Capitolo 4: sfumature di un tramonto-1° parte

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Ventalun, borgo della regione monte Cielo

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Ventalun, borgo della regione monte Cielo. 26 luglio 495, anno della Lira.

Appena chiuse la porta verde dell'abitazione, Noemi si diresse in camera e dopo aver varcato la soglia della stanza si distese nel letto cercando di trovare una spiegazione al suo malessere. Non le concedeva un attimo di pace il dolore che imperterrito le martellava le tempie. A poco a poco avvertì ogni centimetro del suo corpo divampare come un fuoco ardente. Ho la testa in fiamme, e il mio cuore batte all'impazzata. Che mi sta succedendo? pensò fra sé cercando di mantenere la calma. Degli scricchiolii nel corridoio la fecero voltare verso la porta, e non appena intravide la maniglia abbassarsi si sentì sollevata.

«Noemi, come stai?» le chiese Viola mentre entrava con un vassoio nel quale era appoggiata una tazzina di porcellana color avorio.

«Non troppo bene. Ho giramenti di testa e anche la nausea. Zia, credi che quella tintura fosse tossica?» le rispose rialzandosi con fatica.

«Non preoccuparti. Non sei stata avvelenata. La nostra vicina me l'ha appena confermato. Si trattava di un pigmento ricavato dalla pianta indaco e dall'ortica. I pastori che vivono nel paese qui vicino, hanno bollito l'infuso per un giorno intero con l'obbiettivo di ottenere una tinta più intensa da impiegare per tingere la lana. Purtroppo le grandi pentole di terracotta che stavano usando, collocate a ridosso dell'argine del fiume, si sono spaccate per l'eccessivo calore del fuoco. Anche se hanno agito con tempestività, il liquido si è rovesciato scendendo a valle fino a raggiungere il nostro borgo.»

Poi cambiò argomento per non darle il tempo di ragionare su quanto le avesse appena riferito. «Forza, ora bevi la tisana. Vedrai che ti sentirai meglio» le ordinò con dolcezza porgendole una tazza di porcellana.

Sedendosi sul bordo del letto, la fanciulla osservò con sospetto l'infuso fumante che teneva in mano. Scrutando il colore giallino e annusando i vapori che si sprigionavano nell'aria, arricciò le labbra per il disgusto. Rivolse un'occhiata di supplica a sua zia con la speranza di farle cambiare idea, ma lei imperterrita non si scompose.

«Forza, Noemi. Bevilo subito prima che si raffreddi» la incoraggiò facendole intuire che non poteva sottrarsi dal berla.

Che sarà mai questa brodaglia per rovinarmi la giornata? pensò fra sé dandosi coraggio. Avvicinando la tazzina alle labbra, osservò la tisana come se si trovasse di fronte a un nemico, e trattenendo il respiro la deglutì tutto d'un fiato. Nemmeno il tempo di posare la tazza sul vassoio, che il suo palato richiedette un immediato soccorso. Non solo aveva un retrogusto sgradevole, ma era anche più amara di una spremuta di pompelmo.

Viola non riuscì a trattenersi dal ridere assistendo alle smorfie che mutavano di minuto in minuto sul volto di sua nipote. Ruotando il braccio, tirò fuori dalla tasca un piccolo cioccolatino e glielo porse. Noemi non ci pensò due volte e scartocciandolo dall'involucro di carta lo mise in bocca. Delle note di dolcezza invasero i suoi sensi, e fissando sua zia parlò sollevata.

La Fenice del vento - Fiore di PeoniaWhere stories live. Discover now