Capitolo 13: nell'impero dei Draghi alati -2°parte

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Solo quando la principessa si avvicinò con cautela alla sfera, il dolore dentro di lei si placò

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Solo quando la principessa si avvicinò con cautela alla sfera, il dolore dentro di lei si placò. Ciò che invece rimase era l'ansia che pulsava più viva che mai nelle sue vene. Non era pronta a vedere, e si sentì una sciocca per aver pensato di ritornare a dormire. Non poteva sottrarsi. Era il compito che le era stato affidato fin da bambina per il resto dei suoi giorni. Trattenendo il respiro, posò entrambi i palmi delle mani sul cristallo. Non appena lo fece delle immagini comparvero sulla superficie del cristallo. Lacrime e lacrime scesero sulle sue guance per poi gocciolare sulle piastrelle di marmo bianco. Scosse più volte la testa e dopo qualche minuto si accasciò per terra priva di forze.

No! Non posso accettare che questo accada. Deve trattarsi di un incubo. Fra pochi istanti mi ritroverò nel mio letto e mi sveglierò da questo sogno spaventoso pensò fra sé mentre si diede un pizzicotto sul braccio sinistro. Constatando che non stava sognando, iniziò a urlare. Così forte che la sua voce echeggiò all'interno della stanza. Appena i tre cavalieri udirono le grida della principessa, si affrettarono ad avvicinarsi alla porta in mogano. Nessuno di loro osò aprirla perché oltre alla figlia del re nessuno poteva entrare in quella sala. Tuttavia uno di loro prese coraggio e bussò energico alla porta.

«Va tutto bene, principessa?» chiese il soldato più anziano.

La ragazza, asciugandosi il viso con un fazzoletto, rispose singhiozzando. «Mi dispiace per avervi fatto preoccupare. Non è successo nulla.»

«Principessa, temo che dovremo riferire al re quanto è accaduto stanotte» replicò il soldato allarmato.

La ragazza si alzò con rapidità dal pavimento e aprì la porta osservando i tre uomini con rigore. «Per nessuna ragione dovrete riferire a mio padre quanto è successo» lo pronunciò con un filo di voce.

I corti capelli scompigliati. Gli occhi arrossati dal pianto e la voce tremante della ragazza diede ai cavalieri la prova che fosse una questione di estrema gravità. Senza esitare, uno di loro avanzò verso di lei e tentò di farla ragionare. «Ma principessa noi non possiamo fare finta di nulla. Se il re venisse a conoscenza che noi ...»

La ragazza fece cenno di tacere e trattenendo le lacrime rispose rapida. «Ribadisco il concetto. Il sovrano non verrà mai a sapere di questo fatto. Intendete forse disobbedirmi?» li minacciò furiosa.

I tre uomini si inginocchiarono fulminei a terra parlando in simultanea. «Non oseremo mai.»

«Bene. Ora andate a pattugliare il corridoio e mi auguro che questa vicenda non giunga mai alle orecchie del re.»

«Come desiderate principessa.»

Tirando un sospiro di sollievo, la ragazza richiuse la porta e riprese a osservare la sfera rimanendo ancora più sconvolta di prima. Mentre riprese a gridare, le guardie proseguirono a pattugliare il corridoio facendo finta di non sentire nulla.

Trascorsi una manciata di minuti, la fanciulla uscì dalla stanza e dopo aver chiuso la porta a chiave si diresse verso le scale. Aveva visto abbastanza per scorgere ogni particolare di ciò che sarebbe accaduto. Sentiva la sua anima spezzata e smembrata dalla verità. Un fardello che non la lasciava respirare, nonché una condanna che pesava sulle sue spalle. È a causa mia che accadrà si batté un pugno della mano sul petto. Colpa mia, solo colpa mia pensò fra sé posando i piedi sui gradini in pietra. Voleva rinchiudersi in un luogo sperduto e vivere nella solitudine. Ma era conscia che non poteva sottrarsi al suo destino. Ciò che aveva visto, un giorno si sarebbe avverato. E mentre uscì dalla porta centrale per raggiungere la scuderia, le guardie poste all'uscita del castello si meravigliarono nel vederla qualche minuto dopo uscire a cavallo.

Del tutto indifferente agli sguardi puntati su di lei, la principessa incitò l'animale a correre più veloce. Non appena scorse una piccola abitazione nella periferia della città tirò le briglie inducendo l'animale a fermarsi.

Dopo aver legato il cavallo alla staccionata che delimitava il perimetro della casa, iniziò a bussare con forza alla porta dell'abitazione. Si sentì sollevata quando la porta si spalancò di fronte a lei. Ma ancor di più osservando le iridi verdi della persona che si era affacciata sull'uscio.

L'uomo rimase stupito nel vederla a quell'ora. Scompigliandosi con una mano i ciuffi biondi, rivolse alcune occhiate nei dintorni accorgendosi con stupore che la fanciulla si era presentata al suo cospetto senza alcuna scorta. Facendole un breve cenno, infine la invitò a entrare.

«Il cristallo ti ha fatto vedere qualcosa?» le chiese allarmato accompagnandola nel salotto.

La ragazza fece un cenno affermativo iniziando a versare qualche lacrima prima di confidarsi con lui. «Non avevo mai percepito in tutta la mia vita un richiamo così forte della sfera. È stato alquanto doloroso. Ero consapevole che avrei visto qualcosa di spiacevole ma mai avrei pensato che ...»

Iniziando ad agitarsi, proseguì a parlare con voce tremante. «Alessandro, i draghi neri e poi quella ragazza e ...»

La principessa non riuscì a proseguire il discorso, e l'uomo l'abbracciò cercando di tranquillizzarla. «Fai un bel respiro e raccontami tutto con calma.»

Appena entrambi si sedettero sul divano, le labbra della principessa si schiusero rivelando quanto stava per accadere. Più i minuti trascorrevano e più il volto del signore, segnato da alcune cicatrici, si irrigidì.

Dopo averla ascoltata con attenzione, aprì l'anta della credenza posta a lato del divano e prese con una mano una bottiglia di idromele. Con l'altra due bicchieri di vetro. Appoggiandoli sul tavolo di cedro, posto di fronte al divano, versò in uno di essi la bevanda alcolica. Solo dopo aver bevuto due bicchieri di fila, proseguì a dialogare con lei assumendo un'espressione rattristata.

«Non sentirti in colpa per ciò che accadrà.»

La principessa gli rispose guardandolo negli occhi e trattenendo il più possibile le lacrime. «Sei un caro amico di mio padre e in nome dell'amicizia che vi lega non puoi negarmi il favore che ti chiedo. Ti prego, cancella dalla mia memoria questa visione. È un peso troppo forte da sopportare. Se Alessandro scoprisse che ne sono venuta a conoscenza, non ci sarà un'altra possibilità per smascherare in tempo quel farabutto. Anche tu sei in pericolo come alcuni tuoi amici.»

Sospirò, poi le fece un breve cenno con il mento. «Farò come tu mi chiedi. Non voglio che questo fardello ti impedisca di vivere con serenità gli ultimi giorni di libertà che ti rimangono. Anche se quella magia ti incatenerà a lui, tuo padre non smetterà mai di volerti bene» e avvicinandosi a lei le baciò la fronte.

«Grazie» pronunciò la ragazza prima di perdere i sensi.

Dopo qualche secondo, la principessa si risvegliò percependo che qualcuno la stesse chiamando. Aprendo gli occhi, iniziò ad avere un leggero mal di testa.

«Per sbaglio ti ho dato l'idromele al posto del sidro» le spiegò dispiaciuto mentre le indicò i bicchieri appoggiati sul tavolo.

La ragazza rispose impacciata. «Ecco perché ho la mente un po' confusa. Sono venuta qui per raccontarti di una visione che ho intravisto stanotte, ma l'ho scordata. Sono riuscita a dirtela prima di aver bevuto l'idromele?»

L'uomo le sorrise. «Ma certo e mi hai reso felice dandomi una lieta notizia. Presto rivedrò mia figlia anche se per un breve momento.»

«Sono molto felice per te» gli rispose la fanciulla alzandosi dal divano.

L'uomo l'accompagnò all'uscita, e una volta che chiuse a chiave la porta il suo sguardo era sempre più turbato man mano che si susseguirono le oscillazioni del pendolo. Prendendo in mano la bottiglia di idromele, versò un altro bicchiere e dopo averlo bevuto lo frantumò con la mano. Anche se le sue dita stavano sanguinando, non sentiva dolore perché l'agonia che provava nel cuore era molto più forte.

Non posso accettare che mia figlia percorra quella strada malvagia. Anche se sarà rischioso incontrarla non ho intenzione di lasciarla nelle mani di quel tiranno. Come ha osato Alessandro farle conoscere i draghi neri? È inaccettabile che mia figlia abbia accarezzato quelle bestie assettate di sangue pensò fra sé alzandosi dal divano in un impeto di rabbia.

Dopo aver scaraventato la bottiglia contro il muro, iniziò a gridare ad alta voce. «Alessandro, non ti perdonerò mai per aver ingannato mia figlia.»

Mentre la principessa ritornata nel castello dormì spensierata, per lui fu l'inizio di una lunga serie di serate trascorse in compagnia dell'insonnia.

La Fenice del vento - Fiore di PeoniaWhere stories live. Discover now