Capitolo 26: l'arrivo -2°parte

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C'era un solo modo per stabilirlo

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C'era un solo modo per stabilirlo. Andrea si avvicinò al giovane e seppure era quasi buio scrutò le iridi viola del suo subordinato. Occhi limpidi e resi brillanti dalle lacrime. Nessuna traccia di menzogna. La certezza che il fante gli avesse detto la verità la trovò notando il bordo del mantello: logoro e in parte strappato. Sospirando, l'uomo sollevò in alto un braccio. Gesto che fu interpretato da Vincenzo come il segnale che sarebbe stato cacciato dal castello. Tuttavia rimase sorpreso quando il vice capitano gli diede una pacca sulla testa per poi elargirgli un sorriso radioso.

«Giovanotto, non vi ricordate più che far parte di un esercito significa essere un membro di un'unica famiglia? Sventure e gioie vanno condivise con i compagni d'armi. Ebbene parlerò con il capitano affinché vostra sorella riceva le cure migliori. Ora alzatevi e dimentichiamoci tutta questa faccenda. Ma vi avverto: se accetterete ancora delle Lunarie scordatevi di ricevere ulteriore clemenza.»

«Come mai esitate a rialzarvi?» gli chiese un attimo dopo notando che stava ignorando il suo ordine.

«Prima devo riferirvi un piccolo dettaglio, e ancora una volta vi chiedo di perdonarmi per aver taciuto. Quando la cornacchia nobiliare vi ha consegnato il foglio vi ha mentito sapendo che voi... che voi avete poche nozioni di geografia.»

«Quel moccioso bugiardo» lo interruppe Andrea sbuffando e attendendo con impazienza di scoprire quale malefatta avesse compiuto l'aristocratico.

«Mio padre è un arrotino» proseguì il fante. «Quando ero fanciullo ho viaggiato con lui in tutto il regno. Ho visitato innumerevoli borghi, paesi di montagna e centri abitati. Nessun luogo mi è dunque sconosciuto. Per questo motivo so dove si trovi Ventalun. Non è ubicato nella regione Fiamma...» si schiarì la voce per poi pronunciarlo piano «...ma in quella del monte Cielo.»

«Quel barone serpente con la voce triforcuta! Anzi quadrupla se ci aggiungiamo la stoltezza che pullula nel suo cervello da gallina» esordì il vice capitano infuriato. «Non ha nulla in comune con un leone. I suoi genitori dovevano chiamarlo Brancasino!» esclamò ad alta voce per poi estrarre la spada dal fodero. «Quel nobile con le orecchie da elefante ha le ore contate. È stato fortunato che non sia passato di fronte a me negli ultimi dieci minuti» si sfogò alzando il timbro di voce «ma adesso lo andrò a cercare. Lo stanerò dalla sua tana sfarzosa e lo sfiderò a duello!»

«Mentre voi» puntò un dito su Vincenzo «spalerete per un'intera settimana il letame della scuderia. Per colpa del vostro silenzio ho saltato la cena. Rinunciato alla taverna per rimanere qui come uno stoccafisso» rimarcò furibondo «nella vana attesa che quella nobile arrivasse in pomeriggio.»

«Vice capitano» udì all'improvviso Andrea voltandosi verso la seconda guardia che era a fianco a lui.

Notando l'intensità con cui lo stava fissando, il cinquantenne concluse la frase. «Vice capitano, sta arrivando una carrozza» gli comunicò indicandogli con un cenno della mano una sagoma in avvicinamento.

La Fenice del vento - Fiore di PeoniaWhere stories live. Discover now