Capitolo 43: foglia di quercia

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Solarbiom, città della regione Fiamma, 22 ottobre 495, anno della Lira

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Solarbiom, città della regione Fiamma, 22 ottobre 495, anno della Lira.

Il Sole si apprestava a riposare, ma prima di congedarsi quella sera regalò un tramonto mozzafiato agli abitanti di Solarbiom. Di tanto in tanto la Selindovia si soffermò a osservare attraverso le vetrate il cielo tingersi di sfumature rossastre, mentre percorse rapida i numerosi bivi e i corridoi del primo piano. Tirò un sospiro di sollievo nel scorgere la porta del salotto a pochi metri di distanza. I soldati si mossero con rapidità per aprire le ante della sala, e una volta varcata la soglia la nipote di Viola si guardò intorno. Non c'erano molti studenti, tuttavia intravide alcuni volti familiari. Rachele e Clarissa erano intente a chiacchierare, mentre un cameriere stava appoggiando al loro tavolino due fette di crostata.

Non si lasciò sfuggire l'opportunità di passare inosservata. Pur di evitare interminabili mezzore di pettegolezzi e noiose spiegazioni sul galateo nobiliare, attese che le compagne di classe fossero voltate verso le finestre prima di passare di fronte a loro. Ringraziò il crepuscolo per essere così spettacolare, e compì rapide falcate per raggiungere il prima possibile un tavolo piazzato in fondo alla stanza, il più vicino a un dipinto maestoso. Con un movimento fulmineo, si sedette sulla sedia posta di fronte al quadro e iniziò a muovere gli occhi in tutte le direzioni. Sulla tela pregiata era raffigurato il castello visto dall'alto. Le sue iridi si soffermarono in un punto ben preciso. Una piccola foglia di quercia era dipinta in una parete della cinta muraria della scuola. Inclinò la schiena in avanti per osservarla meglio. Al suo interno era raffigurata una piccola chiave, identica a quella che era custodita nel libro della biblioteca. Era a ovest della fontana più piccola del giardino.

Dovevo aspettarmi che quella chiave servisse a qualcosa. Stanotte andrò in biblioteca, e dopo averla presa mi recherò in giardino pensò fra sé raggiante.

Seppure gli studenti erano distratti ad ammirare il tramonto, Ademaro non perse di vista un solo secondo Noemi. Smise di osservarla solo quando gli passò vicino un cameriere. Gesticolò con la mano facendogli cenno di avvicinarsi. Un breve scambio di parole, e poi attese che Rachele si voltasse nella sua direzione per rivolgerle un sorriso.

A stentò riuscì a trattenersi dal raggiungerlo. La contessa si concentrò a inarcare il più possibile gli angoli della bocca verso l'alto. Si raddrizzò la schiena e afferrò il ventaglio. «È come la scorsa volta. Scommetto che ordinerà qualcosa per me. Me lo sento» bisbigliò sottovoce a Clarissa.

Il cuore le batteva all'impazzata, percepì gli sciabordii dell'euforia scuoterle l'anima mentre osservò un cameriere avvicinarsi al tavolo. Smise di agitare il ventaglio, e fissò entusiasta le tazzine che l'uomo stava appoggiando sulla tovaglia. Nell'attimo in cui percepì la fragranza dell'infuso, Rachele arricciò le labbra e con un movimento rapido gli afferrò il braccio costringendolo a voltarsi verso di lei.

«Perché esitate ad appoggiare anche la mia tisana di Osmanto?» gli chiese indicandogli con un dito la tazzina rimasta sul vassoio.

«Contessina, mi rincresce non esaudire il vostro desiderio» le porse un breve inchino prima di riprendere a parlare. «Ho avuto il preciso ordine di portare a entrambe solo queste due tisane di camomilla, mentre l'altra tazza è riservata a un'altra persona.»

La Fenice del vento - Fiore di PeoniaWhere stories live. Discover now