Capitolo 7: anello di loto - 2°parte

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Se lo ricordava ancora il tragitto che desiderava percorrere

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Se lo ricordava ancora il tragitto che desiderava percorrere. Due dune a ovest e poi sempre dritto a sud per deviare verso una zona meno aspra del deserto. Sarebbe stato un viaggio più lungo, ma avendo ventisette ore a disposizione poteva permetterselo. I capelli rasati. La barba lasciata crescere fino all'altezza delle clavicole. I nuovi vestiti acquistati una manciata di ore prima. Erano tutti dettagli che lo proteggevano dal rischio di essere riconosciuto da chi gli stava dando la caccia. Tuttavia era arrivato lui a sconvolgere i piani. Il fato, imprevedibile e impaziente di incatenarlo in quel luogo che tanto odiava. E questa volta aveva trovato uno stratagemma subdolo per indurlo a cambiare direzione. Facendogli incrociare nel suo cammino un giovane stremato e sul punto di morire. No, non ci sarebbe cascato. Per una volta poteva anche permetterselo di essere egoista e di pensare a se stesso. Salutare il giovane e attenersi al percorso studiato nei minimi dettagli. Perché mettere a repentaglio la propria vita per un'altra che sarebbe comunque perita dopo qualche viaggio? Valeva la pena rischiare solo per quegli occhi che lo stavano implorarlo di non abbandonarlo? Si arrabbiò con se stesso per averlo solo pensato. Non poteva farlo. Non ne avrebbe mai avuto il coraggio. Le colline di sabbia gli avevano inaridito il sorriso. Prosciugato la speranza e sfumato il futuro. Ma era il cuore a comandare e non la sua ragione. Sì, ora poteva scorgere la risposta di fronte a lui. Ne valeva la pena incontrare la morte solo per quelle iridi verdi che lo stavano fissando. Era gracile, inesperto e impacciato. Eppure percepiva che Carlo poteva farcela a diventare un mercante. Sì, oramai ne era certo. Il destino gli stava chiedendo di istruire il ragazzo affinché riuscisse a fare scacco matto al re. 

Raddrizzandosi la schiena, l'uomo non esitò ad annunciare la prima mossa da compiere per vincere la partita. «Ci rimane soltanto una cosa da fare. Prendere la scorciatoia, ma non sarà una passeggiata. Girano briganti in quella zona. Forza! Salite in groppa al vostro animale. Non c'è un minuto da perdere» pronunciò afferrando le briglie del secondo cammello che era di fronte a loro.

Incitando i mammiferi a marciare con andatura più spedita, Carlo si rallegrò. Dopo cinque giorni trascorsi nella completa solitudine, gli sembrò un lieto evento poter chiacchierare con qualcuno. Un'occasione così tanto irrinunciabile che dischiuse subito le labbra.

«Quanti viaggi vi mancano per completare la tessera?»

Sotto le pieghe della sciarpa color mogano, Isidoro accennò a un breve sorriso. «Meno di dieci. E prima che lo pronunciate so già che questo è il vostro primo viaggio. Altrimenti saresti vestito in modo diverso. Solo i pivelli possono scegliere abiti così leggeri.»

«Che cosa c'è di male nell'indossare capi di cotone? Ho preso il tessuto migliore che era disponibile nella bottega. L'ho pure pagato a caro prezzo» brontolò il ragazzo contrariato.

La risata fragorosa dell'uomo echeggiò con la potenza di un tuono. «Siete proprio uno sprovveduto! Cotone e lino sono ottimi per le escursioni che durano qualche ora. Ma qui» pronunciò spalancando le braccia «siamo nel deserto più letale dell'intero regno. Occorrono tuniche di lana chiare» pronunciò scrutando il colore scuro del capo che indossava il giovane «il vello delle pecore è un'ottima fibra naturale che isola il corpo dalle temperature estreme. Scommetto che di notte avete tremato dal freddo e siete stato pure assalito dagli insetti.»

Scorgendo il leggero cenno affermativo del giovane, riprese a parlare. «Permettetemi di darvi qualche altro consiglio. Non fate affidamento alle fonti delle oasi. Spesso sono rafferme e talvolta si prosciugano con la siccità. Fate come me. Riempite le vostre bisacce con l'acqua dell'anello di Loto. Come avete constatato prima, ha proprietà magiche. Non solo disseta ma anche fa recuperare subito le forze.»

«Anello di Loto? Non l'ho mai sentito nominare prima d'ora» lo interruppe perplesso.

«Come? Non siete mai stato alla capitale? Non avete mai visto la piantagione a cerchio nella periferia della città?» gli chiese Isidoro esterrefatto.

«No, mai.»

«Ma allora da dove siete partito?!» esclamò tirando le briglie per rallentare l'andatura del cammello.

«Da Solarbiom. E poi ho deviato verso ovest per raggiungere il regno Perla del mare» esordì orgoglioso.

«Pivello. Siete proprio un pivello. Si parte e si arriva sempre dalla capitale. Così facendo avete allungato il viaggio e questo giustifica il vostro ritardo nella consegna. Non vi hanno insegnato proprio nulla nell'accademia?»

«Ho seguito il consiglio di un mio professore» ribatté deciso.

«Quindi le voci sono vere che ogni anno l'insegnamento peggiora. Farabutto di un re!» sbottò Isidoro rallentando ancora di più l'andatura dell'animale.

«Che state farneticando? Vi ricordo che è grazie al sovrano che un giorno saremo mercanti. È generoso a tal punto che desidera che portiamo a termine solo cento viaggi. È una clausola più che equa per ottenere un lavoro così prestigioso!»

«Generoso!» esclamò facendo vibrare la sciarpa con le risate. «Quanto siete ingenuo! Credete ancora alle favole che vi hanno raccontato nei tre anni di corso? Avete mai incontrato un collega nobile lungo il tragitto?»

Carlo rimase più muto di un pesce rammentando tutti i chilometri che aveva lasciato alle spalle, e gli occhi incrociati fra le dune. I volti dei plebei sfrecciarono veloci nei suoi ricordi, così come quelli dei nobili che aveva conosciuto all'interno dell'accademia. Tuttavia chi aveva intravisto marciare nel deserto erano soltanto i ragazzi appartenenti al popolo. Le sue convinzioni crollarono ondeggio dopo ondeggio, fino a frantumarsi nel momento in cui udì la risposta dell'uomo.

«Essendo degli aristocratici li viene concessa la licenza con effetto immediato. Non attraverseranno una sola volta le dune. Nemmeno vedranno mai serpenti, ragni e serpenti velenosi come noi. E lo sapete il perché? Il re privilegia da sempre la nobiltà, mentre il popolo non è nient'altro che una pedina sacrificabile.»

Poi gli indicò la coperta che aveva sulla sella. «Avete visto quanto è voluminosa la mia scatola rispetto alla vostra? Sto trasportando aragoste per un marchese della capitale. L'ennesimo capriccio del mese. La prossima settimana avrò l'incarico di recapitargli le ostriche. Immagino che state trasportando cozze e vongole.»

«Come fate a saperlo?» gli chiese stupito.

«Ovvio. Ho fatto più viaggi di voi. Siete proprio un pivello! Se vi hanno dato cozze e vongole da trasportare è perché non danno mai ai principianti merce pregiata. Metà di chi compie il primo viaggio perisce. Solo dopo il ventesimo viaggio ci vengono affidate alici, sgombri e orate. E più riempi la tessera di timbri, e più il pesce da consegnare è pregiato. Sapete che cosa sono i cento viaggi?»

«La speranza di un futuro migliore. Mio e di tutti gli orfani che come me aspirano a un lieto destino. Se diventerò un mercante, potrò donare discreti guadagni all'orfanotrofio da cui provengo. E permettere quindi a quei bambini di studiare nelle scuole del regno. Crescere senza genitori è una condanna a vivere un'esistenza aspra quanto queste dune che ci circondano. Ma se abbiamo in mano un diploma, allora la nostra sorte cambia» lo pronunciò con tale entusiasmo da far commuovere Isidoro.

«Un nobile intento il vostro, e mi auguro che lo possiate realizzare. Tuttavia voi non sapete la verità che si cela nei cento viaggi. È soltanto un'illusione creata dalla furbizia del sovrano per far credere ai popolani che possono aspirare ai lavori riservati agli aristocratici. Un contentino per renderci docili e leali. Se Alessandro ha decretato che venisse data la priorità agli orfani, non è per un atto di bontà. Bensì per uno spietato calcolo studiato a tavolino. Se periremo, non ci sarà nessuno che protesterà o piangerà per noi. Nessuna ribellione insorgerà. Scompariremo dal mondo come se non fossimo mai vissuti. Perché la nostra esistenza è solitaria e priva di legami di parentela. Fino al settantanovesimo viaggio ero convinto che fossimo le pedine trasparenti del popolo destinate a compiere le missioni più pericolose. Ma poi...» si bloccò di colpo avendo l'impressione che non stesse procedendo nel modo corretto. Non gli sembrò quindi una mossa saggia rivelargli la parte più oscura in una manciata di minuti. Decise quindi di procedere per gradi, e fare qualche passo indietro affinché comprendesse meglio l'inganno che aveva orchestrato il sovrano.




La Fenice del vento - Fiore di PeoniaWhere stories live. Discover now