Capitolo 11: il piano segreto del re -1°parte

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Bemar, città della regione monte Opale

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Bemar, città della regione monte Opale. 30 luglio 495, anno della Lira.

Circondata dal silenzio, la bellezza fatale si guardò intorno mentre i suoi respiri si stavano condensando in vapore biancastro. Il naso le pizzicò per quanto l'aria fosse intrisa d'umidità, e dovette più volte estrarre dalla tasca del mantello un fazzoletto per tamponarsi il naso gocciolante.

Attese qualche minuto tenendo le braccia incrociate al petto, volgendo ogni tanto delle occhiate al corridoio. Ma nessuno si presentò al suo cospetto. Ne aveva avuto abbastanza della solitudine. Così pure del fluttuare vivace delle ombre delle torce proiettate sulle pareti ricoperte da muschio.

Tre possibilità, ma una soltanto mi condurrà dal re pensò fra sé scrutando con intensità i simboli intarsiati su ciascuna porta. Più li fissò, e più crebbe in lei il desiderio di avvicinarsi a uno di essi. Come una falena attirata dalla luce di una candela, rimase ammaliata dal luccichio che emanava lo smeraldo della porta alla sua destra. La prudenza e la ragione le scivolarono via dal cuore non riuscendo più a resistere a quel richiamo magnetico. Anche il suo istinto le ruggì di agire, suggerendole di scoprire che cosa si celasse dall'altra parte dello spessore ligneo. Spronata dall'impulsività, accorciò la distanza che la separava dal simbolo e afferrò con forza la maniglia.

In procinto di abbassarla, le torce del corridoio aumentarono d'intensità. Non più fiammelle tremanti, ma sfavillanti turbinii infuocati dalle più accese tonalità del tramonto. Si muovevano minacciose, ondeggiando con violenza e scagliando brusche fiammate contro la parete. Un comportamento insolito che le fece supporre che fosse un avvertimento. Non appena arretrò di qualche passo, un bagliore simile a un lampo fulmineo comparve sopra ogni arcata delle porte. E poco prima che la luce svanisse emersero dal muro tre balestre, una per ciascun arco.

La quiete, che fino a un attimo prima aleggiava nel corridoio, fu lacerata da un tintinnio metallico proveniente alle sue spalle. Nel momento in cui si voltò, il rumore fu assordante. Purtroppo era troppo tardi per scappare. L'inferriata aveva già raggiunto il pavimento di granito sbarrandole ogni via di fuga. Tutto le parve più chiaro. Non era una scelta incauta lasciare il corridoio privo di sorveglianza perché chiunque fosse giunto in quella parte del sotterraneo, doveva risolvere l'enigma per evitare di soccombere.

Per nulla terrorizzata, inclinò la testa verso l'alto e fissò con spensieratezza la balestra di ferro color fuliggine. La corda scricchiolava per quanto fosse tesa e la punta della freccia, a forma di quadrello, brillava di ferocia. Fedele compagna degli arcieri e condanna a morte per i trafitti pensò fra sé abbozzando a un lieve sorriso. Poi girandosi di fianco, camminò con passi armonici mentre le balestre rimasero immobili.

Giunta di fronte alla porta di sinistra, elevò lo sguardo dando delle occhiate rapide alla seconda balestra. Constatò con un pizzico di delusione che non c'erano differenze. La forma, il colore e la dimensione dell'arma erano identiche alle altre due. Sbuffò impazientita mentre inclinò il capo per scovare eventuali frasi impresse sul ferro. Di pari passo sbatté con nervosismo le ciglia. Non posso deludere il re pensò fra sé aggrappandosi a tutta la tenacia che le scrosciava nell'animo come le onde del mare. Osservò con maggior attenzione le sfumature cromatiche del metallo. I colori sgargianti delle piume di pavone della freccia, e le venature dell'asta in legno di betulla.

La Fenice del vento - Fiore di PeoniaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora