma infilo immediatamente il casco per non farglielo notare.

«Come osi guardarmi il sedere?»

«Lo fanno tutti. Anche i miei compagni di squadra lo hanno fatto quando se ne sono andati dallo spogliatoio.»

«Fammi i nomi che li sterminio tutti. Anzi a proposito come si chiama quello che per primo a fatti goal? Interessa alle mie compagne.»

«Chi? Marco? Non capisco proprio le tue compagne. Dane è molto più bella.» Lo guardo confusa mettere il mio cellulare via e infilarsi il casco.

«Chi è Dane?»

«Dane è la mia tartaruga.»

«Cosa centra la tua tartaruga se parliamo di Marco?!» Lui alza la maglietta e si indica la pancia.

«Questa è Dane.» Ora ogni tassello va al suo posto.

«Ah!» ribassa la maglietta e mi fa salire. Lo stringo forte e parte.
Siamo sotto casa mia in un batter d'occhio.
«Ma chi ti ha dato la patente?» lui sorride. Scuoto la testa.
«Vabbè, grazie per il passaggio.» Gli restituisco il casco che però non mette via e si lega al braccio.

«Ciao.» Mi soffermo a guardarlo andare via. È davvero spericolato. Probabilmente non ha niente da perdere. Costi quel che costi ma io devo scoprire cosa ha quel ragazzo.

~spazio autrice~
Ragazzi mi sono divertita un sacco a scrivere questo capitolo.

Mi piace un sacco💕

Spero anche a voi!

Solo noiWhere stories live. Discover now